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Si infittisce la vicenda immobiliare di Telesca; Spunta un audio in cui un dirigente comunale ammetteva l’esistenza di un problema
POTENZA – C’è stato un momento in cui gli uffici del Comune di Potenza ammettevano l’esistenza di un «problema», rispetto ai rilievi di legittimità della vendita di alcuni locali all’allora consigliere comunale Vincenzo Telesca. Poi, una settimana dopo la proclamazione di quest’ultimo quale nuovo primo cittadino, è cambiato tutto.
E’ un retroscena significativo quello svelato, martedì, da Gianluigi Laguardia, il «cronista di strada» potentino, che da settimane chiede lumi sulle operazioni immobiliari compiute, negli ultimi anni, dall’allora consigliere Telesca. Vale a dire l’acquisto dal Comune di alcuni locali confinanti con la sua abitazione, nel centro storico cittadino, in apparente violazione del divieto previsto dal codice civile per gli amministratori comunali. Più quello dell’ex Palazzo Calvi, in piazza Matteotti, dove dovrebbe aprire i battenti, grazie anche un finanziamento regionale, una pensione ipertecnologica. Non appena verranno chiariti i dubbi sulla regolarità di una pergola fotovoltaica in via di allestimento sulla terrazza.
A riaccendere i riflettori sul caso è stato, in particolare, un audio pubblicato da Laguardia sulla sua bacheca Facebook in cui si distingue bene la voce del dirigente dell’ufficio Bilancio del Comune, Vito Di Lascio, che chi ha gestito, nel 2022, la vendita di quei locali a Telesca.
E’ proprio Di Lascio, infatti, ad ammettere l’esistenza di un problema perché all’epoca non sarebbe stata considerata la norma del codice civile che impedisce ai pubblici amministratori di acquistare beni degli enti amministrati.
«C’è un problema di interpretazione giuridica di cui non avevamo tenuto conto». Queste le parole pronunciate dal dirigente comunale, già noto alle cronache per i trascorsi da assessore provinciale in quota Pd, prima del suo avvicinamento al centrodestra.
«Non avevamo aderito – prosegue Di Lascio – a questa interpretazione estensiva secondo la quale l’amministratore dei beni comunali può essere anche un consigliere comunale. Noi ci siamo sempre limitati a interpretare la norma pensando che l’amministratore é il sindaco. Al più la giunta. Ma che un consigliere comunale per di più di opposizione non l’avevamo considerato. C’è un problema di interpretazione giuridica e bisognerà capire la posizione che vorrà tenere l’amministrazione. La questione adesso è in mano alla segretaria comunale, al sindaco e vediamo un po’ che succederà».
Inevitabili le tensioni esplose in seguito alla pubblicazione dell’audio. D’altronde anche nei giorni scorsi dal Municipio erano filtrate voci di un sindaco alquanto irritato con un suo assessore di fresca nomina all’Urbanistica e al condono, Enrico Torlo, per la pubblicazione di alcuni suoi messaggi risalenti alla campagna elettorale per il primo turno delle elezioni amministrative di giugno. Quando Torlo sosteneva ancora la candidatura a sindaco di Pierluigi Smaldone, e anticipava, in una chat di compagni di avventure (politiche, ndr), l’esplosione mediatica di una «bomba» sugli affari immobiliari del candidato Telesca.
«Il messaggio divulgato senza permesso è un messaggio privato di wapp (Whatsapp, ndr) rivolto ad assessori o consiglieri comunali (oggi non più in carica) che chiedevano informazioni circa le esternazioni di Petrullo e Laguardia».
Questa la precisazione che Di Lascio ha voluto affidare a un commento sulla bacheca Facebook di Laguardia. Chiamando in causa anche l’avvocato Luciano Petrullo, che sulla vicenda ha già inviato diversi esposti, e solleciti, all’amministrazione comunale e non solo. Una precisazione sulla tempistica con la quale il dirigente comunale, a cui Telesca ha appena ampliato le deleghe in maniera significativa, ha voluto sgombrare il campo dal sospetto di doppi giochi.
«Io – prosegue il messaggio -, che da sempre credo nell’amministrazione trasparente (quella reale), non denuncerò questa violazione della privacy… ma invito chi l’ha pubblicato a riferire la data del messaggio audio».
Dura la controreplica di Laguardia e Petrullo, che sono tornati a chiedere che sia il consiglio comunale a decidere se avviare o meno le procedure per la dichiarazione di nullità della vendita dei quei locali all’attuale sindaco, eletto alla guida di un ampio fronte di partiti di centrosinistra e forze civiche varie. Non senza ironizza sulla foto del profilo Facebook del dirigente comunale, con la riproduzione del simbolo della lista civica di centrodestra con cui la sorella, Maria, ha corso due anni fa, senza successo, per un nuovo mandato da sindaca di Lagonegro.
Nei giorni scorsi la segretaria generale del Comune, Maria Grazia Fontana, ha notificato a Petrullo la decisione di non attivare le procedure per la dichiarazione di nullità della vendita dei locali a Telesca. Alla base della decisione vi sarebbe un parere in tal senso espresso da un avvocato dell’ufficio legale del Comune, per cui il divieto di acquisto previsto dal Codice civile sarebbe limitato a sindaci e assessori e non si estenderebbe anche ai consiglieri comunali.
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È peregrino questo arrampicarsi sugli specchi di due ex consiglieri di matrice destroide che si coalizzano contro il primo cittadino per eventuali motivi di carattere personale.