Antonio Caggianese
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Confermata la condanna dell’amministratrice dell’Ageco di Tito per la morte del 27enne potentino Antonio Caggianese schiacciato da una vagliatrice
POTENZA – Non vi fu alcuna corresponsabilità dell’operaio 27enne potentino, Antonio Caggianese, nell’incidente che ha portato alla sua morte. Il giovane deceduto schiacciato dagli ingranaggi della vagliatrice dei rifiuti in funzione nello stabilimento di riciclaggio della Ageco di Tito, il 26 febbraio 2018.
Lo ha deciso la Quarta sezione della Corte di cassazione respingendo in massima parte il ricorso presentato dall’amministratrice dell’Ageco, Antonella Cafaro. A marzo dell’anno scorso aveva subito la condanna a un anno e 6 mesi di reclusione, con la pena sospesa.
Su quella sentenza, emessa dal giudice Rosario Baglioni, il difensore di Cafaro, Leonardo Pace, aveva presentato ricorso direttamente in Cassazione, saltando il vaglio della Corte d’appello di Potenza. Ricorso nel quale si sosteneva, tra l’altro, che «l’infortunio si sarebbe verificato in virtù di un comportamento abnorme del lavoratore. Il quale avrebbe tenuto una condotta del tutto estranea al processo produttivo. Tale da escludere il nesso di causalità tra la condotta del datore di lavoro e l’evento lesivo».
CAGGIANESE SCHIACCIATO DA UNA VAGLIATRICE, LE IPOTESI A SUO CARICO
Al 27enne Caggianese gli inquirenti hanno attribuito, in particolare, di aver deciso autonomamente di effettuare un intervento di piccola manutenzione sull’ingranaggio della vagliatrice in movimento. Avrebbe aperto un cancelletto, che avrebbe dovuto impedire l’accesso al vano motore della vagliatrice durante il suo funzionamento, per ripulirlo da frammenti di rifiuti accomulatisi al suo interno.
All’eccezione difensiva del legale di Cafaro avevano replicato gli avvocati incaricati dai familiari di Caggianese, Daniele De Angelis e Daniele Masiello. I legali avevano ribadito quanto affermato nella sentenza di primo grado. Ovvero che il giorno dell’incidente il giovane operaio, assunto meno di due mesi prima, era sì intento «ad effettuare operazioni di pulizia e rimuovere i rifiuti in prossimità del vano motore, anche perché era stata rinvenuta una scopa in prossimità del corpo della vittima, da utilizzare verosimilmente per pulire proprio quell’area».
Ma soltanto «in virtù di disposizioni espressamente impartitegli, atteso che è emerso dall’istruttoria che la sera, al termine dell’orario lavorativo, si procedeva alla pulizia dell’area del sinistro». Pertanto andrebbe escluso «che il comportamento del lavoratore sia stato frutto di un’iniziativa autonoma, imprevedibile e del tutto esorbitante dalle mansioni assegnategli».
LA VIOLAZIONE DELLA REGOLA ANTINFORTUNISTICA
Ulteriore motivo di ricorso, invece, riguardava una presunta carenza di motivazione della sentenza di primo grado rispetto alla regola antinfortunistica che sarebbe stata violata da Cafaro. Tema su cui i difensori dei familiari di Caggianese hanno replicato evidenziando che tra le istruzioni della vagliatrice era previsto che il vano motore della vagliatrice fosse chiuso con un lucchetto. Mentre il giovane operaio vi avrebbe avuto accesso liberamente.
«Aspettiamo le motivazioni della sentenza per verificare il procedimento decisionale e quale indicazione proviene per la definizione della questione». Questo il commento alla pronuncia della Cassazione dell’avvocato Pace, per cui occorre considerare «che il datore di lavoro in questi casi molto spesso è chiamato a rispondere anche oltre le sue concrete possibilità di intervento nelle dinamiche relative ai rapporti di lavoro di chi sta sulla linea di produzione».
SOLO UN MOTIVO DI RICORSO ACCOLTO DALLA CASSAZIONE
La Suprema Corte ha accolto un’unica questione tra quelle sollevate nel ricorso di Cafaro sulla «subordinazione» della sospensione condizionale della pena inflittale all’avvenuto risarcimento alle parti civili. Quanto dovuto ai familiari dell’operaio, infatti, sarà definito all’esito di un ulteriore apposito giudizio civile di durata incerta. Di qui la decisione della Cassazione di rimandare gli atti alla Corte d’appello di Potenza per una nuova valutazione al riguardo.
Il decesso di Caggianese provocò una grande commozione a Potenza, dove era conosciuto come appassionato tifoso della squadra rossoblu di calcio. Tanto che i sindacati proclamarono anche uno sciopero e una manifestazione in piazza per protestare per l’accaduto.
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