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POTENZA -Il primo presidio si terrà il prossimo 10 agosto sotto la Regione e altri, se la vertenza non verrà risolta si terranno per tutto il mese di agosto. Non solo. Chiesto anche al prefetto di Potenza di convocare un incontro urgente.
Stiamo parlando della vertenza dei 27 lavoratori (25 in cassa integrazione e due a cui non è stato rinnovato il contratto di somministrazione) della “Universo salute” ex “Casa della Divina provvidenza. Opera Don Uva”.
I sindacati speravano che le rassicurazioni ricevute lo scorso 30 luglio dall’assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone sarebbero bastate alla nuova proprietà per far rientrare i lavoratori in cassa integrazione e per rinnovare il contratto di somministrazione ai due dipendenti. Così non è stato. Da qui la decisione non solo di proseguire nello stato di agitazione ma anche di tenere un nuovo presidio – il primo come detto si era tenuto lo scorso 30 luglio – il 10 agosto in via Anzio.
Tutto, come ampiamente raccontato dal “Quotidiano del Sud” ruota attorno ai soldi così come accadeva ai tempi in cui la gestione del Don Uva era in capo alle “Ancelle della Divina provvidenza”. Già da un po’ la “Universo salute” aveva cominciato a chiedere la riclassificazione dei 140 pazienti ospitati nella struttura di via Ciccotti. Esattamente come faceva la “Divina Provvidenza” che utilizzava i tagli al personale come arma di ricatto per ottenere dalla Regione Basilicata, per il tramite dell’Asp, una tariffa più alta per ogni degente.
Ma probabilmente oltre alla riclassificazione dei pazienti ci potrebbe anche essere sul piatto della bilancia la questione relativa al progetto delle “Cliniche della Basilicata” (di cui fa parte “Universo salute ndr.) che evava chiesto e ottenuto 80 posti letto prima in capo all’ex Luccioni. Un progetto che avrebbe dovuto essere già partito con tanto di lavori alla struttura Don Uva e che, invece, si è improvvisamente bloccato.
Lo scorso 30 luglio i rappresentati sindacali di Fp Cgil, Cils Fp, Uil Fpl, Ugl, Usb e Fsi (Scarano, Sarli, Guglielmi, De Rosa, Guglielmi e Mecca) erano soddisfatti per quanto emerso al termine dell’incontro con l’assessore regionale alla Sanità che aveva garantito loro che alla “Universo salute” sarebbe andato un 15 per cento in più per la riclassificazione dei pazienti e pertanto i 25 in cassa integrazione sarebbero rientrati al lavoro e sarebbero stati rinnovati i contratti di somministrazione agli altri due. Così non è stato. E oggi i sindacati sono nuovamente sul piede di guerra.
C’è anche da precisare che, nonostante i pazienti al Don Uva siano rimasti gli stessi, i 25 messi sono stati messi in cassa cassa integrazione per il Covid-19. Cassa integrazione che è stata chiesta dalla “Universo salute” anche per lo scorso mese di luglio. Una cassa integrazione quindi non “giustificata” da una diminuzione delle prestazioni bensì da quella richiesta di ottenere più soldi dalla Regione dopo il via libera che avrebbe dovuto essere dato dalla commissione Asp che si deve esprimere sulla riclassificazione delle tariffe.
Quindi a oggi le tariffe sono rimaste invariate, la “Universo salute” non ha ottenuto quanto voleva e i lavoratori sono rimasti nella condizione in cui erano.
Insomma un film purtroppo già visto per chi come “Il Quotidiano del Sud” ha seguito tutte le vertenze che si sono susseguite negli anni al “Don Uva”. Vertenze che poi hanno portato a galla un sistema di distrazione di fondi sfociato in un’inchiesta – “Oro pro nobis” – della Procura della Repubblica di Trani. Inchiesta che ha svelato come i soldi che finivano anche al Don Uva di Potenza, in realtà venivano dirottati su conto correnti allo Ior e non venivano utilizzati né per i pazienti né per il personale.
Ora il riproporsi di un meccanismo molto simile: o la Regione paga di più per i pazienti o i lavoratori vengono messi in cassa integrazione fino a quando non verranno dichiarati in esubero e licenziati.
I rappresentanti sindacali ieri con una nota si sono limitati a rendere noto che «i lavori della commissione regionale appositamente costituita per superare l’empasse della copertura della compartecipazione del 15 per cento legata all’inquadramento del setting assistenziale dei pazienti ospitati nel centro socio sanitario riabilitativo, cui è connesso il reintegro dei lavoratori, non sono ancora conclusi».
Frattanto «i 25 dipendenti in cassa integrazione e i due lavoratori somministrati restano a casa, continuando a veder dipendere il proprio futuro lavorativo dai rimpalli burocratici tra regione Basilicata e Asp» anche se «ben consapevoli del fatto che strumentalmente “Universo salute” non li reintegrerà fino a quando non sarà chiaramente definita la questione della compartecipazione».
Insomma il nome della proprietà del Don Uva è cambiato ma la sostanza no: o la Regione caccia più soldi o i lavoratori – oggi la questione riguarda 27 unità ma un domani potrebbero anche aumentare come accaduto in tempi passati – rimarranno a casa.

Per questi motivi, nel mentre la mobilitazione prosegue con ulteriori presidi per tutto il mese di agosto, rinnoviamo la richiesta di un incontro urgente al prefetto di Potenza affinché si faccia una volta per tutte chiarezza su questa vertenza che non può continuare all’infinito sulle spalle di lavoratori che vivono col fiato sospeso.

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