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POTENZA – Non solo mazzette elargite a pubblici ufficiali compiacenti. Ma anche reati tributari utili a creare quelle provviste di denaro in nero che sono necessarie per rimpinguare le mazzette in questione.
C’è anche un filone “finanziario” all’interno della maxi inchiesta dei pm di Potenza sulla mala politica lucana.
A testimoniarlo ci sono alcune iscrizioni sul registro degli indagati come quelle a carico di un noto imprenditore potentino come Antonio Colangelo, il titolare della Geocart spa (ingegneria e servizi tecnici avanzati), e di un politico-imprenditore come l’ex sindaco di Ruoti, Angelo Salinardi.
Nei confronti del primo, infatti, i pm titolari del fascicolo già a settembre del 2019 avevano raccolto elementi per una prima contestazione di evasione fiscale attraverso la fatturazione di operazioni inesistenti.
Ma in seguito, sulla base di un unica informativa datata 1 gennaio 2020, hanno formulato anche un’ipotesi di truffa su erogazioni di denaro pubblico e di corruzione. Corruzione «per un atto contrario ai doveri d’ufficio», per la precisione. Laddove Colangelo sarebbe il corruttore ma il corrotto resta ancora da identificare. Almeno stando a quanto trapela dagli atti desecretati dell’inchiesta.
Più complessa la posizione di Salinardi, che risulta indagato in concorso con altre 7 persone di un’ipotesi di «sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte», ma anche, da solo, per un’ipotesi di trasferimento fraudolento di beni, e almeno tre distinti episodi di corruzione. Quanto basta, insomma, per immaginare un flusso di denaro sporco dalle attività gestite dai suoi presunti prestanome alle tasche di qualche pubblico ufficiale amico, ben disposto a forzare procedure di vario tipo in suo favore. Un quadretto suggestivo su cui gli inquirenti saranno chiamati a breve a fare le loro valutazioni, decidendo se andare fino in fondo o lasciar perdere. Nel giro di un mesetto, d’altronde, dovrebbero scadere i due anni dal deposito anche della prima informativa sul suo conto.
A dicembre dell’anno scorso era stato proprio da un avviso di proroga delle indagini notificato a Salinardi e al capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro, che era tornata alla ribalta l’inchiesta sulle «estese, reiterate ed illecite collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori in Basilicata» annunciata nell’autunno del 2019 dal procuratore Francesco Curcio.
Negli ultimi mesi, però, il numero di iscrizioni desecretate sul registro degli indagati sarebbe salito in maniera considerevole. Altre comunicazioni di proroga delle indagini, quindi, sarebbero in partenza già nelle prossime settimane.
L’inchiesta sulla mala politica lucana è stata ereditata di recente dal pm Vincenzo Montemurro, dopo l’incarico al Consiglio superiore della magistratura ottenuto dalla collega Valeria Farina Valaori, e, in precedenza, il trasferimento in altra sede del suo primo titolare, il pm Maria Cristina Gargiulo. Mentre il procuratore capo in persona, Curcio, risulta come semplice co-titolare.
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