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La conferenza stampa dell'operazione contro il clan Martorano

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POTENZA – Il clan Martorano può essere considerato un «gruppo ‘ndranghetista» nonostante l’assenza di ritualità per entrare a farvi parte.

È quanto si legge nelle motivazioni del verdetto emesso a metà giugno dalla Corte di cassazione sul primo dei ricorsi arrivato in discussione sugli arresti effettuati nell’ambito dell’ultima inchiesta sugli affari della cosca potentina.

I giudici di piazza Cavour hanno confermato, in particolare, la custodia cautelare in carcere per un ex agente della polizia penitenziaria, Salvatore Santoro. Tra le accuse a suo carico si legge della partecipazione all’associazione a delinquere di stampo mafioso capeggiata da Renato Martorano e Dorino Stefanutti, e di un presunto ruolo di «messaggero» del primo durante il loro periodo di detenzione nel carcere dove prestava servizio, nel Nord Italia.

Quanto a quest’ultima contestazione, però, la Cassazione ha riconosciuto l’assenza di riscontri alle accuse del figlio di Stefanutti, Natale, ormai da anni testimone di giustizia.

«Non costituisce riscontro, infatti – scrive la Cassazione-, la mera circostanza che il ricorrente prestasse servizio in quel carcere, a fortiori laddove egli non si occupava dei detenuti al regime di cui all’art. 41-bis; così come non confortano le accuse del collaboratore circa il ruolo di vettore di Santoro i contatti telefonici con altri accoliti della cosca, in quanto si tratta di un elemento vagamente evocato e privo di una specifica portata confermativa».

I giudici hanno ritenuto «completa ed immune da profili di manifesta illogicità», invece, la ricostruzione del ruolo di Santoro «quale fido accompagnatore» del reggente del clan, durante la detenzione di Martorano e Stefanutti. Vale a dire di Donato Lorusso.

«Appare, infatti, una ricostruzione razionale quella dell’ordinanza impugnata, secondo la quale lo svolgimento della mansione di stabile accompagnatore, ad incontri di matrice illecita, svolta da Santoro nei confronti di Lorusso e, soprattutto, il suo compito di “coprirgli le spalle”, siano sintomatici di un ruolo attivo non solo per il coindagato, ma anche per il sodalizio nel suo complesso; tale ruolo era, infatti, funzionale agli spostamenti di un suo componente di vertice e allo svolgimento, con la partecipazione di questi in condizioni di sicurezza, dei summit tra i membri della compagine, momenti essenziali per la vita di quest’ultima».

Nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato le misure cautelari anche per tutti gli altri indagati che hanno presentato ricorso tranne l’ex segretario della Uiltucs Basilicata, Rocco Della Luna, per cui è stata disposta una nuova udienza davanti al Tribunale del riesame.

Per Santoro e altre 36 persone, in massima parte ancora agli arresti, i pm dell’antimafia lucano hanno già chiesto e ottenuto il giudizio immediato con la fissazione dell’inizio del dibattimento per il prossimo 7 settembre. Mentre un secondo processo potrebbe partire più avanti per 77 persone, inclusi 23 dei 37 già citati a giudizio con l’immediato, a cui è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini per una serie di contestazioni “minori”.

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