La relazione del presidente del Tar Basilicata, Fabio Donadono
4 minuti per la letturaPOTENZA – «In Basilicata, già nel 2022 è stato totalmente eliminato ogni arretrato del Tar» anche se il «tasso di litigiosità» dei lucani, nei confronti della pubblica amministrazione, resta «ben superiore alla media nazionale». Per effetto soprattutto delle richieste di ottemperanza sui risarcimenti già riconosciuti per l’eccessiva durata dei procedimenti civili e penali, e dei ricorsi su questioni ambientali, su atti d’emanazione comunale e procedimenti edilizi.
Lo ha dichiarato, ieri a Potenza, il presidente del Tar Basilicata, Fabio Donadono, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario per i magistrati amministrativi lucani. Di fronte a un ospite d’onore come il presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruoti, e le principali autorità civili e militari della regione, Donadono, ha evidenziato come «fin dall’anno scorso» sia stato ottenuto «un abbattimento del 99% del contenzioso pendente a fine 2019, dato preso come riferimento degli obiettivi indicati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)». «Degli 834 ricorsi all’epoca pendenti – ha proseguito – ne restano attualmente appena 2, corrispondenti a processi sospesi in attesa dell’esito di una controversia pregiudiziale».
Donadono ha spiegato che «l’eliminazione dell’arretrato anteriore al 2019 non è avvenuta a discapito delle liti iniziate successivamente a quella data, ma si è accompagnata ad una notevole e progressiva riduzione di tutte le pendenze». «Infatti, a fine 2023 i ricorsi pendenti erano 303, con una riduzione del 22% rispetto all’anno precedente e del 64% rispetto alla baseline del 2019». Il presidente del Tar ha evidenziato che «la contrazione delle giacenze è stata ottenuta nonostante l’afflusso di nuovi ricorsi depositati in numero di 566, poco al di sotto rispetto alla media dell’ultimo quinquennio (pari a 585), cosicché il tasso di litigiosità corrisponde attualmente a 10,53 ricorsi ogni 10 mila abitanti lucani, valore ben superiore alla media nazionale pari a 8,53». «A fronte di tali sopravvenienze – ha aggiunto ancora Donadono -, il numero dei ricorsi definiti ha costantemente superato quello dei nuovi ricorsi depositati: il clearence rate, dato dal rapporto percentuale degli uni sugli altri, è sempre stato superiore a 100 negli ultimi anni». Inoltre: «di pari passo con la flessione delle pendenze si è registrata una consistente e progressiva diminuzione dei tempi di giudizio».
«Il disposition time (e cioè il rapporto tra i ricorsi pendenti e quelli definiti in un anno moltiplicato per 365, che esprime, in pratica, la durata media dei processi) si è più che dimezzato, passando dai 364 giorni registrati nel 2019 ai 168 giorni del 2023». Così ancora Donadono. «Il 53% dei ricorsi definiti nel 2023 è stato presentato nello stesso anno e, come effetto congiunto di tale sollecitudine e dell’eliminazione dell’arretrato, l’88% del contenzioso attualmente pendente è costituito da ricorsi depositati nel 2023. Ciò significa che ormai chiunque ricorre al Tar Basilicata ha la possibilità di ottenere la definizione della lite nei tempi minimi consentiti dall’osservanza delle disposizioni processuali e dei diritti di difesa delle controparti».
Sul punto Donadono si è soffermato per condividere una riflessione più articolata. «Io credo che la velocità nella definizione di una controversia sia essenziale non solo perché col passare del tempo l’interesse alla decisione di chi ha ragione fatalmente si affievolisce, fino a svanire del tutto, ma anche, più in generale, perché non è possibile arrestare il fluire delle vicende amministrative, per cui la pendenza di un giudizio mina la certezza delle situazioni giuridiche e può spesso generare ulteriore contenzioso. Tuttavia è ovvio che la velocità non è sufficiente: oltre alla quantità delle decisioni, ha altrettanta importanza la qualità delle stesse. Certamente i dati statistici non possono certificare sotto questo profilo l’attività di un organo giudiziario. Nondimeno, si può osservare che mediamente, nell’ultimo triennio, appena il 20% dei provvedimenti del Tribunale risultano appellati e che meno del 6% sono stati riformati in appello. Da ciò, si può ricavare un significativo indizio di efficienza, se mediamente il 94% delle decisioni in primo grado è idoneo a risolvere la contesa».
«Nonostante la celerità nella definizione delle liti – ha sottolineato il presidente del Tar Basilicata -, si mantiene sostanzialmente costante l’incidenza dei ricorsi con istanza cautelare sul totale dei ricorsi depositati (lievemente diminuita dal 47% del 2022 al 45% del 2023) e la percentuale dei provvedimenti cautelari sul totale delle decisioni che definiscono il giudizio (passata dal 25% al 26%)». Donadono ha definito «significativo», pertanto, l’impegno: «non solo delle udienze pubbliche, ma anche delle camere di consiglio, sia per la decisione delle cause trattate con rito camerale urgente, sia perché le istanze cautelari sono normalmente scrutinate sotto il profilo anche del fumus boni iuris, sia perché, quando è possibile, e specialmente in caso di fondatezza della pretesa del ricorrente, piuttosto che paralizzare l’azione amministrativa con una sospensiva, si perviene ad una immediata definizione della causa con una sentenza in forma semplificata; tant’è che le sentenze che definiscono il giudizio già nella fase cautelare rappresentano oltre il 10% dei ricorsi definiti».
Infine un’annotazione sulla pedurante carenza di personale nel Tribunale amministrativo lucano. «E’ da sottolineare che questi risultati sono stati ottenuti da una compagine del personale, rimasta invariata nel 2023, ben al di sotto della dotazione organica prevista. Infatti, nonostante gli incrementi della pianta organica della magistratura amministrativa ed i recenti reclutamenti di nuovi magistrati, permane la scopertura di 2 magistrati su 5 e, per quanto riguarda il personale amministrativo, dove il vuoto è di 3 su 10, siamo ancora in fiduciosa attesa dell’assegnazione di un assistente, già previsto e assegnato l’anno scorso, ma praticamente mai arrivato a Potenza». «Va inoltre segnalato – ha concluso il presidente – che, per la quarta volta consecutiva, l’avviso pubblico per la selezione di un tirocinante bandito nel 2023 è andato deserto per mancanza di domande e ciò continua a condizionare l’operatività dell’ufficio per il processo».
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