Il pm Salvatore Colella
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 L’INCHIESTA “ALLATTAMENTO”
- 2 «GLI PIACE IL LUSSO»
- 3 L’ASTENSIONE
- 4 L’ARCHIVIAZIONE E L’INDAGINE A CATANZARO
- 5 L’ISTRUTTORIA ROMANA
- 6 LA DIFESA E I CARABINIERI “TROVA CLIENTI”
- 7 IL PRECEDENTE DI CASTELLANO E BOLOGNETTI
- 8 «SOLO CHIACCHIERE DA BAR»
- 9 LA I COMMISSIONE VA AVANTI
- 10 L’ISCRIZIONE E LE CRITICHE DEL GIP
POTENZA – Sono state alcune intercettazioni sull’attività di procacciamento clienti della moglie avvocato a sollevare il velo sull’incompatibilità ambientale del pm Salvatore Colella, a lungo referente per le indagini sulla pubblica amministrazione della procura della Repubblica di Matera e assai noto per l’inchiesta sui concorsi truccati nella sanità lucana che ha coinvolto in prima persona l’ex governatore Marcello Pittella.
A chiarire i retroscena del caso è stata la I commissione del Consiglio superiore della magistratura, prendendo atto del trasferimento a Taranto chiesto e ottenuto a metà settembre da Colella “in prevenzione” rispetto al trasferimento d’ufficio che l’organo di autogoverno delle toghe pareva orientato a disporre nei suoi confronti. La delibera di archiviazione della pratica mercoledì sarà al vaglio del plenum della Csm. Al suo interno la I commissione, competente per i casi di incompatibilità ambientale delle toghe, spiega di essere stata stata informata dell’esistenza di una “situazione” nella città dei Sassi già nell’estate del 2020.
Con una comunicazione in merito a quelle intercettazioni «in cui veniva posto in dubbio la specchiatezza delle amicizie coltivate dal magistrato e veniva anche ipotizzato un uso distorto della sue conoscenze e del suo ruolo». Il nome di Colella, infatti, sarebbe apparso in diversi dialoghi telefonici dell’allora dirigente del’ufficio opere pubbliche del Comune di Matera, Francesco Gravina. Una vecchia conoscenza, quella tra il pm e Gravina, dato che il primo aveva già preso di mira il secondo tra il 2003 e il 2004, ottenendone l’arresto l’anno successivo, per una serie di accuse che sarebbero state smontate, in Corte d’appello, soltanto nel 2014.
L’INCHIESTA “ALLATTAMENTO”
Ad ascoltare le telefonate di Gravina nella primavera del 2020 erano stati gli investigatori della Guardia di finanza della città dei Sassi, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dallo stesso Salvatore Colella e dal procuratore capo di Matera, Pietro Argentino. La medesima inchiesta per cui due anni più tardi, ovvero nello scorso mese di luglio, il gip della città dei Sassi, Valerio Sassone, ha disposto gli arresti domiciliari per Gravina, che intanto è andato in pensione, e altri due indagati. Più la sospensione dai pubblici uffici per 2 funzioni comunali. Mentre per altre 28 persone, dopo il rigetto del gip, pende una nuova richiesta di arresti al Riesame, incluso l’ex sindaco Raffaello De Ruggieri. E una cinquantina ancora risultano indagate a piede libero, tra le quali un secondo ex sindaco, nonché ex senatore, membro del Consiglio superiore della magistratura e storico difensore di Gravina, quale è l’avvocato Nicola Buccico.
Il tutto sulla base di un teorema per cui una serie di incarichi di progettazione del Comune di Matera sarebbero stati pilotati a tecnici “amici” di diversi esponenti politici, destinatari di un sistematico «allattamento», che ha dato anche il nome all’inchiesta stessa.
«GLI PIACE IL LUSSO»
Tre le intercettazioni che hanno fatto sobbalzare gli investigatori almeno un paio sarebbero state relative a dialoghi tra Gravina e Buccico, in cui «i due lamentano la mancanza di attività di indagine per i reati di pubblica amministrazione» da parte della procura di Matera («il duo Argentino Colella, una rovina, cioè non c’è più una cosa contro la pubblica amministrazione (…) il problema è che loro vanno a cena, sono compagni di merende con tutti quanti»).
A un certo punto Buccico e Gravina avrebbero commentato anche la genesi della nomina di Argentino come procuratore, definita «un imbroglio», quantunque indimostrato, di un poliziotto materano Filippo Paradiso a lungo in servizio alla presidenza del Consiglio dei ministri e uomo di fiducia dell’attuale ministro delle Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati. Lo stesso Paradiso l’anno dopo sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta della procura di Potenza sulla “svendita” della giustizia tarantina e gli affari del discusso avvocato siciliano Piero Amara. A un certo punto, però, le conversazioni si sarebbe concentrato sul «comportamento del dottor Colella e della di lui moglie», la loro attrazione per «un tenore di vita alto» e presunti «comportamenti poco consoni al ruolo rivestito da un magistrato e dalla sua consorte».
Con una sorprendente premonizione sul futuro politico del fratello del pm indicato come possibile nuovo sindaco di Matera. «La moglie si muove molto (…) – questa la trascrizione dell’intercettazione – è venuto un avvocato di Altamura… mi dice “Quella collega di Altamura, Maria Clemente si vende il marito che voi non avete l’idea (…) abbiamo tutti l’impressione che il marito si faccia vendere, perché gli piace troppo il lusso (…) Gli piace anche esibire il potere, non è soltanto per gli affari e gli incarichi, lui lancia messaggi… a quello gli faccio vedere io (…) perché il fratello deve fare il sindaco e il commercialista, la moglie deve fare l’avvocato eccetera… e Colella vuole la barca da venti metri, la casa al mare (…) tu pensa che lui tutta la pubblica amministrazione l’ha data a Colella, c’ha questa specializzazione, hai capì? E quindi decidono loro se far cadere o no una giunta, senti a me».
L’ASTENSIONE
Messo a conoscenza del contenuto di quanto captato dai finanzieri, Colella aveva subito chiesto e ottenuto di astenersi. Ma non prima di aver disposto, assieme al procuratore capo, la trasmissione delle intercettazioni in questione alla procura di Catanzaro, competente per le indagini sulle toghe lucane. E’ spettato ai pm calabresi, quindi, vagliarne il contenuto, solo che il gip non ha voluto concedere le intercettazioni che erano state chieste per appurare come stessero realmente le cose.
Agli inquirenti coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri, pertanto, non è rimasto che sentire come persona informata sui fatti Gravina, e il più qualificato dei suoi interlocutori, vale a dire l’avvocato Buccico. Ed entrambi non solo avrebbero confermato il senso dei loro ragionamenti telefonici, ma hanno persino rincarato la dose, evidenziando l’inopportunità della situazione venutasi a creare, nei mesi successivi alle intercettazioni, con l’elezione dell’attuale sindaco M5s di Matera, Domenico Bennardi, e la nomina come assessore comunale al bilancio del fratello del pm, Arcangelo Colella.
L’ARCHIVIAZIONE E L’INDAGINE A CATANZARO
Nello scorso gennaio, ad ogni modo, è arrivata la richiesta di archiviazione del fascicolo che era stato aperto a carico del pm Colella per concussione e corruzione, e della moglie avvocato, Marisa Clemente, per illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico d’influenze. E a marzo del 2022 è arrivato il provvedimento del gip in questo senso. La I commissione del Csm, nella delibera sottoposta al vaglio del plenum di palazzo dei Marescialli, cita un ampio stralcio di quella richiesta di archiviazione, in cui si parla proprio delle dichiarazioni rese da Gravina e Buccico. «Dalla loro audizione – questo il testo virgolettato – emerge in maniera evidente e parallela che entrambi siano dell’opinione che non sia opportuno che il magistrato Colella eserciti nel medesimo distretto in cui opera, di fatto, la moglie, anche nel settore penale, e in cui il fratello del Colella svolga attività politica».
Al riguardo i pm di Catanzaro danno atto di aver acquisito su internet «materiale afferente una sorta di “battaglia”» ingaggiata dal segretario dei Radicali lucani, Maurizio Bolognetti, «al fine di far valere quella che diffusamente nel contesto di riferimento appare essere considerata una condizione di incompatibilità ambientale del Colella con la coniuge e il fratello». Non di meno, «in assenza di autonomo materiale sul Colella e la coniuge», gli inquirenti calabresi sostengono che «le dichiarazioni raccolte (…) non appaiono utili alla formulazione di ipotesi accusatorie».
Sebbene si tratti di dichiarazioni «coerenti e non animate da acredine, poiché, anche il Gravina, che è stato oggetto di investigazioni da parte del Colella, non appare mai sbilanciato in accuse nei confronti del magistrato, ma piuttosto sorpreso da una condotta poco riservata del magistrato secondo quella che rimane una personale opinione».
L’ISTRUTTORIA ROMANA
Al Csm, insomma, non è rimasto che valutare quanto emerso, ad archiviazione avvenuta, sotto altri profili. Tra i quali proprio la prospettata incompatibilità ambientale del pm materano. Di qui la richiesta avanzata a maggio di quest’anno alla presidenza del Tribunale di Matera sul contenzioso patrocinato dalla moglie, e l’audizione del procuratore Argentino, che intanto è andato in pensione per raggiunti limiti d’età. Argentino ha spiegato di aver convinto lui il pm a continuare a occuparsi di pubblica amministrazione dopo la nomina come assessore comunale del fratello, prospettandogli la possibilità di astenersi ogni qual volta fosse incappato in vicende che riguardavano il municipio della città dei Sassi.
Il giorno stesso dell’audizione del procuratore, però, la I commissione ha deciso di formalizzare l’apertura della pratica per incompatibilità ambientale di Colella, dando atto «che le frequentazioni intrattenute dal magistrato, il comportamento di sua moglie e l’attività politica svolta dal fratello sono state oggetto di pressanti critiche da parte della comunità di Matera e ciò, anche alla luce della ridotte dimensioni della realtà giudiziaria in cui lavora il Colella, ha determinato il proliferarsi di pettegolezzi e malcontenti». Non uno ma una serie di elementi, in altri termini, ritenuti «in astratto idonei a compromettere lo svolgimento, in maniera serena, indipendente ed imparziale, anche sul piano della percezione esterna e della necessaria credibilità, delle funzioni giudiziarie svolte».
LA DIFESA E I CARABINIERI “TROVA CLIENTI”
Il pm materano ha provato a difendersi da quanto prospettato in un’audizione che si è tenuta il 12 luglio, liquidando una serie di circostanze emerse dalle intercettazioni come «fandonie che non hanno un substrato di verità ed, infatti, non hanno trovato alcun riscontro in sede penale». Colella ha fatto riferimento, in particolare, a un imprenditore materano, Nicola Calculli, che risulta tra gli indagati a piede libetro dell’inchiesta “Allattamento” e avrebbe avuto un debito «di circa 40-50.000 euro» con Gravina. Calculli è stato intercettato mentre riferiva all’allora dirigente comunale di essere stato contattato da due carabinieri, che avrebbero appreso di quel debito durante un viaggio col pm e un poliziotto, e lo avrebbero spinto a rivolgersi alla moglie-avvocato del magistrato per risolvere i suoi problemi. «Nicola ti devo parlare, di devo parlà… senti Nicola c’è la moglie di Salvatore Colella che ti vuole parlare, perché tu c’hai dei problemi, lei li può risolvere, può fare, per per le cause».
Queste le frasi attribuite da Calculli a uno dei due carabinieri, che poi lo avrebbe accompagnato nello studio dell’avvocato Clemente dove lei si sarebbe messa a disposizione e gli avrebbe dato «dei biglietti da visita chiedendogli di procacciarle dei clienti». Di fronte al Csm, Colella ha ammesso di aver fatto un viaggio con uno dei due carabinieri e il poliziotto menzionati nell’intercettazione, ma ha aggiunto di non ricordare «di aver sentito parlare della vicenda del presunto debito del Calculli nei confronti del Gravina», per questo ha escluso di aver riferito alcunché «a sua moglie a tale riguardo».
Colella ha riconosciuto anche il procacciamento clienti compiuto dal secondo carabiniere, fratello di quello del viaggio, a favore della moglie, di cui sarebbe stato «amico di famiglia (…) da molti anni», come «sovente accade nei paesi». Quindi ha spiegato di aver chiesto conto dell’accaduto alla moglie. «Ha detto – così si legge nel verbale dell’audizione del pm -: “quando è venuto una volta con un cliente”, gli aveva portato un macellaio, “gli ho detto: “Nicola (questo il nome del carabiniere, ndr), mi porti sempre questi clienti. Portami un cliente buono ogni tanto, portami un imprenditore”. Vi riferisco quello che ha detto mia moglie, io non c’ero naturalmente. E Nicola ha detto: “va bene” e si presentò questo Calculli. Mia moglie non sapeva niente di questo rapporto debito-credito di quaranta, cinquantamila euro, tant’è vero che non è stato fatto nessun cenno né a Gravina né ad altro».
IL PRECEDENTE DI CASTELLANO E BOLOGNETTI
Colella ha ripercorso anche un episodio avvenuto nel 2012 quando la moglie difendeva un imprenditore materano attivo nel settore dei rifiuti, Giovanni Castellano, e si sarebbe presentata ai carabinieri del Noe, che indagavano sul suo conto su delega della procura di Potenza, come la moglie del pm, che all’epoca era in servizio proprio nel capoluogo. Su questa vicenda, infatti, il Csm si sarebbe già espresso all’epoca negando l’esistenza di un’incompatibilità ambientale «anche rispetto alla sede della Procura di Matera dove, nel frattempo, a far data dal 2013, (…) si era trasferito».
Sulla «battaglia» di Bolognetti, il pm materano ha parlato di «storiche ragioni di risentimento» per la perquisizione disposta nei suoi confronti nel 2010, nell’ambito di un’indagine per la pubblicazione di notizie coperte da segreto istruttorio, che avrebbe dato il “la” a «una feroce campagna di stampa, campagna che dura ininterrottamente da 12 anni». Infine, sulle attività del fratello, Colella ha ha precisato che «non svolge e non ha mai svolto attività di politica attiva, e che, comunque, allo stato il gruppo dei reati contro la pubblica amministrazione non è più operativo e le notizie di tali ipotesi di reato sono assegnate con criteri automatici dal sistema». Inoltre le «notizie di reati afferenti i parenti dei magistrati da progetto organizzativo sono di competenza del Procuratore della Repubblica».
«SOLO CHIACCHIERE DA BAR»
«Il dottor Colella ha concluso sostenendo – si legge ancora nella delibera della I commissione del Csm – che alcun addebito può essere mosso a lui e a sua moglie e che la vera ragione della apertura della presente procedura risiede solo in pettegolezzi svolti tra tre persone al bar, di cui due di loro sono suoi ex indagati con gravi ragioni di acredine nei suoi confronti. Ha ribadito che pettegolezzi non hanno trovato alcun riscontro nella realtà e che l’attestazione di cancelleria dimostra che sua moglie ha un esiguo contenzioso civile presso il Tribunale di Matera».
LA I COMMISSIONE VA AVANTI
Due mesi dopo l’audizione del pm materano la I commissione del Csm avrebbe deciso di procedere comunque con una richiesta di trasferimento d’ufficio da sottoporre al plenum. E a distanza di qualche giorno è arrivata la richiesta di trasferimento “in prevenzione” da parte di Colella, per evitare una “macchia” sul suo stato di servizio. Nella delibera di archiviazione della pratica per incompatibilità ambientale, ad ogni modo, si evidenzia che «i profili di criticità emersi nel corso del procedimento dovranno essere oggetto delle autonome valutazioni dell’autorità disciplinare, che ne risulta già informata». Nei prossimi mesi, dunque, non è escluso che il contenuto delle intercettazioni in questione venga ulteriormente vagliato dalla sezione disciplinare dell’organo di autogoverno delle toghe.
L’ISCRIZIONE E LE CRITICHE DEL GIP
Nell’ambito dell’inchiesta soprannominata “Allattamento” è stata formulata anche un’ipotesi d’accusa a carico di Gravina e Buccico, posta alla base della richiesta di misure cautelari per il primo. Il gip Valerio Sasso, tuttavia, ha ritenuto insussistenti i gravi indizi di colpevolezza rappresentati dal procuratore capo Argentino.
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