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Accolta anche la seconda opposizione alla richiesta di archiviazione del caso Lagreca; ripartono le indagini: disposto un incidente probatorio sugli aspetti più dubbi
POTENZA – Sarà una perizia del Tribunale a provare a stabilire le circostanze della morte di Dora Lagreca, la 30enne di Montesano sulla Marcellana morta nella notte tra l’otto e il nove novembre del 2021, a Potenza. Dopo essere precipitata dalla mansarda in cui viveva col fidanzato in Piazza dei comuni, nel quartiere di Parco Aurora.
Lo ha deciso, ieri, il gip di Potenza Salvatore Pignata, accogliendo l’opposizione dei familiari della 30enne anche alla seconda richiesta di archiviazione del caso formulata dal pm Chiara Guerriero e dal procuratore capo Francesco Curcio.
Il gip ha disposto altri 6 mesi di indagini sul caso, ordinando agli inquirenti della procura di Potenza di formulare una richiesta di incidente probatorio sulle lesioni individuate sul corpo di Lagreca, che faceva l’assistente scolastica, e sugli aspetti fisico-balistici della traiettoria della sua caduta da un’altezza di 14 metri.
Di fronte al contrasto tra le conclusioni al riguardo degli investigatori e dei consulenti dei familiari, quindi, spetterà a un altro giudice individuare un perito in grado di dirimere la questione.
Al momento il fascicolo d’indagine contiene una singola ipotesi di reato per un’ipotesi di istigazione al suicidio a carico del fidanzato convivente della donna, il 31enne potentino Antonio Capasso, assistito dall’avvocato Mimmo Stigliani.
Per i familiari della 30enne, assistiti dall’avvocato Renivaldo Lagreca, restano da chiarire una serie di aspetti di quanto accaduto.
Nonostante l’iscrizione del fascicolo per istigazione al suicidio, insomma, continuerebbe ad aleggiare il sospetto di un omicidio vero e proprio.
Nella prima opposizione alla richiesta di archiviazione, in particolare, venivano evidenziate anche alcune apparenti contraddizioni nel racconto ripetuto dal 31enne potentino a investigatori e magistrati che lo hanno sentito più volte dopo la tragedia. Racconto per cui la fidanzata si sarebbe lanciata nel vuoto seminuda (indosso aveva soltanto gli slip, ndr), perché stava per fare la doccia, al culmine di una crisi per gelosia iniziata un paio di ore prima in una discoteca. Per uno sguardo di troppo rivolto da Capasso a un’altra ragazza.
I familiari di Lagreca avevano nell’opposizione alla richiesta d’archiviazione venivano insinuati dubbi, in particolare, sul «balzo da atleta» che Lagreca, alta appena 1 metro e 52 centimetri, avrebbe dovuto compiere per lanciarsi nel vuoto «senza nemmeno poggiare il bacino sulla balaustra» del terrazzino della mansarda al quarto piano di una palazzina affacciata su piazza dei Comuni. Stesso discorso per la compatibilità di questo balzo con la posizione del corpo nell’istante dell’impatto col suolo, 14 metri più in basso, che avrebbe fatto pensare, invece, a una caduta «di spalle».
Di qui la richiesta di un’analisi «fisico-balistica» dell’accaduto e di di un approfondimento medico legale su una seconda serie di rilievi a proposito della compatibilità delle lesioni individuate durante l’autopsia sul corpo della 30enne con le due ipotesi di una caduta spontanea, e di una caduta in seguito a una spinta violenta.
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