Giuseppe Postiglione
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Mafia, seconda interdittiva nei confronti del gruppo dell’editore Postiglione. Il Tar conferma il provvedimento del prefetto di Potenza
POTENZA – Le aziende del gruppo editoriale guidato dall’imprenditore potentino Giuseppe Postiglione sono a rischio di infiltrazioni mafiose. Per questo devono restare sottoposte ad interdittiva antimafia, che significa il divieto per le pubbliche amministrazioni a ogni livello di intrattenervi rapporti di ogni genere.
Lo ha deciso il Tar Basilicata respingendo la richiesta di sospensiva cautelare dell’interdittiva spiccata lo scorso 3 marzo dal prefetto di Potenza, Michele Campanaro, nei confronti di Melodia e Agi srl. Una seconda interdittiva, a ben vedere, dopo la scadenza dei termini di validità di quella emessa dal precedente prefetto, nel 2019, nei confronti delle medesime società.
MAFIA, DUE SOCIETÀ DI POSTIGLIONE RICEVONO L’INTERDITTIVA
Il collegio presieduto da Fabio Donadono ha in sostanza convalidato gli elementi alla base di questo nuovo provvedimento, evidenziati in una serie di note del Gruppo provinciale interforze antimafia (Gia). Nonostante l’avvenuta assoluzione del patron Giuseppe Postiglione dall’accusa di associazione mafiosa mossagli quando era ancora presidente del Potenza calcio nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta calciopoli rossoblu, e la riabilitazione dalle condanne per alcuni reati meno gravi.
Alla base della valutazione sull’esistenza di un rischio attuale di infiltrazione mafiosa vi sarebbero ancora i rapporti intrattenuti, tra il 2006 e il 2009, con un noto pregiudicato come Antonio Cossidente. Poi diventato collaboratore di giustizia e reo confesso – tra l’altro – di uno dei più gravi episodi di criminalità organizzata consumatosi a Potenza negli ultimi anni, quale è stato il duplice omicidio dei coniugi Gianfredi, nel 1997.
RAPPORTI PERICOLOSI E FREQUENTAZIONI SOSPETTE
Rapporti pericolosi, a cui si è aggiunta una presunta frequentazione sospetta, in tempi più recenti, con un ingegnere potentino, Lorenzo Carbone, formalmente incensurato ma da qualche anno nel mirino della Direzione distrettuale antimafia di Salerno. Tanto che a gennaio dell’anno scorso è finito persino agli arresti per qualche giorno, prima di essere rimesso in libertà del Riesame. Un ingegnere informatico, Carbone, che è tuttora a processo nel capoluogo di provincia campano per associazione a delinquere con Antonio Tancredi e gli altri potentini coinvolti nella lucrosa gestione della piattaforma di gioco d’azzardo online “dollaro poker”. La stessa che nel 2013 sarebbe stata ceduta dall’ex “re del video poker” Gino Tancredi a Giuseppe Luigi Cirillo, figlio di un noto ‘ndranghetista trasferitosi nel vallo di Diano e da tempo in affari, secondo i pm, con il clan dei Casalesi.
Una terza vicenda assunta come “spia” di un possibile rischio di infiltrazioni mafiose riguarda, invece, il processo per tentata estorsione in cui l’editore potentino è tuttora imputato, con l’accusa di aver ricattato un assessore del Comune di Potenza con un video compromettente, catturato da una sconosciuta adescatrice durante una sessione di sesso virtuale e poi finito nelle sue mani.
Pur non rivestendo alcun ruolo societario di vertice, Postiglione è stato considerato una figura di riferimento nella gestione di Melodia e Agi srl, che è la società “cassaforte” del gruppo editoriale, iscritta nell’elenco ministeriale dei Fornitori servizi media audiovisivi, e beneficiaria, negli ultimi anni, di diverse centinaia di migliaia di euro di contributi per le emittenti tv locali e della licenza di trasmettere in Basilicata e Puglia sul canale tv 76. Canale abbandonato quasi in concomitanza all’emissione delle interdittive a favore della coabitazione in un altro canale, il 68, di cui è titolare una società milanese.
MAFIA, IL PREFETTO SPICCA LA SECONDA INTERDITTIVA PER UNA SOCIETÀ DI POSTIGLIONE
Il prefetto di Potenza ha spiccato un’ulteriore interdittiva antimafia nei confronti della cooperativa Riscontri, già scomparsa dalle referenze legali del quotidiano digitale del gruppo Postiglione, Cronache lucane, in cui fino agli inizi di marzo compariva come società editrice.
I giudici del Tribunale amministrativo regionale lucano, però, dovrebbero occuparsi del relativo ricorso presentato dagli avvocati Antonio Lamarte e Maurizio Spera non prima di maggio. Contro le ordinanze appena emesse dal Tar Basilicata potrebbe essere presentato ricorso in Consiglio di Stato.
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