Il carcere di Melfi
2 minuti per la letturaPOTENZA – La Corte d’appello di Potenza ha confermato la condanna a 3 anni di reclusione per Franco Zappatore, sovrintendente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Melfi, accusato di abusi sessuali su una cuoca della mensa dell’istituto.
I collegio presieduto da Cataldo Collazzo, e completato da Vittorio Santoro e Rosa D’Amelio, ha respinto il ricorso presentato dal difensore del sovrintendente, l’avvocato Michele Mastromartino.
Accolta, quindi, la richiesta di conferma della pronuncia di primo grado avanzata in aula dal nuovo sostituto procuratore generale Laura Triassi, di ritorno a Potenza dopo la brevissima esperienza come procuratrice a Nola.
I fatti risalgono al 21 febbraio 2010.
Stando al capo d’imputazione, Zappatore avrebbe avuto un diverbio con la cuoca sulle modalità di accesso alla sala mensa. Per questo, avrebbe atteso di restare solo con lei, e l’avrebbe «assalita» alle spalle con i pantaloni aperti.
Secondo gli inquirenti il suo sarebbe un vero e proprio agguato compiuto approfittando della situazione, quando nessuno poteva assistere alla scena, e la donna «gli dava le spalle». A quel punto Zappatore, 57enne originario di Avellino ma da tempo residente nella cittadina federiciana, si sarebbe cominciato a spogliare, denudandosi i genitali.
«La assaliva e le palpeggiava il seno». È scritto ancora nel capo d’imputazione. «Per poi – dopo la reazione difensiva della donna – chiederle di baciarlo ostentando il proprio stato di eccitazione».
A far partire le indagini, da cui è scaturito il processo per Zappatore, è stata la denuncia della donna che una volta tornata a casa ha deciso di raccontare l’accaduto al marito.
Secondo gli inquirenti le sue dichiarazioni sarebbero genuine e credibili al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma il difensore del sovrintendente ha sostenuto con forza il contrario.
Zappatore è stato condannato anche alle pene accessorie e al risarcimento della vittima, assistita dall’avvocato Gervasio Cicoria. Durante il processo di primo grado la richiesta dell’accusa era stata di 5 anni di reclusione.
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