Il tribunale di Potenza
2 minuti per la letturaPochi magistrati e giustizia lucana a rischio lentezza, allarme del neo presidente reggente della Corte d’Appello di Potenza, Alberto Iannuzzi
POTENZA – Nel distretto giudiziario della Corte d’appello di Potenza è a rischio il raggiungimento degli obiettivi di velocizzazione dei processi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
A lanciare l’allarme, ieri, è stato il neo presidente reggente della Corte d’appello lucana, il potentino Alberto Iannuzzi, in occasione del suo insediamento nel posto lasciato libero dall’ormai ex presidente Rosa Sinisi, scelta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per il prestigioso incarico di vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, anche noto come “Dog”, di via Arenula.
Iannuzzi, già individuato come presidente vicario della Corte d’appello di Potenza, ha comunicato di aver assunto l’incarico di presidente reggente con una nota, in cui evidenzia come tutto ciò accada «in una situazione di grave criticità dell’ufficio, in particolare della sezione civile della Corte di appello, che continuerò a presiedere, cumulando due funzioni apicali, entrambe delicate e complesse».
I POSTI VACANTI E IL RISCHIO LENTEZZA NELLA GIUSTIZIA LUCANA
«Attualmente – ha aggiunto -, oltre al posto di primo presidente della Corte, risultano scoperti il posto di presidente della sezione penale, a seguito del collocamento a riposo del dottor Materi dall’1 aprile 2023, nonché, ormai da diversi anni, di due posti di consigliere della sezione civile».
«Inoltre ha proseguito Iannuzzi -, il presidente del secondo collegio civile da pochi giorni è stato chiamato a far parte della commissione ministeriale del concorso in magistratura, con l’esonero dalle funzioni giudiziarie, che si protrarrà quasi sicuramente per oltre un anno». Di qui l’allarme.
«Questa situazione di oggettiva “sofferenza” per quanto riguarda l’organico della Corte di appello di Potenza, pur con tutta la buona volontà e l’impegno dei magistrati e del personale amministrativo, determinerà un inevitabile rallentamento nella definizione dei processi, mettendo a rischio il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi previsti dal Pnrr con riguardo alla riduzione dell’arretrato ed alla contrazione dei tempi di durata dei processi, obiettivi che pure sembravano alla portata prima che si verificassero le recenti scoperture. Tutto ciò, senza parlare dei riflessi negativi sulle aspettative di una giustizia celere, da parte dei cittadini e degli avvocati che li assistono».
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