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POTENZA – Dopo che lo scorso 5 agosto i pubblici ministeri titolari dell’indagine avevano dato il via libera al dissequestro (LEGGI LA NOTIZIA) adesso arriva la decisione del giudice per le indagini preliminari Tiziana Petrocelli che a distanza di circa 4 mesi dispone il dissequestro definitivo dell’impianto Eni di Viggiano in provincia di Potenza, impianto che prima dello stop arrivava a lavorare fino a 75 mila barili di petrolio al giorno.
La parabola dell’impianto Eni di Viggiano ha avuto inizio il 31 marzo scorso con il sequestro disposto su richiesta dei pubblici ministeri della Procura di Potenza, Francesco Basentini e Laura Triassi e, dopo un dissequestro temporaneo disposto a giugno per permettere alcuni lavori di modifica (LEGGI LA NOTIZIA), ed è giunta a compimento, dunque, oggi con la decisione del magistrato titolare del fascicolo giudiziario.
Il provvedimento è stato notificato all’Eni che ora dovrà valutare i tempi per la ripresa dell’attività.
Il sequestro riguardava due vasche all’interno del centro e il pozzo di reinizione “Costa Molina 2”, nell’ambito dell’inchiesta sullo smaltimento degli scarti di produzione, delle acque e dei fanghi che, secondo le indagini, dovevano essere smaltiti come rifiuti pericolosi e invece venivano trattati come non pericolosi.
A giugno l’Eni iniziò alcuni lavori nel centro su indicazione dei consulenti nominati dai pm della Procura potentina: nelle scorse settimane gli stessi periti hanno verificato l’idoneità dei lavori, inviando ai magistrati una perizia in base alla quale è stato depositato un parere favorevole della Procura che ha portato, oggi, al dissequestro dell’impianto.
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