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POTENZA – Saranno anche le più lunghe d’Europa, ma le scale mobili del vallone di Santa Lucia sono anche tra quelle più precarie.
Basta farsi un giro per accorgersi della situazione in cui versano: muri verdi di muffa, infiltrazioni ovunque, rampe ferme. Un’aria d’abbandono lungo tutto il percorso, dalla stazione a metà di viale dell’Unicef fino a via Tammone, a due passi dal Conservatorio di musica.
Lo sanno bene i cittadini che le attraversano, lo confermano le foto che pubblichiamo in questa pagina.
Non è una questione di oggi, beninteso: basti pensare all’intervista all’allora sindaco di Potenza, Dario De Luca, pubblicata sul Quotidiano del Sud nel gennaio del 2018. Già allora il primo cittadino spiegava i motivi per cui era difficile intervenire su questi e altri problemi (ragioni essenzialmente di bilancio) e ammetteva «un difetto di conformazione della copertura: i pannelli traslucidi, nelle loro giunzioni. Sono necessarie – spiegava – opere di lattoneria e sigillatura».
E anche con l’amministrazione successiva – l’attuale, retta dal sindaco Mario Guarente – la musica è rimasta la stessa. Nonostante un cambio di gestore, dalla ditta Trotta a Miccolis.
Le denunce da parte dei cittadini sono quotidiane, e periodiche quelle dei sindacati. In particolare da parte della Filt, la sigla della categoria trasporti della Cgil, che da tempo – attraverso le dichiarazioni del dirigente Rocco Pace – punta il dito sulla situazione di degrado in cui versano tutte le rampe mobili di Potenza.
A partire da quella nota come “Prima” che porta da viale Marconi agli ascensori pubblici di piazza XVIII Agosto. Anche lì i soliti secchi a raccogliere l’acqua che piove dal soffitto (quando piove anche fuori), i rivoli lungo le pareti, l’intonaco sollevato dall’umidità e poi le rampe spesso e volentieri chiuse (per non parlare di altri problemi, come la pulizia e i bagni oramai cronicamente chiusi). Il Ponte attrezzato è diventato una specie di terra di nessuno dove gli ascensori per i disabili sono un ricordo oramai remoto e i disservizi invece all’ordine del giorno.
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al solito, chi da anni a livello nazionale toglie risorse ai comuni, punta il dito contro gli stessi comuni che non riescono a fronteggiare nemmeno le ordinarie manutenzioni. a sto giro, colti da inedito pudore, mandano avanti il loro sindacato a prendere i fischi del caso