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Aurelia Sole

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CI sono anche l’ex rettore dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole, e sua figlia, Ida Giulia Presta, tra i 52 indagati dell’inchiesta della procura di Reggio Calabria sull’assegnazione delle cattedre all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Inchiesta che venerdì mattina ha portato all’interdizione del rettore dell’università Mediterranea, Santo Marcello Zimbone, sospeso per 10 mesi, e del pro rettore vicario Pasquale Catanoso, sospeso per 12 mesi (LEGGI).

Alla base dell’iscrizione sul registro degli indagati di Sole e della figlia ci sono alcune conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori delle Fiamme Gialle sul finire dell’estate del 2018 a proposito della selezione per l’assegnazione dei dottorati in architettura, con relativa borsa di studio. Selezione vinta da Presta, che in un secondo momento, tuttavia, avrebbe rinunciato al posto.

In una di queste intercettazioni, infatti, Catanoso avrebbe concordato con Sole una visita della figlia a Reggio Calabria per conoscere il loro uomo di fiducia all’interno della commissione per l’assegnazione dei dottorati.

A seguire, quindi, sono state registrate una serie di conversazioni in cui questo commissario avrebbe lasciato intendere di essere stato preventivamente informato dal «rettore» della bravura di «Sole». Per poi rivedere il suo giudizio dopo la prova scritta, e la rinuncia di Presta al dottorato in questione, parlando di un profilo accademico «mediocre», con un curriculum che per certi aspetti avrebbe fatto persino «raccapriccio».

In conclusione, per la procura di Reggio Calabria, quello attivato «nel caso della candidata Presta» sarebbe stato un meccanismo di favore finalizzato a ottenere un’utilità specifica rappresentata dal «mantenimento di stretti legami con gli altri Atenei, tra cui quello della Basilicata, funzionali all’ottenimento di vantaggi ed opportunità, anche lecite». Come quella «di formare una dottoranda dell’Università di Reggio segnalata da Catanoso presso i dipartimenti dell’Ateneo lucano».

L’indagine della Guardia di finanza ha fatto luce anche su tutta una serie di irregolarità nella gestione degli appalti e sull’utilizzo delle auto e delle carte di credito dell’ateneo di Reggio Calabria per scopi personali.

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