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Mariano Di Lascio aveva 42 anni quando scomparve il 21 novembre del 2017: sette mesi più tardi il ritrovamento del corpo

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Il 21 novembre 2017 spariva il 42enne di Lauria ritrovato 7 mesi dopo nel bosco di Canicella. Tutte le piste e punti fermi dell’inchiesta passata all’Antimafia di Potenza


POTENZA – Due anni di mistero e gli assassini ancora al largo.
Restano avvolti dalle ombre i responsabili dell’efferato omicidio di Mariano Di Lascio, il 42enne lauriota di cui non si sono avute più notizie dal 21 novembre del 2017, fino al ritrovamento del corpo, sette mesi più tardi, avvolto in un telo di cellophane sigillato con il nastro adesivo nel bosco di contrada Canicella.
Il secondo anniversario dalla scomparsa di Di Lascio è arrivato così, a quasi 8 mesi dalle perquisizioni di aprile a casa di due compaesani indagati per omicidio e sequestro di persona aggravati dal metodo mafioso. Un blitz che non pare aver prodotto riscontri alle accuse ipotizzate a loro carico, sulla base di una serie di contrasti per questioni di denaro sfociati in una denuncia da parte di Di Lascio per le minacce ricevute.
A parte la speranza, delusa, di vedere una rapida soluzione del caso, quindi, l’impressione è che per gli investigatori si tratti di ricominciare ancora una volta da zero. O meglio dai tanti che avrebbero avuto ragioni di risentimento nei confronti del 42enne, privo di occupazione stabile e in debito con molti dei suoi amici e conoscenti di Lauria, a cui chiedeva soldi per le sue esigenze quotidiane, e che era anche già finito a processo qualche anno fa per un tentativo di truffa a una finanziaria. Non per niente fino a quando non è saltato fuori il corpo molti in paese avevano pensato che fosse scappato chissà dove proprio per non pagare i debiti accumulati.

LA PISTA CALABRESE
L’indagine sull’omicidio è passata alla Direzione distrettuale antimafia di Potenza poco dopo la scoperta del suo cadavere, quando sono venuti alla luce alcuni audio in cui Di Lascio aveva registrato le sue “confidenze” telefoniche a un sottufficiale dei carabinieri, coinvolto anni fa in un’inchiesta sugli affari di uno dei più potenti clan di ‘ndrangheta, i Muto di Cetraro, attivi in tutta la zona sud della Basilicata anche nel business dell’usura.
In questi audio Di Lascio parla di traffici di droga, prestiti a strozzo, e bische clandestine frequentate tra strani personaggi calabresi a Lauria e dintorni, ma anche di spostamenti e frequentazioni di persone “d’interesse investigativo”. Ma non risparmia nemmeno le chiacchiere su qualche relazione extra-coniugale scoperta in paese. Inclusi i commenti dei laurioti sulle avventure amorose attribuite proprio all’amico carabiniere dall’altro capo del telefono.
Di qui il sospetto che il suo assassino si possa celare proprio tra qualcuno dei nomi menzionati all’interno di quegli audio. Qualcuno che non ha gradito per nulla di essere stato esposto alle attenzioni dei carabinieri ed è riuscito a ricollegarle a quelle “soffiate”.

LA PISTA DEI PRESTITI
Un altro possibile scenario In seguito alla consegna della salma ai familiari nell’abitazione del 42enne è stato scoperto anche un archivio pieno di cambiali in suo favore per decine di migliaia di euro sottoscritte da diversi insospettabili del posto, professionisti e semplici casalinghe, che evidentemente avevano trovato in lui un riferimento a cui rivolgersi per chiedere denaro in prestito. Un tesoretto inimmaginabile se si considera che Di Lascio era disoccupato.
Così una pista alternativa non può che condurre all’ipotesi che il 42enne si sia offerto, garantendo con la sua vita, come intermediario di finanziatori che preferivano restare nell’ombra, preferibilmente nemmeno laurioti, dato che in paese era fin troppo noto per le fortune perse a causa del vizio del gioco.
A un certo punto, però, qualcosa deve essere andato storto. In questo senso depongono anche le testimonianze delle ultime persone ad averlo visto in vita, a cui Di Lascio avrebbe chiesto consigli sulla maniera di ritirare dalle Poste una somma di una certa consistenza, circa 10mila euro, di cui aspettava l’accredito sulla sua carta prepagata.


LA PISTA PASSIONALE
Di Lascio, infine, non avrebbe mancato di coltivare frequentazioni disinvolte anche con donne di fuori regione, che talvolta erano oggetto di conversazioni e vanterie con amici e conoscenti. Per questo da tenere in considerazione c’è anche la possibilità di un marito o un fidanzato geloso.

I PUNTI FERMI
Tra le poche certezze a disposizione degli investigatori, quindi, resta la dinamica dell’accaduto, col 42enne raggiunto a ridosso dello svincolo autostradale di Lauria, dove è stata ritrovata la sua auto (chiusa a chiave), da persone che conosceva e che potrebbero essere stati i suoi assassini. Lì dove i cani addestrati a rintracciare le persone scomparse hanno perso la sua traccia olfattiva.
Che per uccidere e poi portare il corpo dove è stato scoperto da un cercatore di funghi servissero almeno due persone è apparso chiaro fin dalle prime ore dopo il ritrovamento. Difficilmente, infatti, un uomo solo sarebbe riuscito a sopraffare un 42enne in buona salute come Di Lascio e a condurlo in un luogo adatto per la sua esecuzione, a freddo, con un colpo di fucile da distanza ravvicinata, che gli ha amputato una parte del cranio. E altrettanto difficile sarebbe stato avvolgerne il cadavere nel cellophane, caricarlo in auto e inoltrarsi nel bosco per lasciarlo in un punto conosciuto soltanto a pochi frequentatori della zona.

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