Il tribunale di Potenza
2 minuti per la letturaPOTENZA – Ha risposto per circa un’ora e mezza alle domande del gip Lucio Setola l’ex segretario regionale della Uiltucs Rocco Della Luna, agli arresti domiciliari da lunedì scorso nell’ambito dell’inchiesta sui nuovi affari dello storico clan egemone su Potenza e dintorni, guidato dal boss Renato Martorano.
Della Luna, accompagnato dall’avvocato Gianfranco Robilotta, ha respinto con forza ogni addebito sulla presunta agevolazione, da parte sua, degli interessi del clan all’interno della società, Kuadra srl, che ha gestito, fino al 2017, pulizie e servizi vari all’interno dell’ospedale San Carlo.
Un capitolo particolarmente scottante dell’inchiesta condotta dagli agenti dell’Antimafia lucana, che gli contestano un’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa, in relazione a una «gestione “addomesticata” della forza lavoro e delle vertenze sindacali (…) nell’ambito delle direttive impartite dai vertici del sodalizio mafioso».
Durante l’interrogatorio non sono mancati momenti di tensione tra il gip e il legale del sindacalista, che a margine dell’interrogatorio ha chiesto la revoca dei domiciliari o la loro sostituzione con una misura meno afflittiva. Molto dipenderà, ad ogni modo, dal valore attribuito alla sospensione dagli incarichi sindacali decisa dalla Uil non appena è iniziata a circolare la notizia dell’arresto.
Nei giorni scorsi infatti, per l’attenuazione delle esigenze cautelari, è stata già sostituita la detenzione in carcere con gli arresti domiciliari per il referente di Della Luna all’interno di Kuadra srl, Giovanni Tancredi, accusato a sua volta di concorso esterno in associazione mafiosa. Una decisione motivata dalla dimostrazione della fine del suo rapporto di lavoro con la ditta in questione, avvenuta già nel 2020.
Dopo Della Luna, ieri sono stati sentiti dal gip anche altri dei 39 destinatari dell’ordinanza di misure cautelari. Resta ancora da definire, tuttavia, la data per l’interrogatorio del boss Renato Martorano, tornato in carcere dopo 2 anni e mezzo di libertà. A stamani, d’altronde, parrebbero ancora irrisolti i problemi di collegamento col carcere di Lecce, dove è detenuto.
Nei prossimi giorni, inoltre, dovrebbe essere chiaro anche quanti saranno i ricorsi presentati davanti al Tribunale del riesame per l’annullamento delle misure cautelari. Un primo test fondamentale per l’inchiesta dei pm potentini, decisa a ottenere la conferma dei gravi indizi di colpevolezza quanto all’accusa principale mossa agli indagati: quella di associazione mafiosa.
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