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La Corte di Cassazione

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POTENZA – Resteranno a piede libero l’ex sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, l’ex assessore regionale all’Agricoltura Franco Cupparo (Fi), e il direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Carlo, Giuseppe Spera. Lo ha deciso la Corte di cassazione respingendo il ricorso presentato dal pm titolare delle indagini sulla “mala politica lucana”, Vincenzo Montemurro, e il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio. I giudici di piazzale Cavour hanno dichiarato l’inammissibilità delle doglianze formulate dagli inquirenti rispetto alle decisioni con cui il Tribunale del riesame di Potenza, a fine ottobre, aveva evidenziato una serie di crepe nell’impianto della maxi-inchiesta che qualche settimana prima aveva scosso dalle fondamenta l’amministrazione regionale guidata dal governatore Vito Bardi e la sanità lucana.

Di qui il ritorno in libertà di Cupparo, Di Lascio e Spera, e poi, per decisione conforme del gip Antonello Amodeo, degli altri due destinatari dell’ordinanza di misure cautelari eseguita qualche settimana prima: i consiglieri regionali Francesco Piro (Fi) e Rocco Leone (FdI). Le motivazioni del verdetto emesso ieri in serata verranno rese note nelle prossime settimane. In mattinata, però, c’era stata la discussione in aula delle controdeduzioni al ricorso dei pm avanzate dai difensori di Spera, Savino Murro e Maurizio Spera. E nell’occasione il sostituto procuratore generale della Suprema corte, Raffaele Piccirillo, avrebbe prospettato una dichiarazione di inammissibilità dell’impugnativa degli inquirenti lucani non soltanto per la mancata indicazione delle esigenze cautelari alla base delle nuove misure restrittive richieste, ma anche per l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico del direttore generale del San Carlo. Rispetto alle accuse formulate nei suoi confronti.

Non sarebbe da escludere, insomma, un pronunciamento nel merito dei giudici di piazza Cavour in senso favorevole a Spera, e agli altri due cointeressati all’udienza di ieri, le cui posizioni sono state discusse in trattazione scritta. Vale a dire Di Lascio, assistita dall’avvocato Alessandro Singetta, e Cupparo, difesa da Pasquale Ciancia ed Enzo Bonafine. In questo caso, però, toccherebbe ai pm di Potenza valutare al meglio le loro prossime mosse. A partire da eventuali stralci e richieste di archiviazione per alleggerire il processo che sarà di posizioni destinate, date anche le ultime riforme del codice di procedura, a un proscioglimento già in udienza preliminare.

La decisione della Cassazione era particolarmente attesa proprio per il prosieguo della maxi-inchiesta che vede indagate a piede libero un centinaio di persone, tra le quali anche Bardi e il senatore Gianni Rosa (FdI). Un’incognita mica da poco soprattutto in vista delle consultazioni regionali dell’anno prossimo, in cui il governatore pare intenzionato a giocarsela per un secondo mandato. In caso di accoglimento del loro ricorso, infatti, i pm avevano accennato alla possibilità di una richiesta di giudizio immediato nei confronti di Cupparo, Di Lascio e Spera, che li avrebbe portati davanti al collegio del Tribunale nel giro di poche settimane. In un’ultima integrazione al ricorso, però, il pm Montemurro si era spinto anche oltre, ipotizzando nuove misure cautelari «ove si aggravassero ulteriormente le esigenze evidenziate o se ne prospettassero altre».

In seguito all’arresto e alle dimissioni in massa dal consiglio comunale di Lagonegro, Di Lascio era stata costretta – suo malgrado – a rassegnare le dimissioni dall’incarico di prima cittadina. Forte del verdetto di ieri, pertanto, non è escluso che possa accarezzare di nuovo l’idea di una candidatura alla fascia tricolore in occasione delle elezioni previste per fine maggio. Non pare intenzionato a tornare alla politica attiva preferendole la gestione dell’impresa di famiglia, invece, Cupparo, che a ottobre ha rassegnato le dimissioni sia da assessore che da consigliere regionale. E non le ha revocate nemmeno in seguito alla pronuncia del Riesame. Diversamente da quanto fatto dal collega forzista, Piro.

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