Lorenzo Pucillo
3 minuti per la letturaSpuntano delle intercettazioni shock in carcere del reo confesso dell’omicidio Pucillo, Errico, per il quale è stato chiesto l’ergastolo
POTENZA – Il pm Giampaolo Robustella ha chiesto la condanna all’ergastolo con l’isolamento diurno per due mesi per Giovanni Battista Errico, il taglialegna 43enne di Pescopagano reo confesso dell’omicidio, a marzo dell’anno scorso, del medico-allevatore, Lorenzo Pucillo. Per questioni legate agli sconfinamenti delle vacche del secondo nei boschi gestiti dal primo.
La richiesta della pubblica accusa è arrivata al termine di una dura requisitoria in cui il pm ha fatto riferimento alle intercettazioni in carcere di Errico. Una serie di colloqui registrati di nascosto, per la precisione, in cui il 43enne avrebbe mostrato un atteggiamento ben diverso da quello esibito di fronte ai magistrati durante le sue confessioni. Lasciando intravedere in maniera nitida proprio l’opportunismo di quelle confessioni, per evitare la condanna al carcere a vita.
«Io mi faccio dieci anni (di carcere, ndr) per la vita sua. E pure se è morto le vacche gliele faccio sparire, e gli faccio gli sfregi ogni anno, ogni anno».
Così il taglialegna avrebbe rivendicato il gesto compiuto con una persona di fiducia, senza sapere dei microfoni nascosti.
Mentre in altre conversazioni avrebbe persino riso dell’omicidio e dello scempio compiuto col suo fucile a pallettoni del volto di Pucillo, etichettandolo «l’infamone». Esibendo disprezzo persino per i suoi familiari.
Durante la requisitoria il pm ha parlato, più in generale, di un «omicidio efferato compiuto con modalità brutali». E di «una spedizione punitiva» compiuta con «modalità quasi mafiose, che non appartengono a questo territorio».
A Errico è contestato il reato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi.
La premeditazione per «essersi recato armato al cospetto della persona offesa». I futili motivi perché a muovere la sua mano sarebbe stato il rancore per banali «questioni di vicinato».
Confessando l’accaduto agli inquirenti che lo avevano fermato, un mese dopo il delitto, il taglialegna aveva raccontato, in particolare, di coltivare dei terreni in contrada Cucumiello, nella periferia di Pescopagano, confinanti con quelli in cui il medico allevatore gestiva una mandria di vacche di razza podolica. Di qui le prime «ruggini», nel 2012, sulla presenza in uno di questi terreni degli animali di proprietà del 70enne Pucillo, noto anche in ambienti sportivi in quanto medico sportivo del Picerno calcio.
«Durante l’inverno si spezzò la recinzione e le mucche andarono nel seminativo». Ha raccontato Errico. «Io glielo dissi e lui faceva orecchie da mercante. Successivamente la storia si ripetette e le mucche andavano continuamente nei miei seminativi».
Fino al 21 marzo 2023.
«Quando mi sono recato da lui ho visto tutti i danni ai miei terreni, sono sceso da lui che si trovava con il trattore e lo invitai a sistemare la rete ma lui non ne volle sapere. Allora sono andato a prendere il fucile e ho sparato».
Errico, a sua discolpa, aveva evidenziato le difficoltà a far valere le sue ragioni altrimenti. Nonostante ne avesse pieno diritto.
«L’anno scorso il 25 aprile avvisai la forestale – ha spiegato – ma non ho visto miglioramenti, gli volevo fare la denuncia penale ma era complesso prendere le matricole alle mucche».
Il processo riprenderà il 10 dicembre per le discussioni dei legali dei familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Paolo Pesacane e Camillo Naborre.
Il 17 dicembre, invece, sono previste le arringhe dei difensori di Errico, gli avvocati Pasqualina Benedetto e Gaetano Aufiero. Poi la Corte d’assise presieduta da Rosario Baglioni dovrebbe emettere la sua sentenza.
Pucillo è stato il quarto allevatore ucciso in meno di 10 anni in Basilicata per ritorsione per gli sconfinamenti dei suoi animali.
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