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POTENZA – In 51 avrebbero ottenuto il porto d’armi sulla base di certificati di idoneità psico-fisica fabbricati dal loro armiere di fiducia, il 40enne di Pignola Gerardo D’Acunto. E’ questa la vicenda al centro dell’udienza che è iniziata ieri mattina davanti al gup Ida Iura.

L’inchiesta degli agenti della divisione della polizia amministrativa della Questura di Potenza, era partita ad aprile di due anni fa da una verifica di routine su una richiesta di rilascio di porto di fucile per uso sportivo a cui era allegato un certificato prestampato «apparentemente rilasciato» da un medico in servizio nell’infermeria del carcere del capoluogo lucano.

A destare il sospetto degli agenti, quindi, era stata la professione dichiarata dal richiedente. Poiché non si capiva in che modo un semplice «operaio» potesse chiedere e ottenere un certificato dall’infermeria del carcere come se fosse un dipendente del ministero di Giustizia.

Da qui le prime verifiche e la convocazione del medico in servizio nell’infermeria, che ha disconosciuto la sua firma su una trentina di certificati. Gli investigatori non avrebbero impiegato molto tempo per risalire a D’Acunto, che venne anche sottoposto a una perquisizione da cui emersero «numerose copie in bianco di certificati medici identici a quelli contraffatti». Poi sono stati sentite anche alcune delle persone che avevano chiesto il porto d’armi e hanno confermato di conoscere l’armiere di Pignola.

Nel prosieguo delle indagini sono stati individuate anche altre pratiche sospette in cui la certificazione di «idoneità psico-fisica» del richiedente risultava sottoscritta da un tenente colonnello medico dell’Esercito in servizio al “Servizio sanitario – Reggimento Cavalleggeri guide di Salerno”. Tenente colonnello che ieri si è anche costituito in udienza, a Potenza, come parte civile.  

I 51 sono accusati, a vario titolo, di  falso materiale. Durante le indagini l’armeria di D’Acunto è stata anche chiusa e sono stati sequestrati due personal computer che si pensa che siano stati utilizzati per l’illecita attività di contraffazione.

E’ stata disposta, inoltre, anche la revoca dei porti d’arma rilasciati agli indagati che hanno utilizzato i certificati contraffatti per ottenere le licenze.

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