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La conferenza stampa dei carabinieri

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POTENZA – C’era anche un condannato per associazione mafiosa tra le 399 persone che percepivano il reddito di cittadinanza pur non avendone i requisiti. Sono stati scoperti nell’ambito di una articolata indagine del Comando Legione Carabinieri “Basilicata” i cui risultati sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa dal Generale di Brigata Raffaele Covetti.

I carabinieri attraverso una serie di verifiche incrociate, condotte da tutti i comandi dell’Arma dislocati in Basilicata e che hanno interessato dal maggio scorso 6.107 nuclei familiari, per un totale di 11.851 persone, hanno accertato 399 distinte violazioni alla normativa che regola il beneficio, di cui 388 (217 uomini e 171 donne) sono stati deferiti in stato di libertà all’autorità giudiziaria.

Nello specifico il Comando della provincia di Potenza ha proceduto alle verifiche di 3.179 nuclei familiari, per un totale di 6.165 soggetti, accertando 208 violazioni alla normativa di settore per un’indebita percezione di 1.326.438 euro denunciando in tutto 197 persone (94 italiani e 103 stranieri).

I Carabinieri del Comando provinciale di Matera hanno invece proceduto alle verifiche di 2.928 nuclei familiari, per un totale di 5.686 soggetti, accertando 191 violazioni per un ammontare di 1.020.235 euro.

All’esito di ulteriori controlli sono state denunciate 191 persone (83 italiani e 108 stranieri).

Le verifiche hanno interessato il 63 per cento dei percettori totali del Reddito di cittadinanza in Basilicata, di cui il cinque per cento è risultato essere irregolare, per un valore complessivo di sussidio erogato illegittimamente, pari a 2.346.673 euro. Una buona percentuale (soprattutto in provincia di Matera) delle persone che non avevano i requisiti, hanno precedenti penali.

L’operazione come ha sottolineato il generale Raffaele Covetti è partita dal basso. Dalla conoscenza dei militari del territorio di appartenenza. Le stazioni dislocate nei vari paesi hanno dato un impulso notevole all’iniziativa di polizia.

Poi attraverso l’incrocio dei dati «anche grazie – ha detto il generale – alla stretta collaborazione dell’Inps» si è risaliti ai “furbetti” del reddito di cittadinanza. In generale numerosi sono stati i casi in cui è stato accertato essere state prodotte dichiarazioni false riguardanti i patrimoni mobiliari ed immobiliari posseduti ed in particolare sono emerse molteplici omissioni nelle comunicazioni obbligatorie di acquisto di autovetture di cilindrata superiore a 1.600 di cilindrata o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 di cilindrata immatricolati per la prima volta nei due anni precedenti.

In pratica da quando è stata introdotta la misura di contrasto alla povertà, una buona percentuali delle 399 persone scoperte, aveva fatto acquisti “incompatibili” con la propria condizione.

Spesso le indagini a carico delle persone sono partite proprio dal paradosso di essere un percettore di reddito di cittadinanza ma che si poteva permettere auto, in alcuni casi, anche di 30 o 40 mila euro.

Ma la casistica non si ferma qui. Non sono mancati infatti i casi in cui i beneficiari sono stati sorpresi a esercitare stabilmente attività lavorative “in nero”, omettendo ogni comunicazione al riguardo, proprio al fine di non interrompere l’erogazione del beneficio non più spettante.

Poi, soprattutto per i cittadini stranieri, anche la residenza in Italia da più di 10 anni, in numerosi casi, è stata falsamente attestata. In alcune circostanze hanno anche prodotto false dichiarazioni circa la presenza in Italia di familiari, di fatto residenti stabilmente all’estero, per far aumentare l’entità dell’emolumento.

Oggetto di controllo dei carabinieri è stato anche il rispetto degli obblighi di comunicazione della sottoposizione a misure cautelari personali, che interrompe il diritto di percepire il beneficio.

«In Basilicata – ha proseguito il comandante regionale – le violazioni hanno interessato tutti i settori, l’attività è stata fatta in maniera capillare su tutto il territorio».

«I controlli – ha concluso Covetti – sono partiti dalle dichiarazioni presentate all’Inps e sono stati incrociati con le nostre banche dati, grazie anche alla conoscenza diretta dei cittadini da parte dei comandanti di stazione».

Oltre ai carabinieri delle varie stazioni coadiuvati dai Comandi provinciali di Potenza e Matera guidati rispettivamente dai colonnelli Nicola Albanese e Roberto Lerario, hanno collaborato anche i militari dell’Arma per la tutela del lavoro e le direzioni provinciali dell’Inps.

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