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Chiuso il processo contro i nove imputati per i presunti maltrattamenti nella struttura dei Padri Trinitari di Venosa


Non luogo a procedere. Lo ha deciso ieri il Tribunale di Potenza nei confronti di nove imputati nel processo per presunti maltrattamenti avvenuti nella struttura dei Padri Trinitari di Venosa.
Stessa decisione è stata assunta dai giudici anche per un altro imputato che era morto a gennaio scorso. I fatti risalgono al marzo del 2018 e sono quelli relativi all’inchiesta denominata “Riabilitazione invisibile”, con 15 indagati. Sei persone erano già state assolte nel 2020.

Padri Trinitari di Venosa, non luogo a procedere per gli imputati

I fatti avevano riguardato presunti maltrattamenti all’interno della struttura di Venosa. Il gip Michela Tiziana Petrocelli all’epoca aveva inoltre disposto la sospensione e l’interdizione dalla professione per un neuropsichiatra infantile e per un medico. Le persone coinvolte, a vario titolo, era in totale 15 per concorso in maltrattamenti, falsità ideologica e omissione di atti d’ufficio. In otto erano finiti ai domiciliari, quattro con obbligo di dimora.
Ieri, quattro anni dopo i fatti che erano finiti nell’inchiesta “Riabilitazione invisibile”, la chiusura del processo.
A difesa dell’operato della struttura era scesa in campo l’Associazione dei genitori dei disabili ricoverati. «Il presentare in modo scandalistico dovute azioni di contenimento, poste in essere con responsabilità e tatto verso ragazzi ospiti dell’Istituto di Venosa, a salvaguardia e tutela della propria e altrui salute, è atto di irresponsabilità e deliberato sabotaggio, posto in essere con finalità altre – avevano commentato.
Le accuse sono passate all’ipotesi di percosse e la mancanza di querela hanno condotto alla decisione del giudice Rosario Baglioni, rigettando la richiesta della pm Antonella Mariniello che aveva chiesto fino a quattro anni di condanna per i nove imputati che non erano stati assolti già con rito abbreviato. I filmati che all’epoca avevano indicato l’istituto come un teatro di maltrattamenti, avrebbero risentito di azioni in montaggio accelerato tanto che il Gup aveva chiesto una perizia. Le motivazioni sono attese entro 90 giorni.
Dalla difesa di molti degli imputati il commento che parla di ricostruzioni di giustizia mediatica. In quell’occasione furono in 14 a essere licenziati.

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