Il Tribunale di Potenza
3 minuti per la letturaI retroscena dell’arresto di Girolamo Cicinati, ex dirigente del Tribunale di Potenza: 15 persone truffate per posti falsi
POTENZA – Con la storiella delle assunzioni, assolutamente inesistenti, al ministero della Giustizia, il “direttore” ha truffato almeno quindici persone. E’ quanto emerge all’indomani dell’arresto di Girolamo Cicinati, 58 anni, fino all’agosto scorso in servizio al Palazzo di giustizia di Potenza, come dirigente amministrativo della Corte di Appello della Procura generale e della Procura della Repubblica.
Chiamano così Cicinati, “direttore”, le vittime del raggiro – disoccupate e in difficoltà economiche, in qualche caso anche con seri problemi di salute -, in attesa di un posto promesso ma mai avuto. E che per “conquistarlo” sborsano via via anche un bel po’ di soldi. Gli investigatori calcolano in non meno di 8.000 euro la somma complessiva intascata da Cicinati nel corso della truffa, accusa da cui dovrà ora difendersi insieme a quelle di di falso, calunnia e depistaggio.
I RETROSCENA DELL’ARRESTO DELL’EX DIRIGENTE DEL TRIBUNALE DI POTENZA
Originario di Catanzaro ma residente a Eboli, nel Salernitano, dirigente amministrativo della Corte di Appello della Procura generale e della Procura della Repubblica di Potenza usa i propri uffici in Tribunale, e le relative attrezzature informatiche, per mettere in piedi il “pacco” ma gli “aspiranti dipendenti” del ministero della Giustizia sono tutti o quasi di fuori regione. In particolare salernitani, della Piana del Sele (Eboli, Battipaglia, Altavilla Silentina), insomma suoi “vicini di casa”. E i posti promessi, ma mai esistiti, si troverebbero a due passi, al Tribunale di Salerno. La procedura di selezione sarebbe semplice, niente concorsi complicati o particolari titolo di studio, quasi per chiamata diretta insomma.
Cicinati, stando a quanto emerso dalle indagini, circa un anno fa, invia anche delle mail alle sue vittime, con tanto di convocazione presentarsi per prestare servizio, il 12 novembre del 2022, al Palazzo di giustizia salernitano. Poi informa che si tratta solo di un preavviso. Ma uno degli aspiranti lavoratori all’appuntamento si presenta comunque, mostrando la convocazione. Il documento è falso, naturalmente, ma a quel punto si comincia a sentire puzza di bruciato.
QUANDO SI METTE IN MOTO LA PROCURA DI POTENZA
Della vicenda viene informata l’autorità giudiziaria di Potenza, da dove è partita la convocazione, che si mette in moto. Cicinati è a conoscenza di quanto accaduto a Salerno e informa il personale della Corte d’Appello di Potenza, il presidente e per conoscenza anche la segreteria del procuratore di un “accesso abusivo” al sistema informatico e della necessità di cambiare password per ragioni di sicurezza. Ma è solo un modo, spiegano gli investigatori, per evitare sospetti e depistare le indagini.
L’inchiesta però va avanti e, ben presto, emergono indizi inquietanti, analizzando i computer e il traffico telefonico, effettuando perquisizioni e intercettando le persone coinvolte. Cicinati non parla mai a telefono ma invia e riceve messaggi. Ha tre persone, tra le vittime, come punto di riferimento: sono quelle che si fanno carico di raccogliere il denaro anche degli altri (50, 60 o 100 euro per volta), che servirebbero per pagare certificati penali e altri documenti utili in vista delle assunzioni.
Anche gli investigatori arrivano, però, ai truffati. Li convocano in commissariato, a Battipaglia, uno dopo l’altro. E le versioni che forniscono sono più o meno sempre le stesse. La truffa viene smascherata in breve tempo. Ma, come si evince dalle intercettazioni, le stesse vittime erano ormai quasi certe di essere state raggirate.
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