Domenico Lorusso
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Prelevato a Monaco il Dna di un 35enne accusato di un’aggressione fotocopia vicino al luogo dell’omicidio: svolta nel caso di Domenico Lorusso
POTENZA – Potrebbe essere arrivata a una svolta decisiva la caccia al killer di Domenico Lorusso, l’ingegnere di Potenza trucidato dieci anni orsono a Monaco di Baviera, mentre attraversava in bicicletta, con la fidanzata, il parco lungo il fiume Isar.
È quello che sostiene da due giorni a questa parte la stampa tedesca, dopo l’individuazione dell’autore di un’aggressione “fotocopia”, per molti aspetti, avvenuta il pomeriggio del 15 giugno a «1.200 metri» di distanza dal luogo dell’omicidio di Lorusso. Un 35enne con problemi psichiatrici, per la precisione, che sarebbe stato già sottoposto a un prelievo di Dna per un confronto con le tracce genetiche lasciate dietro di sé dal killer dell’ingegnere potentino.
IL CASO FOTOCOPIA CHE POTREBBE ESSERE LA SVOLTA NELLE INDAGINI PER L’OMICIDIO DI DOMENICO LORUSSO
Anche la scorsa settimana, infatti, il bersaglio primario di un’iniziale, inspiegabile esplosione di violenza sarebbe stata una donna in bicicletta, di 46 anni, spinta e fatta cadere sui binari del tram mentre pedalava su Mullerstrasse. Proprio come la sera del 28 maggio del 2013, quando il killer, descritto come un giovane alto circa 1 metro e 80 centimetri, sputò sulla maglietta della fidanzata 28enne dell’ingegnere potentino, Gilda Fulco, e poi rivolse la sua rabbia contro di lui, Lorusso, che era tornato indietro per chiedergli conto di quel gesto.
E proprio come allora, anche in questo caso, un secondo impeto di violenza sarebbe stato rivolto a una persona che ha “osato” intromettersi. Ovvero una signora di 61 anni che aveva appena assistito all’aggressione della 46enne in bicicletta, e ha deciso di seguirne l’autore, filmandolo col telefonino mentre si allontanava, come se nulla fosse, in direzione del fiume Isar. Proprio come fece il killer di Lorusso, mostrando una calma inusuale per una persona che ha appena commesso un omicidio.
Nel momento in cui questo giovane uomo dal fisico atletico si è accorto di essere pedinato e filmato, quindi, sarebbe scattata la seconda aggressione contro la “ficcanaso”, presa a calci nello stomaco e sulla schiena. Infine minacciata di morte prima di darsi, finalmente, alla fuga.
Stando a quanto riferisce il quotidiano monegasco Abendzeitung, la 46enne scagliata per terra dalla bicicletta se la sarebbe cavata con un braccio rotto, una ferita alla mano sinistra, contusioni, lacerazioni e una leggera commozione cerebrale. Ma le sarebbe potuta andare molto peggio se il tram che in quel momento si stava avvicinando non avesse fatto in tempo a frenare.
L’ATTEGGIAMENTO DELLA POLIZIA DI MONACO
Un’ulteriore analogia col caso di Lorusso, inoltre, è stata ravvisata nell’atteggiamento della polizia di Monaco. In principio, infatti, avrebbe considerato l’accaduto come un semplice incidente. Solo dopo aver raggiunto la vittima a casa, e aver sentito il suo racconto, quindi, gli agenti avrebbero iniziato a raccogliere le testimonianze delle altre persone presenti, e le immagini del presunto aggressore. Al ché sarebbe bastato molto poco ad alcuni poliziotti per riconoscerlo come un 35enne residente a 300 metri di distanza dal luogo dell’ultima aggressione. E a 400 metri rispetto al punto dove 10 anni fa è stato ucciso Lorusso.
UN 35ENNE PROBLEMATICO CONSIDERATO “VIOLENTO”
Un 35enne alquanto problematico, secondo Abendzeitung, che ne ha anche pubblicato un’immagine col viso oscurato, considerato «mentalmente disturbato e violento» e già oggetto di una decina di segnalazioni alle autorità giudiziarie per aggressioni, minacce e furti. Un profilo compatibile in tutto e per tutto, insomma, con quello ritagliato dagli investigatori monegaschi attorno al misterioso assassino dell’ingegnere potentino, inseguendo la pista del killer psicolabile. Salvo poi dedicarsi ad altre piste, più di recente, per diverse ragioni. Sia per l’assenza di riscontri dalle centinaia di test del Dna effettuati tra i pazienti di vari centri e cliniche per malati mentali, resisi responsabili di gesti violenti, non necessariamente sfociati in omicidi, senza un chiaro movente, o con un generico sfondo di carattere razziale, data l’origine di Lorusso e della fidanzata. Sia per le difficoltà nel trovare una spiegazione plausibile alla calma mostrata dall’assassino di Lorusso nell’allontanarsi dalla scena del crimine.
La polizia di Monaco si sarebbe presentata a casa del 35enne venerdì 16. Nell’occasione l’uomo avrebbe negato l’aggressione alle due donne del giorno prima. Tre giorni fa, però, il 35enne si sarebbe reso responsabile di un’ulteriore aggressione. Quindi è scattato il ricovero coatto in una struttura psichiatrica detentiva, e l’accaduto è arrivato all’attenzione della stampa. Fino a un’imbarazzata precisazione della polizia che ha ammesso di aver prelevato il Dna dell’uomo, che sarà confrontato con quello isolato dalla saliva rimasta sulla maglietta della fidanzata di Lorusso, ma ha provato a liquidare il tutto come un’attività di routine. I risultati del confronto genetico dovrebbero essere noti per l’inizio della prossima settimana.
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