La sede dell’Acta di Potenza
2 minuti per la letturaPrima applicazione anche in Basilicata della riforma Nordio: chiesti tre arresti per i furbetti dell’Acta Potenza. Avrebbero falsificato le presenze
POTENZA – Avrebbero falsificato le presenze in servizio di alcuni lavoratori truffando una società di proprietà pubblica come l’Acta, che si occupa di rifiuti e verde nella città di Potenza. Anche attraverso una serie di accessi abusivi al sistema informatico di rilevazione delle presenze in questione.
E’ questa l’accusa per cui la procura di Potenza ha chiesto l’emissione di un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di tre dipendenti dell’Acta.
Nei giorni scorsi comunicata la notizia della richiesta ai diretti interessati in ossequio a quanto previsto dalla riforma del codice di procedura penale voluta dal ministro della giustizia Carlo Nordio ed entrata in vigore in estate.
MARTEDI’ 24 SETTEMBRE L’INTERROGATORIO PREVENTIVO
Martedì prossimo (24 settembre 2024), quindi, i tre dipendenti Acta potranno presentarsi davanti al gip Lucio Setola, accompagnati dagli avvocati difensori, per un vero e proprio interrogatorio preventivo di garanzia. E in quella sede si vedranno contestate le accuse per cui sono state chieste le misure e avranno la possibilità di esporre quanto ritengono utile per la loro difesa.
Se invece riterranno di non presentarsi, o di farlo ma di avvalersi della facoltà di non rispondere, il procedimento seguirà comunque il suo corso e il gip deciderà sulla richiesta di misure cautelari in un tempo non meglio precisato.
Nelle convocazioni per gli interrogatori preventivi non si specifica quale sia la misura richiesta tra la custodia cautelare in carcere, gli arresti domiciliari o altre misure meno afflittive.
La riforma Nordio, però, prevede il vaglio delle richieste di custodia cautelare in carcere da un collegio di tre giudici e all’interrogatorio provveda il «presidente» del collegio, o un suo delegato. Mentre nel caso di specie il gip si firma solo come «giudice».
L’INCHIESTA SUI FURBETTI DEL CARTELLINO ALL’ACTA DI POTENZA
L’inchiesta sui furbetti del cartellino all’Acta risale all’anno scorso e risulta condotta dai militari dei carabinieri forestali.
Una sessantina i capi d’imputazione provvisoria formulati, per truffa aggravata, in quanto commessa a detrimento di risorse pubbliche, e accesso abusivo a un sistema informatico protetto.
Tra i beneficiari della falsificazione delle presenze, che risultano indagati a piede libero, ci sono dipendenti dell’Acta, ma anche diversi lavoratori interinali e personale impiegato nell’ambito di uno dei principali programmi regionali di contrasto al disagio sociale, il “reddito minimo d’inserimento”. Per questo il provento di alcune delle ipotesi di truffa contestate si ferma a qualche decina di euro, mentre in altri casi supera le diverse migliaia.
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