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Le ragioni che hanno portato l’ex governatore della Basilicata, Pittella, ad essere assolto, spiegate con i dubbi sulla revisione delle graduatorie dei concorsi sanità
POTENZA – Non c’è modo di stabilire «al di là di ogni ragionevole dubbio» a quali «correttivi» facesse riferimento l’ex direttore amministrativo dell’Asm, dopo aver incontrato l’allora governatore Marcello Pittella. Ovvero se intendesse i «correttivi» già effettuati sulle graduatorie del concorso a cui partecipavano i raccomandati dell’ex governatore, o altri ancora richiesti espressamente da quest’ultimo.
E’ questa la ragione alla base della conferma dell’assoluzione dell’ex presidente della giunta regionale nel processo sui concorsi truccati nella sanità. Sei anni dopo l’esplosione del caso che gli è costato gli arresti domiciliari e 5 mesi di sospensione dall’incarico. Prima delle dimissioni e della rinuncia alla corsa per un secondo mandato presidenziale.
Nei giorni scorsi la Corte d’appello di Potenza ha depositato le motivazioni del verdetto con cui agli inizi di marzo ha confermato il verdetto emesso a dicembre del 2021 del Tribunale di Matera. Respingendo i ricorsi dei 7 condannati per aver pilotato l’esito di un concorso dell’Azienda sanitaria di Matera (Asm) per 8 posti da assistente amministrativo, riservato ai diversamente abili, e un concorso del Centro regionale oncologico (Crob) di Rionero per l’assunzione di un dirigente amministrativo. Come pure le assoluzioni di Pittella e altri 7 imputati per cui la procura di Matera aveva fatto appello a fronte della sentenza di primo grado.
Gli inquirenti della Città dei Sassi avevano insistito, in particolare, nel chiedere una condanna dell’ex governatore, appena rieletto per la quarta volta in Consiglio regionale, e in corsa alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno nella lista Azione.
Nei suoi confronti l’accusa era sempre di concorso in falso e abuso d’ufficio, per le presunte «pressioni» sull’ex direttore amministrativo dell’Asm, Maria Benedetto «per la falsificazione» di un verbale della commissione del concorso per 8 posti da assistente amministrativo, «in relazione alla modifica dei voti attribuiti al alcuni dei candidati». Il tutto sulla scorta di alcune intercettazioni telefoniche da la stessa Benedetto, condannata a 5 anni di reclusione, e l’ex direttore generale dell’Asm, Piero Quinto, condannato a 2 anni e 6 mesi.
Di diverso avviso, però, si è mostrata la Corte presieduta da Angela D’Amelio, che ha firmato anche le motivazioni della sentenza come relatrice.
«Dal contenuto delle suddette conversazioni – si legge nella sentenza appena depositata – non è possibile dedurre, in via inferenziale, “al di là di ogni ragionevole dubbio” che il Pittella, nel corso della visita effettuata dalla Benedetto presso la sua abitazione in Lauria, abbia fatto pressioni sulla interlocutrice per ottenere una modifica dei punteggi già assegnati ai candidati del concorso in parola.
Ed anzi dal tenore complessivo delle captazioni si potrebbe desumere che il Pittella, con atteggiamento cortese, abbia solo ricevuto le informazioni fornitegli dalla Benedetto, che, in base alle direttive fornite dal Quinto prima dell’incontro, dovevano avere ad oggetto la prospettazione della impossibilità di aiutare alcuni candidati segnalati, nonostante i correttivi dei punteggi già indicati dal Quinto alla Benedetto in data 9 maggio 2017, come emerge dalla conversazione trascritta da pagina 147 a pagina 149 della sentenza di primo grado, in cui il Quinto si spinge fino a dare alla interlocutrice indicazioni specifiche su voti che devono scendere, voti che devono salire ed insufficienze da conservare».
«Ciò – sottolinea D’Amelio – avveniva prima dell’incontro tra la Benedetto ed il Pittella oggetto di osservazione in data 13 maggio 2017».
«La diversa interpretazione fornita dal pubblico ministero appellante – prosegue ancora la sentenza – appare basata su criteri meramente probabilistici inidonei a riscontrare in modo univoco che il Pittella oltre ad aver segnalato e raccomandato alcuni candidati abbia anche posto in essere ulteriori comportamenti positivi o coattivi, che abbiano avuto efficacia determinante sulla condotta dei componenti della commissione esaminatrice, atteso che “la raccomandazione non ha di per sé un’efficacia causale sul comportamento del soggetto attivo, il quale è libero di aderire o meno alla segnalazione secondo il suo personale apprezzamento”».
La Corte d’appello ha confermato l’assoluzione anche dell’attuale direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Vito Montanaro, che era accusato, con altri, di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto in relazione a un altro presunto concorso truccato dell’Asm. Per aver rivelato le tracce della prova scritta.
«Tra le intercettazioni dichiarate utilizzabili – spiega la Corte d’appello di Potenza – non risulta individuata alcuna comunicazione da cui possa evincersi la prova che i suddetti pubblici ufficiali abbiano avuto un ruolo nel rivelare informazioni riservate in ordine al contenuto delle prove concorsuali».
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