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SONO tornati tutti a Potenza gli amici di Domenico Lorusso, il giovane ingegnere ucciso da un uomo – tuttora sconosciuto – lo scorso 28 maggio a Monaco di Baviera. Sono in attesa di Domenico. Sarà accaduto chissà quante volte di doverlo aspettare, per ritrovarsi tutti insieme per una cena o per un viaggio. Stavolta è tutto diverso.
Non ci sono progetti da fare, non ci sono nuovi luoghi da raggiungere e conoscere. Oggi Domenico torna a casa, nella sua Potenza, tra i suoi amici. Dalla sua famiglia, così dignitosa nel suo profondo dolore. Una famiglia che chiede silenzio, perchè dopo quello che è accaduto c’è davvero poco da dire. Una famiglia che in queste ore cerca ancora il sorriso di Domenico tra le foto che così generosamente offre. Perché in quel sorriso aperto e disponibile sembra ancora non voler morire la voglia di fare, di impegnarsi, di vivere.
Da ieri sera la comunità che si raccoglie attorno alla parrocchia di San Giovanni Bosco è riunita. Oggi ci saranno i funerali -dalle 13 alle 16 la parrocchia ospiterà la camera ardente – ma in realtà sono tutti riuniti in preghiera da ieri sera. Una lunga veglia in attesa dell’amico di una vita, dell’amico generoso e capace che viveva con la sua fidanzata a Monaco da due anni. Dell’amico che non c’è più perché è andato incontro al suo assassino per chiedere spiegazioni per uno sputo contro la ragazza che amava. Perché Domenico, con tutta la sua fiducia nel mondo e negli altri, mai avrebbe pensato di poter morire per questo. Non voleva litigare, solo capire. E invece quell’uomo, dopo aver sferrato quella coltellata fatale, si è allontana lungo il Corneliusbrücke, un ponte vicino al luogo dell’incidente. Oggi si scopre, tra l’altro, che dopo essersi allontanato precipitosamente, l’assassino se ne è poi andato camminando, forse per non insospettire gli altri passanti che si avvicinavano. Era davvero ubriaco allora? Forse non così tanto da non rendersi conto che correndo avrebbe attirato su di sè l’attenzione.
E sembra tutto così assurdo da essere quasi irreale. Anche Monaco di Baviera sembra diversa. Una città tranquilla, senza nessun grave fatto di sangue, dove tutti i ragazzi vengono accolti sempre molto bene. Dopo l’omicidio di Domenico anche a Monaco si dicono tutti più spaventati, sconvolti. Perché quei ragazzi che lasciano il loro Paese per lavoro, tra l’altro, rappresentano delle enormi risorse. E lo era anche il giovane ingegnere informatico potentino, che lavorava in una società di volo. Che a Monaco Domenico c’era arrivato dopo aver fatto esperienze a Liverpool e New York. Perché era uno preparato, uno di quelli che si impegnano davvero.
E poi c’era l’altro Domenico, quello attivo nel volontariato, sempre pronto ad aiutare gli altri, quello – come scrivono i familiari «presente sin da piccolo nella parrocchia di San Giovanni Bosco di Potenza», il ragazzo che «non ha mai dimenticato le sue radici, conservando un attaccamento ai valori che lo hanno visto crescere e formarsi attivamente nei Salesiani, come animatore e coordinatore degli Amici Domenico Savio e come volontario del Vis (volonariato internazionale per lo sviluppo) in Madagascar.
In Italia tornerà anche la sua giovane fidanzata. A 28 anni ha dovuto affrontare la più brutta delle prove. Ha dovuto assistere a quell’omicidio, ha dovuto, fino alla fine, star vicino all’uomo con il quale pensava di invecchiare probabilmente. Oggi anche lei dovrà dirgli addio, così come dovrà dire addio a tutti i progetti e ai sogni che con quell’uomo aveva fatto. Tutto finito, in pochi attimi.
Due ragazzi uniti e felici, che si erano realizzati professionalmente e che sognavano una vita normale e serena, ma che oggi dovranno dividersi.
Un dolore che ognuno dovrà portarsi nel cuore per sempre. E che quel generoso sorriso che resta a raccontare Domenico non riuscirà mai a cancellare.
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