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Al netto del problema della siccità, il ministero nel 2019 ha ridotto di 4 metri la capacità di accumulo dell’acqua del Camastra
POTENZA – Cosa succede se si riduce per decreto di circa i due terzi il quantitativo di acqua raccolta in un invaso pensato per servire un numero costante di utenze? Quello che sta accadendo in questi giorni a Potenza e in altri 28 comuni dell’alto e del medio Basento. Dopo un paio di stagioni poco piovose.
E’ una lezione impossibile da ignorare quella che emerge, in maniera sempre più nitida, dalla più grande crisi idrica degli ultimi tempi in Basilicata. Una crisi esplosa nelle scorse settimane, ma che si sarebbe potuta verificare almeno da 5 anni a questa parte. Persino dei terribili mesi della pandemia da covid 19.
CAMASTRA, OLTRE ALLA SICCITÀ ECCO LA RIDUZIONE DI QUATTRO METRI
A svelare le probabili ragioni del disastro sono documenti e testimonianze raccolte dal Quotidiano. A partire da una nota di marzo del 2019 dell’ufficio Dighe della sede di Napoli del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit, ndr), che ha ordinato di ridurre di 4 metri il livello dell’acqua invasata nella diga della Camastra. Aprendo le paratie e lasciando scorrere a valle il sovrappiù, ogni qual volta venisse superata questa quota.
Alla base della decisione dei responsabili dell’Ufficio dighe vi sarebbe stato l’esito di una verifica sulla gestione dell’impianto e la sua conformità alle ultime evoluzioni normative. Specie in materia di vulnerabilità sismica.
Il risultato, però, sembrerebbe essere andato ben oltre le intenzioni, dal momento che i quantitativi di acqua trattenuta, rispettando la nuova altezza massima, sono dimezzati. Scendendo a 9 milioni di metri cubi dai 17-20 milioni di metri cubi registrati negli anni precedenti. Rispetto a una capacità massima di quasi 24milioni di metri cubi già ridotta, in via prudenziale, fin dall’entrata in esercizio «sperimentale» dell’invaso, nel 1964. In assenza di un collaudo in piena regola anche per le difficoltà di inseguire leggi e regolamenti più recenti.
UNA CRITICITÀ INDIVIDUATA DA MOLTO TEMPO
Contattata dal Quotidiano del Sud, la segretaria generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale, Vera Corbelli, ha spiegato che dal 2018 agisce anche come commissario straordinario del governo per l’efficientamento del sistema dighe ed adduttori che un tempo erano gestiti dall’Ente irrigazioni Puglia Lucania e Irpinia (Eipli) tra i quali ricade anche la diga del Camastra. Quindi ha spiegato che la limitazione della quota massima di invaso decisa dall’Ufficio dighe è individuata da tempo come una criticità.
«Già nel 2023, mediante una nota congiunta Autorità di Bacino-Eipli, veniva richiesto il recupero di almeno 2 metri di livello di invaso rispetto alla limitazione di 4 metri imposta dalla direzione Dighe del Mit». Così al Quotidiano la segretaria generale dell’Autorità, per cui in seguito a una serie di verifiche «era stato dimostrato che le opere accessorie e lo sbarramento del Camastra fornivano margini di sicurezza rispetto alle valutazioni di vulnerabilità sismica».
Da allora a oggi, però, nulla è cambiato, a parte la soppressione di Eipli, dopo oltre trent’anni di commissariamento, e il subentro nella gestione dei “suoi” invasi di una società controllata dal Ministero dell’economia, Acque del Sud spa (AdS, ndr)
«Tale incremento di quota non è ancora autorizzato – ha aggiunto Corbelli – in quanto é necessario, da parte del concessionario AdS, eseguire alcune attività manutentive alle paratoie degli organi di presa».
«L’AUTORITÀ DI BACINO NON HA IMPOSTO 4 METRI DI LIMITAZIONE»
In estrema sintesi: «l’Autorità di bacino non solo non ha imposto 4 metri di limitazione della quota autorizzata, bensì ha lavorato per il recupero della stessa limitazione fornendo le valutazioni di vulnerabilità sismica ed eseguendo le progettazioni e gli interventi di manutenzione straordinaria delle opere a servizio della diga».
Quanto ai lavori per soddisfare le richieste dell’ufficio Dighe, e recuperare la metà della capacità d’invaso tagliata nel 2019, molto parrebbe già fatto.
E’ dello scorso mese di giugno, in particolare, il certificato di regolare esecuzione del ripristino di una paratoia di «mezzofondo», fondamentale per operare su una diga con un’altezza massima di esercizio 6 metri e mezzo più in basso della quota degli scarichi di superficie.
Qualche lavoretto più piccolo resterebbe ancora da ultimare. Quindi la speranza è che dall’ufficio Dighe del Ministero possa arrivare il via libera all’incremento dell’altezza massima dell’acqua invasata in tempo per raccogliere le ultime piogge della primavera.
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Buongiorno,
Quale vecchio ingegnere otantenne mi devo complimentare con Voi per le ricerche fatte sulla carenza d’acqua che affliggono noi lucani in questo periodo di siccità.
Ma, vorrei invitarVi a considerare anche questa mia osservazione.
La città di POtenza scarica le acque nel depuratore realizzato a valle di Vaglio della Basilicata. Questi, a sua volta , scarica le acque reflue nel basento.
Noi cittadini di Potenza paghiamo l’acqua più cara d’Italia che, dopo essere stata depurata, ce la ritroviamo di nuovo nei rubinetti da casa. In estrema sintesi , paghiamo l’acqua consumata, all’Acquedotto lucano per due volte.
Fate in modo, con qualche articolo ad hoc, di far ridurre il costo dell’acqua per mc al nostro “Grande ENTE Acquedotto LUcano”.
Ma fino a quando possono abusare della nostra pazienza?
Ringrazio per l’attenzione e porgo
Cordiali saluti
raffaele ciancia
Potenza,lì 24-11-24