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POTENZA – Avrebbero approfittato di lei il giorno del suo compleanno. L’amico insospettabile, e un conoscente di quest’ultimo. Senza fermarsi neanche quando i fumi dell’alcool si sono dissolti ed è riuscita a manifestare la sua contrarietà a quei rapporti sessuali.
E’ questa l’accusa per cui mercoledì pomeriggio, 4 anni e mezzo dopo i fatti, il collegio del Tribunale di Potenza, presieduto da Rosario Baglioni, ha condannato a 7 anni di reclusione a testa un 33enne e un 24 enne del potentino, entrambi incensurati: Alessandro Nardiello e Hamed Trabelsi.
I magistrati hanno giudicato credibile in tutto e per tutto la vittima, che ha raccontato di una serata trascorsa in un bar di Baragiano con l’amico Nardiello. Ha ammesso di aver bevuto qualche bicchiere di troppo. Quindi ha descritto una serie di immagini successive, oscurate dagli effetti dell’ebrezza. Il viaggio nell’auto guidata da Nardiello in cui era presente anche Trabelsi. La sosta in una piazza di Ruoti poco lontano da un monolocale nella disponibilità di Nardiello. Il percorso dall’auto all’ingresso aggrappata a Trabelsi per non perdere l’equilibrio. Nardiello che le sfila i pantaloni. Il corpo di Trabelsi su di lei e quella frase pronunciata, inutilmente, per farlo desistere: «se mi volete bene smettetela». Quindi il risveglio sdraiata tra i due presunti stupratori. La fuga e il suo viso allo specchio. Coi segni inequivocabili sul trucco della sera prima che le hanno fatto riaffiorare il ricordo delle lacrime versate.
A riscontro di quanto riferito, il pm Giuseppe Borriello aveva indicato diverse testimonianze raccolte sia a Baragiano che a Ruoti.
Alcuni dipendenti del bar dove la ragazza aveva festeggiato con l’amico Nardiello, in particolare, hanno escluso di aver assistito a effusioni tra i due. Come di solito avviene tra le coppie avvinte da un’attrazione sessuale matura e consapevole. Inoltre hanno descritto con precisione l’uscita del trio del locale, col la ragazza portata a braccio dai due uomini in condizioni di apparente incoscienza.
La sorella della vittima, poi, ha confermato che quest’ultima le aveva confidato dell’interesse manifestato in più occasioni da Nardiello rispetto a una possibile evoluzione del loro rapporto. Ma è stata perentoria nel sostenere che la sorella gli avesse chiarito oltre ogni dubbio la sua contrarietà.
Durante le arringhe difensive i legali dei due imputati, invece, gli avvocati Giovanni Lo Sasso e Luca Lorenzo, avevano insistito sulla consensualità del rapporto, escludendo che i fatti avvenuti potessero essere rappresentati come avvenuto in contestazione.
Al termine della camera di consiglio, tuttavia, il collegio ha aderito alla tesi dell’accusa, accogliendo la richiesta di condanna anche nell’entità della stessa. Ovvero nei 7 anni di reclusione.
«Valuteremo le motivazioni della sentenza ai fini di un eventuale ricorso in Corte d’appello». Questo il commento rilasciato al Quotidiano del Sud dell’avvocato Lo Sasso.
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