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I sindacati sperano nella ripresa entro 30 giorni. Basentini e Triassi hanno chiesto anche il rinvio a giudizio per 59 persone e dieci società – tra cui l’Eni – nell’ambito dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata

POTENZA – I pm di Potenza, Francesco Basentini e Laura Triassi, che coordinano l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, hanno dato parere favorevole al dissequestro del Centro Oli dell’Eni, a Viggiano (Potenza), in base alle verifiche effettuate nelle ultime settimane dai consulenti della Procura. Nel centro oli di Viggiano, fino al 31 marzo scorso – quando l’inchiesta portò al sequestro di alcune strutture, venivano trattati circa 75mila barili di petrolio al giorno. Ora potrà riprendere l’attività.

LE VERIFICHE DEI CONSULENTI DELLA PROCURA AL COVA

Stamani, a Potenza, si è appreso anche che i pm potentini hanno chiesto il rinvio a giudizio per 59 persone e dieci società – tra cui l’Eni – nell’ambito dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Esce definitivamente dall’inchiesta il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo (Pd), la cui posizione era già stata stralciata nelle scorse settimane. La richiesta non riguarda invece il «filone siciliano» dell’inchiesta, trasferito a Roma per competenza territoriale in base a una decisione della Procura generale della Cassazione, su un’istanza presentata a giugno da Alessandro Diddi, avvocato del lobbista Nicola Colicchi.

IL CICLONE DI FINE MARZO Lo scorso 31 marzo il gip dispose il sequestro di due vasche e di un pozzo di reiniezione, per i quali è stato poi deciso il dissequestro temporaneo, lo scorso 1 giugno, proprio per permettere all’Eni di realizzare alcune modifiche indicate dai consulenti della Procura.  Il parere positivo dei pubblici ministeri contiene anche alcune indicazioni, che riguardano principalmente i codici da utilizzare per lo smaltimento delle acque e degli scarti di produzione (i codici Cer 190203 o 190204, che riguardano “miscugli di rifiuti composti esclusivamente da rifiuti non pericolosi» e «miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso», e il codice 130508, per i prodotti derivati dalla separazione dell’acqua dall’olio). Sarà ora il gip a decidere sul dissequestro della struttura in base al parere depositato dai pm. 

I SINDACATI SPERANO NELLA RIPRESA ENTRO 30 GIORNI «Confidiamo in un rapido sblocco degli impianti per restituire alla piena operatività il centro olio nel rispetto della sicurezza dei lavoratori e della salvaguardia dell’ambiente”: lo hanno detto, in una nota congiunta, i segretario generali della Basilicata di Cgil, Cisl e Uil, Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro. «Al momento non abbiamo una data certa per la ripresa della produzione – ha aggiunto – che, come è facile comprendere, è legata al dissequestro degli impianti da parte della magistratura e ai tempi tecnici per il riavvio di tutto il centro olio, tempi che Eni quantifica in circa 30 giorni». I segretari delle tre organizzazioni – riferendosi ad un incontro avuto ieri con l’Eni – hanno definito «significativa l’apertura da parte di Eni che ha condiviso la preoccupazione dei sindacati per la tenuta dei livelli occupazionali, impegnandosi con un documento condiviso a promuovere ogni azione necessaria alla salvaguardia dei posti di lavoro consolidati alla data del 31 marzo scorso. La multinazionale energetica ha inoltre annunciato che, a differenza del passato, presenzierà ai prossimi tavoli di confronto con le imprese dell’indotto proprio con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sui posti di lavoro, con particolare attenzione ai cambi che nel frattempo sono intervenuti in alcuni appalti»

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