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Ascesa e caduta di una famiglia, rito abbreviato per i fratelli potentini Molinari per le case rilevate sottoprezzo da un fallimento curato dal padre


POTENZA – Qualche anno addietro fece clamore la festa organizzata nell’enoteca di famiglia, col fior fiore della magistratura lucana. Per accogliere l’allora presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. E qualche anno dopo proprio dagli uffici giudiziari potentini hanno smesso di arrivare incarichi vari, per far spazio alle dolenti note. Ed è arrivato l’arresto, in meno di 3 mesi, prima del padre e poi del figlio.

È una parabola sorprendente quella disegnata dalle ultime inchieste della procura del capoluogo per i Molinari. Il capofamiglia, Fernando, tra i più noti avvocati civilista del foro potentino. E i due figli Gianluca, avvocato a sua volta, e Pierluigi, anima dell’enoteca Vintage (non coinvolta nelle indagini, ndr), a due passi dalla Questura.

ASCESA E CADUTA DELLA FAMIGLIA MOLINARI

L’ultimo tratto di penna è apparso mercoledì mattina, quando Gianluca è finito ai domiciliari per un reato commesso in qualità di amministratore giudiziario della ditta di pompe funebri confiscata a Giovanni Quaratino.
Ma le sventure erano iniziate già a marzo, quando il padre è finito a sua volta ai domiciliari con l’accusa di aver svenduto ai figli i beni di una società di cui era stato nominato, sempre dal Tribunale, curatore fallimentare.

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Mercoledì mattina quest’ultima vicenda è già approdata davanti al giudice per l’udienza preliminare Ida Iura. Proprio mentre venivano ultimate le formalità di rito legate all’esecuzione delle misure cautelari per la vicenda Quaratino.
A fronte della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm potentini, quindi, è stata formalizzata l’opzione per il rito abbreviato dei due fratelli Molinari. Mentre il padre e gli altri imputati verranno giudicati col rito ordinario.
Il verdetto del gup, inclusa la sentenza per i due fratelli, è atteso non prima del 4 luglio. A quella data, infatti, è stato fissato il prosieguo dell’udienza dopo un’eccezione difensiva sull’utilizzabilità di alcuni atti d’indagine.

FISSATO L’INTERROGATORIO DAL GIP DI GIANLUCA MOLINARI

È stato fissato per l’inizio della prossima settimana, invece, l’interrogatorio di garanzia per Gianluca davanti al gip Lucio Setola. Nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione “clandestina” della ditta di pompe funebri di Quaratino.
L’avvocato tra il 2003 e il 2023 risulta aver accumulato 14 diverse nomine di provenienza giudiziaria come curatore fallimentare di aziende del capoluogo e dintorni. Inclusa qualcuna più nota come la M.c.l. Multi commerciale Lamorgese – s.r.l della storica famiglia di commercianti del centro storico potentino.
Quella per la ditta di pompe funebri Padre Pio, quindi, risulta l’unica nomina come amministratore giudiziario in seguito a un provvedimento di confisca adottato ai sensi della normativa antimafia. Dal momento che il titolare, Giovanni Quaratino, già condannato per mafia agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso, non sarebbe riuscito a dimostrare la provenienza legittima del capitale investito nell’impresa.

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Il 73nne e la figlia Marilena, per cui sono stati disposti, rispettivamente, il carcere e gli arresti domiciliari, dovrebbero comparire oggi stesso in Tribunale.
Nei loro confronti l’accusa è di peculato per aver sottratto all’amministrazione giudiziaria della ditta di famiglia, con la complicità di Molinari, poco meno di 80mila euro. Continuando a gestire l’attività come una cosa “loro”.

LE ACCUSE IN CAPO AI QUARATINO E A MOLINARI

Gli inquirenti dell’Antimafia lucana avrebbero individuato, in particolare tra il 2019 e il 2022: «centinaia di episodi di appropriazione di somme di denaro per decine di migliaia di euro complessivamente versate da parenti di defunti committenti dei servizi funebri con l’Agenzia di onoranze funebri “Padre Pio».
A relazionarsi con padre e figlia come se fossero ancora i titolari della ditta, però, non ci sarebbero stati soltanto i parenti dei defunti. Ma anche: «enti pubblici, associazioni sindacali, ordini di categoria, Polizia Municipale, titolari e gestori di agenzie di onoranze funebri sedenti in altri territori per servizi evidentemente resi anche a quest’ultimi».

«A conferma – secondo l’ accusa – dell’assenza di alcuna reale discontinuità gestionale fra il periodo in cui Agenzia di onoranze funebri “Padre pio società cooperativa” era nella legittima disponibilità della famiglia Quaratino e quello in cui era stata disposta l’amministrazione giudiziaria dei beni prima sequestrati e poi confiscati».

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