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Incarichi pilotati al Cpr di Palazzo San Gervasio: il Pm a caccia dei 430mila euro incassati da 2 avvocati ma il Riesame boccia il sequestro. Sospesi altri 2 colleghi


POTENZA – C’è anche il filone sugli incarichi legali pilotati nell’inchiesta sui maltrattamenti all’interno del Centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio, per cui nei giorni scorsi sono stati notificati avvisi di conclusione delle indagini per 27 persone.
Ed è per questo che, a fine giugno, è scattato anche il sequestro di 430mila euro nei confronti di due professionisti, Giuseppe Mariani di Muro Lucano e Gabriele Amodeo di Sant’Angelo Le Fratte, e l’interdizione dall’esercizio della professione per un anno nei confronti di altri due, i palazzesi Loredana Rago e Nicola Cosentino.

L’esecuzione delle misure cautelari, diversamente da quanto avviene solitamente a Potenza, non è stata resa nota. All’inizio di luglio, inoltre, il Tribunale del riesame è già intervenuto dichiarandola inefficace, quanto al sequestro, per un’altra circostanza alquanto inusuale. Di fatto dopo il deposito dei ricorsi dei difensori di due dei destinatari delle ordinanze in questione, l’avvocato Loredana Satriani per Mariani e il collega Gervasio Cicoria per Amodeo, dalla procura non sarebbero stati trasmessi per tempo gli atti a sostegno del provvedimento. Almeno non nei 5 giorni di tempo previsti.
A breve, ad ogni modo, non è escluso che il gip emetta una nuova ordinanza di sequestro per le medesime ragioni che lo avevano convinto a spiccare la prima, o che la procura faccia ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame. Per ripristinare l’ordinanza dichiarata inefficace.

LE INDAGINI SUGLI INCARICHI PILOTATI AL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO

L’esistenza di un filone d’indagine sugli incarichi legali pilotati all’interno del Centro per i rimpatri era emersa a gennaio, in occasione dell’esecuzione di altre misure cautelari per la vicenda dei maltrattamenti, al centro dell’inchiesta condotta dagli investigatori della polizia locale di Potenza e dalla sezione pubblica amministrazione della Squadra mobile del capoluogo.
Il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, e il procuratore aggiunto Maurizio Cardea ipotizzano il reato di «induzione indebita a carico dell’informatore legale e di un dipendente della Engel Italia srl, Antonella Patruno e Basit Abbasi, e degli avvocati Giuseppe Mariani e Gabriele Amodeo che avrebbero beneficiato di 671 nomine «su 898» nel 2018, e 855 «su 1410» nel 2019.

Nomine che sarebbero state pilotate materialmente dai primi a favore dei legali amici, «sfruttando l’estrema vulnerabilità e condizionabilità del trattenuti dovuta al loro stato di restrizione della libertà personale, al forte disagio ed alla estrema precarietà della loro collocazione all’interno del predetto Cpr (non dotato dei più elementari servizi di sostegno per i trattenuti), al loro isolamento dovuto alla sostanziale asserita di sostegno da parte di congiunti, e, soprattutto, al fortissimo timore del prossimo – concreto ed effettivo – rimpatrio verso il loro paese dì origine che sentivano (…) come ancora più sicuro é prossimo, ove non avessero assecondato le richieste di Abbasi e della Patruno».

L’ACCUSA DI FALSO PER LE ATTESTAZIONI

Patruno, Abbasi, Mariani e Amodeo sono accusati anche di falso per le attestazioni artefatte, o fatte firmare in maniera inconsapevole, in cui venivano raccolte le nomine in questione, remunerate dallo stato coi fondi per il gratuito patrocinio.
Sempre Abbasi più Mariani e Amodeo, inoltre, rischiano il processo per corruzione per il denaro con cui sarebbe stato ricompensato il dipendente della Engels, per la sua attività di procacciamento clienti.
Denaro che avrebbe rappresentato «una percentuale delle somme poi percepite da Mariani e dall’Amodeo» come compenso per le prestazioni legali rese per gli ospiti del Cpr.

IL REATO DI CORRUZIONE E DI TRUFFA

Più «altre utilità che convenzionalmente venivano definite “caffé” da Abbasi».
I pm potentini ipotizzano anche il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso col poliziotto Rosario Olivieri, invece, per i due legali palazzesi, nonché coniugi, Rago e Cosentino, che da qualche giorni, all’Albo degli avvocati di Potenza, risultano sospesi dall’esercizio della professione.
Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, infatti, in un’occasione Olivieri avrebbe prospettato a un ospite del Cpr «che non sarebbe mai stato liberato se non avesse scelto come proprio difensore innanzi al giudice di pace l’avvocato Rago».

Ai due coniugi, che per gli inquirenti sarebbero stati «impegnati in modo continuo e permanente nell’attività di assistenza legale agli stranieri trattenuti nel Cpr», viene contestato anche il reato di truffa ai danni dello Stato perché per ottenere gli incarichi di difesa dei trattenuti, retribuiti dallo Stato col gratuito patrocinio, avrebbero remunerato i loro assistiti con «telefonini ed altro».

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