L’auto che ha investito e ucciso Fabio Tucciariello era guidata da Salvatore Laspagnoletta
4 minuti per la letturaPOTENZA – E’ previsto tra oggi e domani l’inizio delle udienze di convalida dei 26 arresti (LEGGI I NOMI) effettuati lunedì mattina per l’agguato teso domenica a ora di pranzo dai tifosi della Vultur Rionero ai rivali del Melfi, in cui ha trovato la morte il 39enne Fabio Tucciariello (LEGGI LA NOTIZIA). Ieri il pm Antonio D’Antona ha depositato nell’ufficio gip anche la richiesta di emissione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti dei 26: il 30enne melfitano Salvatore Spagnoletta, che era alla guida della Fiat Punto che ha travolto il rionerese Tucciariello; e i 25 compagni di tifo della vittima, che erano con lui nella piazzola di fronte allo scalo ferroviario di Vaglio, in attesa dell’arrivo dei gialloverdi.
Per evitare il ritorno in libertà degli indagati, dato che domattina scadranno i termini di legge per la custodia pre-cautelare, saranno diversi i giudici impegnati negli interrogatori di garanzia. Nel frattempo proseguono le indagini per identificare una ventina di altri tifosi che avrebbero preso parte all’agguato allo scalo di Vaglio, ma si sarebbero dileguati prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Mentre la salma del 39enne di Rionero resta sotto sequestro, in attesa che gli inquirenti nominino il consulente per l’autopsia.
La tensione tra le tifoserie del Rionero e del Melfi si è riaccesa nel 2017, quando le due squadre si sono ritrovate a competere nella stessa categoria (in precedenza la squadra della cittadina federiciana aveva militato a lungo nel campionato di Lega Pro). La prima esplosione di violenza si era verificata due anni fa durante una trasferta dei tifosi della Vultur, con modalità simili – anche se a parti invertite – a quelle di domenica.
I tifosi della squadra bianco-nera, infatti, non erano attesi a Melfi, bensì a Lavello. Attraversando la cittadina federiciana a bordo di autobus, però, sarebbero stati bersagliati da una fitta sassaiola di un gruppo di rivali giallo-verdi, appostatisi sopra un cavalcavia. Un episodio che soltanto per puro caso si è risolto senza feriti o peggio.
L’anno dopo la follia si era scatenata a margine di uno scontro diretto, quando l’autobus della squadra della Vultur è entrato a Melfi ed è stato colpito con pietre e fumogeni. Di qui i 24 Daspo comminati alla frangia più violenta della tifoseria melfitana. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra mobile di Potenza, domenica scorsa i tifosi del Rionero avrebbero pianificato con cura la vendetta alle precedenti aggressioni subite.
Invece di dirigersi a Brienza dove avrebbe giocato la loro squadra del cuore, infatti, si sarebbero appostati all’imbocco della Basentana ma in direzione opposta, attendendo il passaggio dei melfitani diretti a Tolve con mazze e quant’altro (dopo il fattaccio sono stati sequestrati anche un tirapugni di acciaio e una quantità di bulloni). L’auto su cui viaggiava Laspagnoletta con due amici sarebbe arrivata per terza sul posto, dopo che le prime due erano riuscite a fatica a farsi largo. Mentre una quarta e una quinta vettura, attardate di qualche metro, avrebbero arrestato la marcia, e avrebbero fatto inversione per scappare nella direzione opposta.
Il trentenne, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, si sarebbe trovato circondato da almeno una trentina di persone incappucciate, che avrebbero iniziato a colpire la sua auto. A quel punto, forse perché in preda al panico, avrebbe accelerato per scappare via, travolgendo Tucciariello e altre tre persone: una ferita in maniera grave (tuttora ricoverata in stato di arresto al San Carlo di Potenza) e le altre meno. L’auto su cui viaggiava il trentenne è stata fermate a distanza di poco più di un chilometro dal luogo degli incidenti da una pattuglia della Polizia stradale che era in servizio di presidio del territorio. Nel frattempo un’altra pattuglia ha raggiunto i soccorsi del 118 nel punto dell’investimento, ma i tentativi di rianimazione si sono rivelati subito inutili, ed è iniziata l’identificazione dei presenti sul luogo.
La decisione di procedere con gli arresti è arrivata nella notte tra domenica e lunedì, dopo una lunga tornata di interrogatori servita per ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’accaduto, che ora andrà confrontato con l’esito dei rilievi tecnici e dell’autopsia. I 26 agli arresti sono stati rinchiusi nelle carceri di Potenza, Matera, Taranto e Salerno, dati gli spazi ristretti dell’istituto penitenziario del capoluogo lucano.
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