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POTENZA – Una ventina di richieste di costituzione come parte civile, incluse quelle di Regione Basilicata, Comune di Viggiano, Movimento 5 stelle e diverse associazioni ambientaliste nel processo per la perdita di greggio dal Centro olio Val d’Agri, venuta alla luce, in maniera fortuita, a gennaio del 2017.
Tante ne sono state presentate, ieri mattina a Potenza, nei confronti dell’ex responsabile del Distretto meridionale dell’Eni di Viggiano, Ruggero Gheller, dell’ex “operation manager” Eni di stanza in Basilicata, Andrea Palma, oltre che di Eni spa, e dei membri del Comitato tecnico regionale “Grandi rischi” che nel 2014 non presero provvedimenti sui serbatoi responsabili della perdita di greggio scoperta 3 anni più tardi.


La decisione sulla loro ammissione è stata fissata dal gup Antonello Amodeo per il prossimo 25 ottobre. Mentre la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio dovrebbe slittare al 22 novembre.


Nell’udienza di ieri il gup ha dato atto anche della riformulazione del capo d’accusa dal disastro “semplice”, meno grave, contestato inizialmente, al più grave disastro ambientale. Una modifica ancorata a una diversa considerazione del tempo in cui le condotte attribuite a Gheller e Palma, in servizio a Viggiano tra il 2011 e il 2014, hanno prodotto i loro effetti, superando anche la data di entrata in vigore del nuovo reato di disastro ambientale.
Secondo quanto emerso dalle indagini i manager Eni avrebbero tenuto nascosti per anni i problemi di corrosione dei serbatoi di stoccaggio del greggio appena lavorato nell’impianto.

Per questo, a gennaio del 2017, sarebbe stata del tutto fortuita la scoperta di quel greggio disperso nel sottosuolo (si stima oltre 400 tonnellate) poco prima che migrasse attraverso la falda nell’invaso di acqua potabile del Pertusillo.

A quel punto, però, la «menomazione del reticolo idrografico esistente» si è resa necessaria per evitare il propagarsi della contaminazione. Di qui l’accusa di disastro ambientale.

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Giovanni Rosa

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