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POTENZA – Potrebbe chiudersi bruscamente la collaborazione tra il governatore Vito Bardi e il suo segretario personale, Mario Araneo. E la goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata proprio la notizia, pubblicata ieri sul Quotidiano del Sud, dell’iscrizione di Araneo sul registro degli indagati per due distinte ipotesi di associazione a delinquere.
E’ questo il senso dei ragionamenti che si sono fatti strada ieri mattina in Regione in seguito le rivelazioni sugli sviluppi dell’inchiesta dei pm di Potenza sulla mala politica lucana.
A rivelare la drammaticità del momento è stato il governatore in persona che poco dopo la lettura del Quotidiano ha annunciato l’avvio di non meglio precisate «procedure interne» nei confronti di Araneo. Quindi ha promesso che sarà sua «cura» fare «le opportune valutazioni» dopo un «approfondito confronto» col primo dei suoi collaboratori. Sempre al suo fianco dall’inizio della campagna elettorale che lo ha portato alla guida delle Regione, due anni e mezzo orsono.
Per provare a ridimensionarne il ruolo, Bardi ha voluto precisare che Araneo «ha un contratto di collaborazione esterna di segreteria». Ma sono in tanti, a via Verrastro e non solo, che ancora lo considerano l’unico interlocutore esistente per poter riuscire a raggiungere il governatore. Non è escluso, quindi, nemmeno che alla fine tutto rientri con un nulla di fatto, nella speranza che dal fronte giudiziario non arrivino ulteriori motivi d’imbarazzo per l’amministrazione regionale.
«Da uomo delle istituzioni – ha dichiarato ancora Bardi – ho piena fiducia nelle indagini della Magistratura e al contempo sono sicuro che le persone coinvolte nell’indagine sapranno dimostrare nelle sedi opportune la propria estraneità alle ipotesi di reato».
«La mia vita – ha aggiunto il governatore – è sempre stata all’insegna della legalità e del rispetto delle regole. Mi auguro pertanto che su questa vicenda venga fatta luce nel minor tempo possibile. I lucani meritano chiarezza e trasparenza».
Ieri sull’inchiesta dei pm sono intervenuti anche i due assessori regionali indagati: Franco Cupparo (Attività produttive) e Rocco Leone (Salute).
«Piena disponibilità, una volta conosciute le eventuali contestazioni, a fornire tutti i chiarimenti nelle opportune sedi». Questo il commento di Cupparo, che ha aggiunto di non aver avuto, per ora, avvisi di garanzia di sorta e di non conoscere quali siano i fatti alla base della sua iscrizione sul registro degli indagati per un’ipotesi di turbativa d’asta e di concussione. Quindi ha contestato al Quotidiano del Sud la pubblicazione della notizia, con foto, senza l’indicazione di «motivazioni e fatti ai quali nessuno intende sfuggire».
«Sono comunque sereno – ha proseguito l’x sindaco di Francavilla in Sinni – perché in tema di onorabilità e correttezza amministrativa, conoscendo e praticando solo la buona politica, credo di non avere nulla da dimostrare e chi mi conosce ne è consapevole».
Convinto del fatto suo anche Leone, che invece risulta indagato per corruzione, turbativa d’asta, concussione, induzione indebita, abuso e omissione d’atti d’ufficio.
«Nella mia vita non ho mai perseguito l’utile personale». Ha dichiarato l’ex sindaco di Policoro. «Chi mi conosce sa bene che intendo, da sempre, la mia attività lavorativa come una missione e non come un’attività da cui trarre un vantaggio economico. Spero di poter essere ascoltato quanto prima dal pubblico ministero, in modo da fare chiarezza e poter rivendicare una storia personale e politica di rettitudine e legalità».
Nelle scorse settimane Leone era stato già raggiunto da un avviso di proroga delle indagini, per cui il suo difensore, l’avvocato Nuccio Labriola, aveva chiesto formalmente ai pm di Potenza proprio di essere sottoposto a interrogatorio per chiarire i fatti in questione.
l.a.
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