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POTENZA – Avrebbe trascurato una serie di sintomi sospetti del contagio da covid 19, omettendo di segnalare la necessità di un tampone diagnostico e di sottoporre il paziente a cure diverse da quelle previste per una «mera influenza». Così facendo avrebbe causato per «superficialità e negligenza» la morte del suo assistito: Giacomo Labattaglia di Montemurro.
E’ questa l’accusa per cui il pm di Potenza, Sarah Masecchia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Francesco Cavalcante, medico di medicina generale di Corleto Perticara ma con ambulatorio a Montemurro.


L’ipotesi di reato nei suoi confronti è di omicidio colposo, per aver ignorato indizi del contagio come: febbre superiore ai 38 gradi, pressione bassa, debolezza, difficoltà di espressione verbale, svenimenti, inappetenza e assenza di gusto e olfatto manifestati dal suo anziano assistito.
I fatti risalgono ai primi di marzo del 2020, quando i casi di covid 19 accertati in Basilicata erano poco più di una decina.


Il pm contesta al medico, in particolare, di aver diagnosticato una semplice influenza a Labattaglia, e di non aver chiesto il suo ricovero in ospedale per l’accertamento della natura dei sintomi dichiarati. Come pure la prescrizione di tachipirina, farmaci antinfiammatori e antibiotici. Quindi, a distanza di qualche giorno, di aver valutato insufficiente per il ricovero anche un livello di saturazione nel sangue sceso fino all’83%, rispetto a una soglia di allarme che oggigiorno si attesta al 94%.


Per il ricovero di Labattaglia, insomma, sarebbe trascorsa inutilmente una settimana. E a propiziare l’arrivo di un’ambulanza sotto la sua abitazione, nel primo pomeriggio del 20 marzo, sarebbe stata soltanto una lettera di protesta inviata qualche ora prima dalla figlia dell’uomo ai vertici della Regione. A quel punto, però, Labattaglia sarebbe risultato subito in condizioni troppo gravi per restare nel reparto Malattie infetive del San Carlo di Potenza. Pertanto il 21 marzo, è avvenuto il passaggio in Terapia intensiva. Poi il ritorno per un giorno in Malattie infettive, il ritorno in Terapia intensiva e la morte, il 4 aprile. Quando le vittime lucane della pandemia avevano appena superato la decina.


Contattato dal Quotidiano del Sud, il difensore di Cavalcanti, l’avvocata Teresa Massari, ha sottolineato la reputazione del suo assistito «che ha fatto parte Ant e oggi fa parte delle squadre impegnate nella campagna vaccinale».
«E’ una persona – ha aggiunto Massari – per cui la fedeltà al giuramento di Ippocrite è uno stile di vita consolidato e con l’Ant ha portato conforto a centinaia di persone».


Quanto al merito delle contestazioni Massari ha parlato di accuse infondate.
«Cavalcanti – ha dichiarato l’avvocata – ha rispettato tutte procedure nonostante si trattasse di uno dei primissimi casi di covid in Basilicata».
Il Quotidiano ha contattato anche il legale dei familiari di Labattaglia da cui è partita la denuncia, l’avvocato Mario Marinelli, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
L’inizio dell’udienza preliminare davanti al gup Teresa Reggio è stato fissato per il 9 novembre.

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Alfonso Pecoraro

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