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Anna Maria Scalise e Angelo Salinardi

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POTENZA – Lacune sospette nell’annotazione dei carabinieri di Ruoti sulla tumultuosa seduta di consiglio comunale in cui l’attuale prima cittadina Anna Maria Scalise venne accusata – ingiustamente – di intrattenere una relazione extra coniugale con l’assessore Franco Gentilesca dal suo predecessore, Angelo Salinardi, e un altro consigliere d’opposizione.

C’è anche questo in una delle ultime deleghe affidate dai pm di Potenza agli investigatori della squadra mobile, prima che fossero formalizzate le richieste di misure cautelari a carico dello stesso Salinardi e altri.

Ieri mattina, davanti al Tribunale del riesame, sono iniziate le discussioni dei ricorsi contro quelle misure cautelari, eseguite giusto due settimane fa. Ma ad attendere il verdetto dei giudici non ci sono soltanto i destinatari delle misure in questione, peraltro già affievolite, in buona parte, dopo gli interrogatori di garanzia.

Per gli inquirenti, infatti, una conferma dell’impianto accusatorio sarebbe il migliore viatico per un rapido approdo a processo. Sicché nel giro di qualche settimana potrebbe essere definito in maniera più precisa il perimetro stesso delle vicende in esame, rispetto a quanto rimasto a margine delle misure cautelari.

Dalle manovre di Salinardi per piazzare qua e là le mascherine prodotte in una delle aziende da lui controllate, alle eventuali coperture di cui avrebbe goduto nella sua persecuzione della “traditrice” Scalise, colpevole di essersi trovata un’altra maggioranza dopo lo strappo col suo predecessore, che l’aveva candidata ed eletta.

Il caso dell’annotazione dei carabinieri, al riguardo, appare esemplare. Tanto che i pm hanno disposto un approfondimento specifico sul suo contenuto. In particolare dopo aver scoperto che i militari presenti durante la tempestosa seduta di consiglio comunale del 10 febbraio 2020 avevano incredibilmente omesso di riportare le ingiurie pronunciate in aula da Salinardi e Rosario Di Carlo, limitandosi a raccogliere la denuncia di questi ultimi contro la sindaca. Malgrado proprio quelle ingiurie fossero state alla base della reazione di Scalise, e i militari, per cui comunque non risultano iscrizioni sul registro degli indagati, avessero dichiarato di aver visionato i video della seduta per ricostruire al meglio l’accaduto.

«È presumibile – queste le conclusioni dell’ex capo della squadra mobile di Potenza, Donato Marano, dopo un’ulteriore esame dei video – che anche i carabinieri del comando stazione di Ruoti fossero al corrente di quelle allusioni offensive della reputazione dei due amministratori comunali (Scalise e Gentilesca, ndr), ma, ciononostante, il redattore non ha fatto alcun riferimento alle parole di De Carlo né nell’annotazione né nella Cnr».

Tra gli atti alla base delle misure cautelari, inoltre, c’è anche un’intercettazione in cui Salinardi parla dell’accaduto con l’ex consigliere regionale Luigi Scaglione, e gli spiega di aver lasciato l’aula del consiglio comunale «per rispetto» di un maresciallo dei carabinieri che poi lo avrebbe raggiunto fuori consigliandogli di fare subito una denuncia contro Scalise («Ha detto: “fate subito la denuncia che devo relazionare anche io”»).

Ieri davanti al collegio del Tribunale del riesame composto dai giudici Aldo Gubitosi, Maria Stante e Carmen Bonamico si sono presentati gli avvocati Leo Chiriaco e Donatello Cimadomo per Salinardi e il nipote, Pierluigi Mario Saponara; Rossana Agatiello per Scaglione; Rosanna Faraone per Giuseppina Salinardi, Leonardo Pace per il dirigente aziendale Claudio Di Lucchio; Chiriaco e Luigi Claps per il carabiniere Davide Maletesta; Chiriaco e Maria Rosaria Malvinni per Gerardo Scavone, persona di fiducia dell’ex sindaco. Le prime decisioni dei giudici di libertà dovrebbero arrivare entro venerdì.

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