L'Asp di Potenza
3 minuti per la letturaPOTENZA – Si sono presentati ieri mattina negli uffici dell’Azienda sanitaria di Potenza in via Torraca e via della Fisica gli investigatori della procura del capoluogo, che da qualche settimana indagano sulle corsie privilegiate per l’accesso ai tamponi per la diagnosi del covid 19 riservate a un numero ristretto di “vip” lucani.
I militari della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, al comando del colonnello Domenico Del Prete, hanno acquisito una serie di atti ed effettuato copie della corrispondenza informatica in entrata e uscita, in particolare, dagli uffici della direzione sanitaria dell’Asp, guidata da Luigi D’Angola. L’inchiesta, infatti ruota attorno alle denunce su pazienti abbandonati a se stessi, mentre i tamponi disponibili, particolarmente ambiti durante la prima fase dell’emergenza per le limitate capacità di processamento a disposizione della Regione, venivano riservati a una stretta cerchia di privilegiati. Un ritardo nella diagnosi del coronavirus che ha rinviato l’adozione delle terapie più opportuna per provare a contrastare gli effetti del contagio e in qualche caso potrebbe aver determinato il decesso del paziente.
Da mettere a fuoco, quindi, ci sono i criteri adottati a livello regionale per scegliere chi sottoporre al test e chi no, e le eventuali eccezioni effettuate. Di qui l’esigenza di acquisire atti e corrispondenza informatica per ricostruire la catena di comando ai vertici della sanità lucana, che ha consentito a molti cittadini senza alcun sintomo preoccupante di ricevere la visita degli operatori sanitari. Il tutto mentre altri, nonostante tosse, febbre e quant’altro, sono stati lasciati a casa per poi finire, al momento dell’arrivo al San Carlo, direttamente in terapia intensiva nelle mani dei rianimatori. Lì dove spesso ci si sarebbe resi conto che era troppo tardi per evitare la tragedia.
I casi che a Potenza tutti ricordano sono senz’altro quelli dell’imprenditore Palmiro Parisi e del giornalista Antonio Nicastro, che era stato il primo a denunciare proprio i ritardi dei tamponi. Su quest’ultima vicenda, tuttavia, è stata aperta un’inchiesta parallela a quella dei carabinieri, condotta dagli agenti della Squadra mobile di Potenza, che avrebbe messo a fuoco in particolare l’operato del pronto soccorso del San Carlo. Con le porte chiuse in cui Nicastro si è imbattuto dopo giorni di sofferenze inascoltate, venendo rimandato a casa, senza che gli fosse effettuato né il tanto agognato tampone, né la radiografia toracica che era stata suggerita da una guardia medica. Nonostante tosse e febbre resistenti a più di una settimana di terapia antibiotica.
Intanto, al San Carlo, non si attenuano le tensioni dopo i ritardi nella ripartenza delle attività ordinarie, bloccate per due mesi a causa dell’emergenza sanitaria, e la serrata annunciata lunedì dal direttore generale Massimo Barresi. Un blocco delle attività che sarebbe la conseguenza del taglio di una decina di milioni di euro promessi dalla Regione per ripianare i debiti del suo bilancio 2019.
L’ultimo caso che anima l’azienda ospedaliera regionale è esploso col ritorno in servizio dell’ormai ex direttore generale del Crob Cristiana Mecca, che ha deciso di anticipare i tempi senza attendere più la scelta del governatore Bardi per la guida proprio dell’Istituto oncologico di Rionero. Tra lei e gli altri 3 candidati in pista. Una scelta praticamente dovuta dopo che Barresi, a sorpresa, aveva messo a bando l’incarico di capo del personale che lei aveva lasciato, nel 2012, quando ha chiesto l’aspettativa per assumere l’incarico di direttore amministrativo dell’Asp.
Martedì mattina Mecca sarebbe voluta tornare nel suo ufficio ma le è stato sostanzialmente impedito. Quindi sull’albo pretorio dell’azienda ospedaliera regionale è apparsa una delibera che sospende il bando per l’affidamento del suo incarico confermando alla guida dell’ufficio del personale, per quanto paradossale, la sostituta di Mecca, Patrizia Vinci (di recente scelta da Barresi anche come presidente del “suo” temuto consiglio di disciplina). Infine è stata pubblicata un’ulteriore delibera che le affida un altro ufficio all’interno del provveditorato.
Si annunciano altri strascichi giudiziari, insomma. In attesa che il Tar sciolga la sua riserva sul ricorso sulla legittimità dell’incarico dello stesso Barresi, discusso in aula la scorsa settimana.
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