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Si chiudono le indagini sul caso di violenze al Cpr di Palazzo San Gervasio: 27 sono gli indagati che vanno verso il processo


POTENZA – Venti giorni di tempo per i difensori per formulare persuasive controdeduzioni o per chiedere l’interrogatorio dei loro assistiti. Poi, la Procura dovrà comunicare le sue conclusioni al giudice per le indagini preliminari. Vale a dire se chiedere di mandare a processo o meno i 27 indagati. Questo è quanto si deduce dalla chiusura delle indagini della Procura di Potenza sulla vicenda del Centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio. L’avviso di conclusione indagine è stato notificato di recente alle 27 persone indagate.

I DETTAGLI DELL’INCHIESTA

In ballo ci sono non soltanto questioni di livello gestionale e quello che sembra un sistema torbido legato alle nomine dei difensori di fiducia da parte degli ospiti del Cpr, ma soprattutto le violenze che sarebbero avvenute a danno dei migranti ospitati all’interno della struttura. I fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 2018 e il 2022. Quando, secondo gli inquirenti, si venne a creare, intorno a questo centro per migranti in condizioni di estrema fragilità e senza tutele, un coagulo, di interessi. L’inchiesta, deflagrata nello scorso mese di gennaio, è ricordata anche per il gran clamore suscitato perché sono stati coinvolti medici, avvocati ed esponenti delle forze dell’ordine.

Un ispettore della Polizia di Stato è finito agli arresti domiciliari con le ipotesi di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia e truffa ai danni dello Stato, mentre un medico di base è stato destinatario del divieto per un anno di esercitare la professione nei Centri per i rimpatri. Coinvolti nell’inchiesta anche i vertici della società Engel Italia s.r.l., che gestiva il centro nel periodo delle indagini (si era aggiudicata l’appalto per circa tre milioni di euro).

I gestori sono accusati di non aver fornito i servizi concordati con la prefettura o averli forniti in maniera carente. Da qui l’ipotesi di frode. I medici e poliziotti sono accusati di maltrattamenti e violenza privata e per tre di loro è rimasta anche l’ipotesi di tortura che il gip aveva, invece, valutato come violenza privata. I filoni d’indagine sono due: uno che riguarda la gestione e l’altro le presunte violenze.

L’ATTIVITA’ DI INDAGINE SULLE VIOLENZE AL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO CHE HANNO PORTATO 27 INDAGATI A PROCESSO

Delle presunte violenze si è occupata, all’epoca, anche la trasmissione satirica di Canale 5 «Striscia la notizia», trasmettendo un filmato – non si sa realizzato da chi ed uscito dal Cpr in modo non chiaro – in cui si vedevano alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine che circondavano un ospite del centro. Uno dei militari cercava di costringere a parole il migrante a prendere una medicina. Il poliziotto si era giustificato dicendo che aveva obbligato o tentato di obbligare ad assumere il calmante perché in precedenza il migrante si era scagliato contro un’ infermiera.
La Procura ha appurato che in realtà non c’era stata nessuna aggressione nei confronti di alcun operatore del centro. Il pubblico ministero è, quindi, arrivato alla conclusione che la relazione di servizio del poliziotto era falsa. Sarebbero stati almeno 35 i casi di maltrattamenti ai danni degli stranieri ospitati nel Centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio accertati nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica.

Nelle carte dell’indagine molte pagine sono dedicate all’uso di «farmaci tranquillanti» che venivano dati agli ospiti del Centro “a loro insaputa», allo scopo di renderli «innocui e quindi neutralizzare ogni loro possibile lamentela per le condizioni disumane in cui spesso si trovavano a vivere». Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, da ricerche svolte dal Nucleo antisofisticazione dei carabinieri «risultava che erano state prescritte a pazienti ospiti della struttura ben 1.315 confezioni di Rivotril in gocce e compresse nel periodo da gennaio a dicembre 2018 (vale a dire nel corso del primo anno di apertura del Cpr) e ben 920 confezioni dal gennaio 2019 all’agosto 2019». Il Serenase, un antispicotico, veniva aggiunto nel latte la mattina.

GLI INDAGATI CHE FINIRANNO A PROCESSO PER IL CASO DI VIOLENZE AL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO

Gli indagati sono Antonella Patruno, 40 anni, nata a Putignano e residente a Palazzo San Gervasio. Abdul Basit Abbasi, 39 anni, nato in Pakistan e residente ad Avellino. Gabriele Amodeo, 46 anni, nato a Potenza e residente a Sant’Angelo le Fratte. Giuseppe Mariani, 58 anni, nato a Potenza e residente a Muro Lucano. Carmela Cirigliano, 39 anni, nata a Lagonegro, residente a Castelsaraceno. Rosario Maria Sabina, 42 anni, nato a Potenza, residente a Pietragalla. Paola Cianciulli, 50 anni, nata a Napoli, residente a Pontecagnano Faiano. Alessandro Forlenza, 50 anni, nato a Napoli, residente a Milano. Alfonso Portanova, 36 anni, nato a Battipaglia e residente a Bellizzi. Giulia Paradiso, 34 anni, nata a Terlizzi e residente a Palazzo San Gervasio. Giovanni Pizzuti, 71 anni, di Genzano. Luigi Topi, 65 anni, nato a Venosa e residente a Palazzo San Gervasio. Donato Nozza, 70 anni, di Palazzo San Gervasio.
Rosario Olivieri, 58 anni, di Matera. Ahmed Awat Abdulrazak, 38 anni, nato a Baghdad e residente a Rotondella. Loredana Rago, 53 anni, nata a Bari e residente a Palazzo San Gervasio. Antonello Andriuolo, 41 anni, nato a Terlizzi e residente a Potenza. Nicola Cosentino, 53 anni, nato a Bari e residente a Palazzo San Gervasio. Paola Lupinacci, 61 anni, di Lecce. Giovanni Capodieci, 53 anni, nato a Mesagne e residente a Melfi. Domenico Cautela, 71 anni, di Palazzo San Gervasio. Raffaele Tomaiuolo, 81 anni, di Lavello. Nicola Di Ciocia, 61 anni, di Irsina. Danilo Caligiuri, 51 anni, di Matera. Andrea Leone, 51 anni, nato a Vicenza e residente a Potenza. Vitale Capone, 52 anni, di Napoli, Responsabile amministrativo Engel Italia Srl.

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