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Magnitudo 4.2, epicentro a Vaglio ma il terremoto scuote tutta la Basilicata: a Potenza si svuotano le scuole. Treni fermi fra Tito e il capoluogo. Controlli a tappeto


La domanda che ci si rivolge più spesso incrociandosi pochi minuti dopo le 10:01 – ossia dopo la scossa sismica di magnitudo 4.2 che ieri mattina (18 marzo 2025) ha spaventato Potenza e provincia e fatto ballare la Basilicata – è: «Ma cosa sta succedendo?».
Perché il terremoto lucano arriva dopo gli eventi dei Campi Flegrei, del Gargano e del Catanzarese. E quindi nell’immaginario collettivo c’è un filo rosso, come fosse la colonna vertebrale di un mostruoso animale sotterraneo che si sta scuotendo in tutto il Sud Italia.

Dopo la botta a Potenza e nei centri più colpiti (fra cui Vaglio di Basilicata, nel cui territorio, 6 km fuori dall’abitato e a 14 chilometri di profondità, si trova l’epicentro. Il tremore arriva anche a Matera e nelle zone di confine) la gente esce da palazzi e case e si ritrova come un piccolo fiume sui marciapiedi e per le strade, alcuni con gli occhi bianchi della paura, altri preoccupati soprattutto per il resto della famiglia (figli a scuola, genitori anziani poco mobili, parenti invalidi eccetera).

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E dalle scuole scaturiscono dopo poco torrenti di studenti che vanno ad alimentare il fiume, occupando piazze e larghi lontani da grondaie, tegole e altri elementi architettonici pencolanti.
Molti professori mantengono la calma ma qualcuno si distrae e fa uscire i ragazzi frettolosamente: li vedi tremare dal freddo in piazza Prefettura perché il giubbotto è rimasto in aula. La novità ha spaventato chi ancora non aveva conosciuto la prepotenza del terremoto. Molti studenti si sono riparati sotto ai banchi, come hanno imparato dalla Protezione civile. Ora, stare all’aperto in gruppo rinfranca.

Si leva l’elicottero Drago VF67 dal reparto volo dei Vigili del fuoco di Pontecagnano: girerà senza sosta fra Potenza e Vaglio per ore controllando il territorio.
Il traffico automobilistico nel capoluogo s’intensifica, molti temono si blocchi, ma non accadrà: è vero che il terremoto mancava da tanto da queste parti, ma gli anticorpi generati dal disastro dell’80 e dai sismi dei Novanta a un certo punto entrano in circolo ed evitano che serpeggi il panico. Certo, il fatto che i genitori debbano fermarsi nel budello di via del Popolo per recuperare i pargoli in piazza qualche disagio lo crea. Nulla di drammatico.

Nel frattempo, informazione web e social cominciano a diffondere le notizie.
La scuola chiude il 18. No, anche il 19. No, solo 18. Gli studenti ammassati nei cortili delle proprie scuole gioiscono e mugugnano a fasi alterne. Un errore nell’ordinanza del sindaco crea incertezza. Infine, la notizia corretta: il sindaco di Potenza ha mandato i ragazzi a casa solo ieri 18 marzo mentre oggi 19 si torna regolarmente sui banchi (tranne che per alcuni istituti, come si legge nel riquadro accanto).

Di sicuro a fermarsi sono i treni: la linea Fs viene interrotta (temporaneamente e in via precauzionale) fra Tito e Potenza. Con l’avvertenza: «I treni Intercity e Regionali possono registrare ritardi e subire cancellazioni o limitazioni di percorso». E infatti nella giornata di ieri il treno Ic 701 Roma Termini (6:26) – Taranto (12:55) termina la corsa a Baragiano (si prosegue col bus, mentre l’Ic 702 Taranto (13:47) – Roma Termini (20:34) parte da Baragiano e ci si arriva con un altro bus.
I social diventano la piazza dei commenti di persone sole e spaventate ma anche di buontemponi che ne approfittano per fare ironia a buon mercato («E poi dicono che a Vaglio non si fa mai nulla»).

Qualche fustigatore da tastiera si chiede come mai non sia arrivato l’alert della Protezione civile, e devono spiegargli che l’alert si dà su qualcosa di prevedibile (la lava che arriva dopo un’eruzione o l’acqua dopo il crollo di una diga), non certo per un terremoto: alla Protezione civile non lavorano indovini. Lavorano invece professionisti che – fanno sapere dalla Regione – sono attivi nel «monitorare la situazione». E anche in Municipio: viene attivato il Centro operativo comunale di Potenza. I numeri per contattare la Sala operativa della Protezione civile sono 0971415832 e 3669394022. Il sindaco Vincenzo Telesca è in continuo contatto con il responsabile della Protezione civile comunale, Giuseppe Brindisi, e con tutta la macchina della sicurezza.

Ai giornalisti che gli mettono il microfono davanti, il prefetto di Potenza Michele Campanaro assicura che non sono ancora stati riscontrati danni a strutture di qualsivoglia tipo e che comunque si è avviato il sistema di controlli. E infatti – forti di 10 unità in più assegnate al dispositivo di soccorso – i vigili del fuoco fanno partire cinque squadre per effettuare verifiche sugli edifici di interesse pubblico, come ospedali e scuole.
Nel frattempo, la direzione dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza ha chiesto all’unità operativa Gestione tecnico-patrimoniale di effettuare una «scrupolosa procedura di verifica» delle sue strutture ospedaliere (oltre a Potenza, i presidi ospedalieri di Lagonegro, Melfi, Pescopagano e Villa d’Agri) mentre l’attività sanitaria non si arresta.

Tutte queste notizie arrivano alla spicciolata ai potentini in giro, prudentemente per qualche ora lontani da casa – e qualcuno anche dal proprio ufficio – che tornano gradualmente fra le quattro mura. Si sale a piedi e non con l’ascensore, si guadagna la porta di casa tutti insieme. La routine prende il sopravvento. La paura si scioglie. E la domanda del giorno – «Ma cosa sta succedendo?» – diventa oggetto di chiacchiera al telefono o su WhatsApp.

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