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POTENZA – Un’altra pronuncia favorevole a Salvatore Caiata, deputato di Fratelli d’Italia e presidente del Potenza Calcio, nell’ambito dell’inchiesta “Hidden Partner”, messa su dalla Procura di Siena sulla base di un’indagine della Guardia di Finanza terminata a marzo. L’ultimo appello, proposto dal gip Ilaria Cornetti, rispetto all’ordinanza  del Tribunale emessa lo scorso 13 luglio, è stato dichiarato inammissibile.

Resta valida quindi quella pronuncia con la quale erano state respinte  in blocco le richieste di  misure  interdittive e di sospensione temporanea di licenze, concessioni e autorizzazioni a carico delle undici società coinvolte nell’inchiesta  che aveva messo a soqquadro il mondo della ristorazione di Siena sulla base di una accusa che ipotizzava i reati di riciclaggio internazionale, autoriciclaggio e corruzione. 

In particolare erano state coinvolte tra le altre  la Sielna Spa, del magnate kazako Igor Bidilo, “Ristorante il Campo”, il Potenza Calcio   e  “La Cascina”. In particolar modo, riferendoci proprio a questa ultima pronuncia, l’appello era stato proposto alla metà del mese di agosto ed era relativo all’ordinanza dello scorso 13 luglio (successiva alla discussione tenutasi ad inizio maggio)  quando il giudice, motivando le singole decisioni, rigettò in blocco le istanze di natura cautelare per tutte le società, che si trovano coinvolte nell’inchiesta, ai sensi della legge 231 sulla responsabilità degli enti.   

Per quanto attiene Caiata, difeso da Lorenzo De Martino e Donatello Cimadomo, prevalse la linea difensiva per la quale si era dimostrato che non si configurava l’ipotesi accusatoria di autoricicalggio e come le società non avessero tratto nessun vantaggio dalle presunte attività illecite. 

Nella vicenda non è la prima volta che la difesa di Caiata ha la meglio sull’accusa. Infatti già era stata respinta la prima richiesta di misure interdittive (a marzo fu chiesto l’arresto per il deputato e il sequestro delle sue quote del Potenza), successivamente fu chiesta una misura contro il Potenza, ossia la sospensione  delle  autorizzazioni e delle licenze necessarie per esercitare l’impresa (e questo mise addirittura in dubbio l’iscrizione al campionato di Lega Pro della squadra), il divieto di concludere contratti con la pubblica amministrazione, lo stop all’erogazione di finanziamenti pubblici, qualora ve ne fossero stati.

Ma per questa richiesta era necessaria  l’udienza  che si tenne a luglio con esito nuovamente favorevole alla difesa. De Martino e  Cimadomo seppero dimostrare che non c’era stato nessun beneficio di riflesso per il Potenza Calcio. In conclusione,  avverso questa decisione il gip Conetti, che aveva ricevuto in eredità dal suo predecessore Buccino Grimaldi gli atti, propose ad  agosto appello, la cui decisione di inammissibilità  è arrivata con l’ordinanza di ieri mattina. 

Caiata non ha nascosto la sua soddisfazione ed ha preferito non adombrare sospetti su una sorta di persecuzione nei suoi riguardi, dato che in questa vicenda sta segnando solo punti a suo favore, si è limitato a dichiarare: “Ero molto sereno e fiducioso nell’azione della magistratura e sono molto soddisfatto per come sono andate le cose. E’ l’ennesimo appello che è stato rigettato, credo che lo stato delle cose sia abbastanza evidente a tutti e non vado oltre a esprimere pareri sulla situazione che si è creata”.

Riepilogando la storia:  con l’operazione ‘Hidden partner’, portata avanti dalla Guardia di Finanza,  si era entrati nel merito delle attività in Italia del magnate kazako Igor Bidilo e della società Sielna, di cui detiene l’80% del capitale, che controlla marchi prestigiosi della ristorazione, alcuni dei quali operanti nella città del Palio, dove anche Caiata ha interessi imprenditoriali. 

Nel mese di marzo del 2021 il gip Buccino Grimaldi chiese  misure pesanti che avrebbero ricadute gravi sull’attività delle società coinvolte e tra queste anche sul  Potenza Calcio, mentre per il presidente Caiata si chiedeva l’arresto e il sequestro delle quote. Di lì in poi la serie di eventi che si sono conclusi con l’ulteriore pronuncia favorevole a Caiata.

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