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POTENZA – L’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi, avrebbe avuto un filo diretto con uno degli imprenditori lucani più attivi nel campo dell’eolico, Donato Macchia, che è anche l’editore del quotidiano La Nuova del Sud e della Nuova Tv. Quindi quest’ultimo non avrebbe esitato a rivolgersi a lui per chiedergli una mano con le pratiche al Comune di Ruoti per la costruzione una nuova centrale. Mentre l’ex sindaco, allo stesso modo, si sarebbe sentito legittimato a sollecitare un coinvolgimento del direttore editoriale della Nuova nella «macchina del fango» messa in piedi contro l’attuale prima cittadina, Anna Maria Scalise.
È una relazione ad alto rischio quella fotografata nelle pieghe dell’inchiesta per cui la scorsa settimana sono finiti agli arresti domiciliari Salinardi e altre 15 persone.
Nella giornata di ieri il gip che ha firmato l’ordinanza di misure cautelari ha deciso sulle ultime istanze presentate dai difensori degli indagati a margine degli interrogatori di garanzia che si sono svolti tra sabato e lunedì. Ma per quanti si sono visti confermare gli arresti domiciliari, e non solo, si pensa già all’udienza davanti al Tribunale del riesame. E cresce anche l’attesa sui possibili strascichi di un’inchiesta nata, a sua volta, da un primo clamoroso arresto, a novembre del 2019: quello del noto avvocato potentino Raffaele De Bonis.
Per gli investigatori della sezione reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile di Potenza, infatti, «uno dei modus operandi» di Salinardi sarebbe stato quello «di infangare i suoi avversari attraverso (…) l’utilizzo dei mezzi di informazione locale». Per questo le sue conversazioni di giugno 2020 con uno dei principali protagonisti dell’informazione locale come Macchia sono state scrutinate con particolare attenzione.
«Senti Angelo, volevo chiederti una cortesia… ci sta l’ufficio tecnico del Comune, dove tu sei in minoranza adesso, la ricordo che c’era un tuo nipote, c’è un tuo nipote… (…) … siccome abbiamo fatto una richiesta di alcune certificazioni di destinazione urbanistica».
Queste le parole dell’imprenditore all’ex sindaco, che secondo gli investigatori rappresenterebbero una richiesta di intercessione di Salinardi col nipote Rosario Famularo, responsabile dell’area tecnica del Comune di Ruoti: «al fine di ricevere le autorizzazioni necessarie per installare un parco eolico in agro del Comune di Ruoti».
Richiesta che Salinardi avrebbe accolto senza esitazioni confermando a Macchia «che potrà rivolgersi al nipote nonostante lo stesso sia in “smart working”».
«Ma tanto, se deve fare delle cose che gli competono, non se ne fotte niente vai…». Questa la replica dell’ex primo cittadino. «Ma tu puoi andare direttamente al Comune, se tu mi dici che vai domani mattina io lo chiamo e gli dico vedi Donato e mettiti a disposizione quello che puoi fare veloce… (…) …va bene! Chiamo Rosario o Troiano, li chiamo tutti e due».
Gli investigatori hanno intercettato anche una telefonata immediatamente successiva in cui Salinardi avrebbe comunicato all’«amico» editore il nome del funzionario incaricato della pratica, spiegandogli che si trattava di uno di quelli schieratisi con Scalise, contro di lui.
«Donato, allora seguimi, ha detto mio nipote l’ingegnere, chi fa queste cose è proprio quella faccia di merda che è collegata con loro e ci ha tradito». Così ancora Salinardi, prima di additare il funzionario in questione, non si sa su quali basi, come un collettore di tangenti per il sindaco di Tolve, nonché senatore della Lega, Pasquale Pepe.
«Questo geometra che si chiama – omissis – che segue Pepe! Pasquale Pepe… (…) … è un portaborse di Pepe, il tangentista di Pepe in poche parole».
L’informativa consegnata ai pm a gennaio 2021 prosegue con un’altra intercettazione, di qualche giorno successiva a quelle tra Macchia e Salinardi, in cui l’ex sindaco si rivolge all’ex direttore dell’ufficio stampa della Regione, e attuale direttore editoriale della Nuova, Donato Pace, «al fine di far pubblicare degli articoli di stampa contro la Scalise». Richiesta a cui Pace avrebbe replicato chiedendo a Salinardi, sempre secondo gli investigatori: «di trovare uno scandalo in maniera tale che sarà costretta a dimettersi».
Nei giorni scorsi, tuttavia, Pace ha già avuto modo di smentire la ricostruzione effettuata, sostenendo che quella con Salinardi sarebbe stata soltanto: «una delle centinaia e centinaia di telefonate» che riceve un bravo giornalista, «con frequenza settimanale per non dire quotidiana», da parte di lettori «che vorrebbero averti al loro fianco nelle loro battaglie giuste o sbagliate che siano».
Lo stesso Pace ha poi aggiunto di non aver mai pubblicato «un solo articolo sullo scontro Salinardi-Scalise», a differenza di altri, né di aver mai ricevuto «documenti da pubblicare, né tanto meno regalie o altri benefici e vantaggi personali».
In attesa di eventuali sviluppi investigativi, ad ogni modo, ieri sono stati sostituiti gli arresti domiciliari con un più blando divieto di avvicinarsi alla sindaca Scalise anche per Giuseppina Salinardi – nipote di Angelo – difesa dagli avvocati Armando Dereviziis e Rosanna Faraone. Idem per il consigliere comunale di Ruoti, Angelo Faraone, difeso da Rosanna Faraone e Maria Rosaria Malvinni; e per l’ex consigliere regionale Luigi Scaglione, difeso da Rosanna Agatiello, considerato l’autore dei comunicati stampa con cui l’ex sindaco puntava a screditare la “traditrice” Scalise per costringerla alle dimissioni.
Il gip ha anche disposto la revoca della misura cautelare anche nei confronti di Rosario Famularo, difeso da Paolo Lorusso, che è accusato di concorso in corruzione nell’ambito di un rapporto di dare-avere tra lo zio, Salinardi, e il titolare della casa di riposo, Il Sorriso, l’imprenditore balvanese Giuseppe Teta.
Secondo il giudice – ha fatto sapere il legale di Famularo – «i chiarimenti che sono stati forniti nel corso dell’interrogatorio rendono plausibile l’assenza di un interesse di Famularo all’esito della procedura di affidamento, redendo del tutto astratta l’esigenza cautelare».
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