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Sì della VII commissione del Csm allo scatto di anzianità per la giudice Verrastro: «Nessun riscontro alle accuse di Stefanutti»
SONO «del tutto prive di riscontro» le accuse rivolte dal boss potentino Dorino Stefanutti alla giudice della sezione lavoro del Tribunale di Potenza, Rosa Maria Verrastro. A proposito di presunte “soffiate” al clan sulle indagini dell’Antimafia da parte di un congiunto dello stesso giudice.
È quanto accertato dalla settimana commissione del Consiglio superiore della Magistratura.
Nei giorni scorsi i commissari incaricati di valutare il percorso professionale delle toghe hanno inviato al plenum di Palazzo Bachelet (ex Palazzo dei Marescialli) una bozza di delibera al riguardo. Con la proposta di riconoscere alla giudice aviglianese un ulteriore scatto di anzianità, il terzo dal suo ingresso in magistratura, con effetti retroattivi da ottobre del 2021.
A febbraio dell’anno scorso si era già espresso all’unanimità a favore dello scatto il consiglio giudiziario di Potenza, che è l’organo territoriale del Csm.
La settima commissione, però, si è dovuta soffermare sul procedimento aperto da un’altra commissione, la prima, rispetto a una possibile causa di incompatibilità ambientale. Procedimento scaturito dalle dichiarazioni rese a novembre del 2021 da Stefanutti davanti a un altro magistrato potentino, il gip Lucio Setola. Durante l’interrogatorio di garanzia seguito alla notifica in carcere, dove sta scontando la condanna a 18 anni di carcere per l’omicidio di Donato Abruzzese, di un’ulteriore ordinanza di arresti. Nell’ambito dell’inchiesta “Lucania felix” sui nuovi affari dello storico clan potentino.
LE INDAGINI SULLA GIUDICE VERRASTRO DOPO LE DICHIARAZIONI DI STEFANUTTI ACQUISITE DAL CSM
La I commissione del Csm ha anche acquisito l’esito delle verifiche effettuate dai pm di Catanzaro, competenti per le indagini in cui sono coinvolti i magistrati lucani. Nel 2022, infatti, Verrastro risulta iscritta sul registro degli indagati per un’ipotesi di concorso in rivelazione d’ufficio, con l’aggravante dell’agevolazione a un clan mafioso. Ad agosto dell’anno scorso, però, gli stessi pm di Catanzaro hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione del caso.
Nella proposta di delibera trasmessa al plenum del Csm si legge che le «propalazioni» di Stefanutti: «da un lato, restavano del tutto prive di riscontro probatorio anche all’esito dell’attività istruttoria disposta dall’autorità giudiziaria e, dall’altro, non venivano confermate dallo stesso dichiarante che, invitato successivamente a rendere interrogatorio (…) presso la casa di reclusione ove era ristretto, al fine di meglio chiarire le precedenti dichiarazioni, si avvaleva della facoltà di non rispondere».
Di qui il giudizio finale della commissione per cui: «in considerazione degli atti acquisiti, ivi compreso l’indicato parere, la dottoressa Rosa Maria Verrastro, sia per indipendenza, imparzialità ed equilibrio, sia per capacità, laboriosità, diligenza ed impegno dimostrati nell’esercizio delle funzioni espletate, deve essere pertanto giudicata con esito positivo in ordine al conseguimento della terza valutazione di professionalità».
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