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I carabinieri davanti all’abitazione nel centro storico di Brienza dove è avvenuta la tragedia

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POTENZA – Assolto perché al momento dell’omicidio della madre di 80 anni, Irene Lopardo, spinta dalle scale della sua abitazione e Brienza il 3 luglio del 2021, «non era in grado di intendere e di volere». È questo il verdetto pronunciato ieri mattina dalla Corte di Assise di Potenza, presieduta da Federico Sergi, nei confronti del 41enne Antonio Ventre.

La Corte ha inoltre disposto la misura della libertà vigilata per Ventre, difeso dall’avvocato Lorenzo Raffaele Petracca, per due anni, che l’uomo dovrà scontare in una comunità terapeutica individuata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. La stessa dove è agli arresti domiciliari da fine luglio, dopo una ventina di giorni trascorsi in carcere.

Il dramma risale alla mattinata del 3 luglio scorso, quando la donna di 80 anni è stata trovata senza vita ai piedi di una rampa delle scale del condominio in cui abitava, nel centro storico di Brienza, orientativamente intorno alle 9.

A dare l’allarme e a trovare il corpo a terra dell’anziana donna era stata una infermiera arrivata sul posto per prestare assistenza a una signora che vive nello stesso condominio. La vittima, infatti, si trovava ai piedi delle scale interne di accesso alla sua abitazione, priva di vita, ancora in camicia da notte e con delle ferite profonde alla testa.

I sospetti erano ricaduti immediatamente sul figlio che era stato rintracciato dai carabinieri in una strada del paese, poco dopo la scoperta del corpo della madre, in stato confusionale. Tanto che si era reso necessario il suo trasporto in ospedale, a Villa d’Agri, per un accertamento sanitario obbligatorio. Ventre, infatti, viveva con la madre e da tempo soffriva di problemi psichici.

Dopo il fermo, quindi, arrivò anche la confessione. Durante l’udienza di convalida davanti al gip Lucio Setola. «Mia madre era molto invadente. Lo è stata per tutta la vita. Per questo ho avuto quell’attimo di sfogo (…) Le ho detto basta, e poi l’ho presa e buttata per le scale». Questo era stato il racconto al giudice dell’uomo, apparso ancora alquanto confuso sulla gravità della situazione.

«Mi stava sempre addosso». Aveva aggiunto Ventre rispondendo a una domanda del magistrato sui motivi dell’accaduto. «Ecco perché me sono andato in varie comunità».

Quanto alla causa scatenante dell’esplosione di violenza repressa, invece, il 42enne aveva raccontato che era con la madre in cucina quando l’ha vista venirgli contro «in maniera minacciosa». A quel punto avrebbe deciso di fargliela pagare per tutte le «invadenze» subite.

Inizialmente il pm Sarah Masecchia aveva accusato Ventre di omicidio preterintenzionale aggravato da rapporto di parentela tra vittima e assassino, ma a seguito della sua confessione l’accusa venne trasformata in omicidio volontaria.

L’incapacità di intendere e volere di del 42enne è stata certificata dallo psichiatra Andrea Barra, perito nominato dal pm dopo diversi solleciti in tal senso avanzati dall’avvocato Petracca.

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