Antonio Grieco
3 minuti per la letturaLa Corte d’appello ha confermato le condanne per i tre imputati accusati dell’omicidio di Antonio Grieco, confermate anche le pene
POTENZA – Niente ergastolo per il commerciante 44enne di Montescaglioso, Carmelo Andriulli, e l’imprenditore 54enne di Pomarico, Antonio Armandi. E niente sconti di pena ulteriori per il boss montese Giuseppe D’Elia, diventato collaboratore di giustizia quando era abbastanza chiaro che non sarebbe riuscito a farla franca. Dopo una breve fuga e l’arresto a Rionero in Vulture, dove aveva trovato ospitalità con la moglie a casa di un noto pregiudicato del posto.
Lo ha deciso, giovedì, la Corte d’appello di Potenza respingendo il ricorso presentato dal pm Antimafia Annagloria Piccinni contro la sentenza emessa in primo grado, a dicembre del 2021, per l’omicidio del “professore” di Pomarico, Antonio Grieco, il 27 maggio del 2019.
OMICIDIO GRIECO, LA CORTE RESPINGE I RICORSI: PENE CONFERMATE
La Corte ha respinto anche i ricorsi presentati dal difensore di Armandi, l’avvocato Nicola Buccico, e Andriulli, il montese Pietro Mazzoccoli, che chiedevano l’assoluzione dei loro assistiti. Come pure il ricorso del difensore di D’Elia, l’avvocato Giuseppina Celi, che si era associata alla richiesta del pm per il riconoscimento dell’aggravante mafiosa per il reato contestato, che avrebbe consentito al suo assistito di ottenere anche lo sconto di pena previsto per i pentiti di mafia. Quindi aveva ingaggiato un’accesa dialettica col sostituto procuratore generale, Emilia Tierno, che in aula aveva disconosciuto la tesi della Direzione distrettuale antimafia, sposando quella dei giudici di primo grado.
Il risultato è stata la conferma delle condanne a 24 anni di carcere per Andriulli e Armandi e a 18 per D’Elia. Per leggere le motivazioni della sentenza della Corte d’appello, però, occorrerà attendere qualche settimana.
L’omicidio di Grieco, avvenuto nel bosco di contrada Difesa San Biagio, a Montescaglioso, era stato scoperto quasi in tempo reale dagli agenti della Squadra mobile di Matera, appostatisi per monitorare a distanza quello che anche per loro sarebbe dovuto essere un “semplice” incontro per l’acquisto di alcune mitragliatrici automatiche da parte del “professore”, considerato il referente per lo spaccio di droga a Pomarico e dintorni.
LA PRESENZA DI UN FORNITORE D’ARMI E LA TRAPPOLA
La presenza di un fornitore di armi, infatti, sarebbe stata il pretesto utilizzato da D’Elia per attirare nella trappola il pomaricano, che una volta addentratosi all’interno del bosco col figlioccio avrebbe visto spuntare da un cespuglio Armandi, nascosto in tenuta mimetica dietro un cespuglio e armato del fucile calibro 12 con cui da anni si addestra tra poligono e battute di caccia.
D’Elia, Armandi e Andriulli sono stati condannati anche per il tentato omicidio del figlioccio di Grieco, Ennio Cristalli, scampato all’agguato nascondendosi tra gli alberi, e poi rifugiatosi dai carabinieri, ai quali ha denunciato nomi e cognomi dei presunti assassini del padrino.
Stando a quanto ricostruito nella sentenza di primo grado vi sarebbero stati più moventi individuali alla base dell’omicidio, che «seppur parzialmente differenti tra loro, erano tutti convergenti nella necessità dell’uccisione di Grieco».
«D’Elia – si legge nella sentenza – voleva assumere le redini dell’impero di Grieco senza dover dipendere dalle sue clementi elargizioni di denaro, che agli occhi di un mafioso del suo calibro erano sicuramente mortificanti». Andriulli, invece, «mirava a liberarsi da una condizione di assoggettamento, anche economico, derivante dall’autorità dispotica di Grieco imposta in tutto il paese soprattutto per lo spaccio di stupefacenti». Armandi, infine, avrebbe nutrito «sentimenti di odio e di vendetta perché era ormai stanco delle vessazioni, intimidazioni e dei propositi omicidiari esternati nei suoi confronti da parte di Grieco».
A novembre dell’anno scorso le indagini avviate dalle “soffiate” di D’Elia ai magistrati della dda lucana hanno portato all’esecuzione di 21 ordinanze di arresto. Arresti messi a segno tra Matera, Montescaglioso, Santeramo in Colle, Altemura, Grumo Appula, Taranto e Castellaneta, Bitonto e Francavilla Fontana per un giro di cocaina, eroina, marijuana e hascisc, rivenduti nel materano.
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