Nicola Donadio
3 minuti per la letturaCondanna definitiva per l’omicidio Donadio, respinto il ricorso e confermata dalla Cassazione la pena a 23 anni per Zegarac
E’ diventata definitiva la condanna a 23 anni di Edi Zegarac, di 55 anni, per l’assassinio del lucano Nicola Donadio, di 50, avvenuto il 12 gennaio del 2022 a Misano (Rimini), nel piazzale a ridosso del depuratore. In questi giorni, infatti, la Cassazione ha respinto il ricorso che era stato presentato dal difensore di Zegarac, l’avvocato Massimiliano Orrù, confermando la sentenza della Corte di appello di Bologna nei confronti del 55 enne con doppia cittadinanza, slovena e italiana. La Corte d’appello di Bologna aveva condannato l’imputato aumentando la pena inflitta dalla Corte d’assise di Rimini che invece lo aveva condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione.
Le parti civili, ossia le quattro figlie e la moglie di Donadio, originario di Chiaromonte, avevano impugnato la sentenza di primo grado. Così aveva fatto anche il sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani che in primo grado aveva contestato, ritenendole sussistenti, le aggravanti dei futili motivi e della minorata difesa.
La Corte di Bologna aveva riconosciuto le aggravanti eliminando lo sconto di pena di cui Zegarac aveva beneficiato in primo grado per la scelta del rito abbreviato e perché non erano state riconosciute le aggravanti. Sentenza che con il rigetto della Cassazione diventa definitiva.
Quello del bilanciere era stato un omicidio risolto in meno di 24 ore perché la stessa vittima, ritrovata agonizzante, aveva dato ai carabinieri il nome del killer. «E’ stato Edi. E’ stato lui», prima di perdere i sensi, aveva avuto la forza di dire Donadio, colpito numerose volte al capo con un bilanciere d’acciaio. Non era morto subito e all’arrivo dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Riccione era stato in grado di parlare e prima di spirare aveva indicato la porta del bagno dove ancora si nascondeva il killer.
Zegarac, quando aveva riaperto la porta del bagno, in lacrime e con i vestiti ancora tutti insanguinati , aveva confessato subito. Il giorno del delitto, il 55enne era andato da Donadio, suo vicino di casa, con l’intento di parlargli per convincerlo a ritirare una querela presentata qualche tempo prima, ma la situazione sarebbe degenerata portando quindi alla feroce aggressione. Tra lui e Donadio da tempo non correva buon sangue.
Tutti e due vivevano in dei container forniti dal Comune per le persone in difficoltà e già in passato c’erano stati degli screzi riguardanti il posizionamento di una foriera tra le due abitazioni. Ne era nata una lite violenta: Zegarac aveva spintonato Donadio, che cadendo a terra si era fatta male (lesioni guaribili in tre giorni), e gli aveva rotto il cellulare. Per questi fatti Donadio aveva presentato una querela nei confronti del vicino di casa. Quest’ultimo aveva poi ricevuto una notifica del tribunale di Rimini, con la quale lo si informava dell’inizio del procedimento giudiziario a suo carico. Forse quel giorno sperava di poter avere un chiarimento, e di convincere il vicino a ritirare la denuncia. Donadio viveva da tempo in Riviera dove lavorava come dipendente di una multiutility dell’energia. In precedenza aveva lavorato anche come autista.
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