Il palazzo di giustizia di Potenza
4 minuti per la letturaPOTENZA – Dovranno comparire in 5 davanti al collegio del Tribunale di Potenza il prossimo 24 maggio: l’appuntato dei carabinieri forestali di Pietrapertosa, Domenico Fasanella, l’imprenditore Giacomo Pantone di Pietrapertosa; il funzionario del Parco regionale Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane, Egidio Mallia; l’ex direttore del Parco regionale, Marco Delorenzo; e il dottore forestale Antonio Satriano.
Lo ha deciso ieri mattina il gup Ida Iura accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio del pm Valeria Farina Valaori nell’ambito del processo per alcuni episodi di concussione a carico di Fasanella, che avrebbe taglieggiato un agriturismo e un macellaio, facendosi “omaggiare” di un migliaio di euro, tra carni e contanti, più almeno tre rifornimenti di gasolio per la sua auto. Più una presunta truffa su un finanziamento da 70mila euro per giovani imprenditori agricoli in ci risultano imputati, a vario titolo, lo stesso Fasanella e gli altri.
I fatti sono gli stessi per cui il carabiniere forestale era finito agli arresti domiciliari agli inizi di dicembre dell’anno scorso.
Le indagini sul suo conto, condotte dai colleghi coordinati dalla procura della Repubblica di Potenza, erano partite nel 2019 dalla denuncia di un operatore commerciale, infastidito dai comportamenti dell’appuntato scelto.
Gli inquirenti contestano a Fasanella, in particolare, di aver prospettato al titolare di un agriturismo che «se non avesse aderito alle sue richieste avrebbe subito pressanti controlli presso l’azienda o gli sarebbero state negate autorizzazioni per determinate attività».
In una nota diffusa il giorno degli arresti dal procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, si aggiungeva che il militare avrebbe suggerito all’imprenditore anche «rimedi da porre in essere per evitare l’esito negativo di controlli che assumeva di dover fare». Inoltre gli avrebbe paventato la necessità di comprarsi la «protezione da coloro che volevano fargli del male», nella persona – a quanto riferisce Curcio – del «comandante della stazione carabinieri di Trivigno». Così facendo avrebbe intascato 500 euro in contanti, «il 16 maggio del 2014», e, in tre occasioni tra ottobre 2019 e dicembre del 2020, gasolio agricolo per rifornire la sua auto.
Schema simile per l’altro capo d’accusa rivolto a Fasanella, che avrebbe preso di mira anche il titolare di una macelleria, costringendolo «a rinunciare, in tutto o in parte, al corrispettivo dovuto per quantitativi di carne ricevuti e/o ritirati nel tempo».
«Ove non avesse aderito alle sue richieste avrebbe subito pressanti controlli presso l’esercizio commerciale». Questa la velata minaccia indirizzata al macellaio, «alludendo anche a verbali di contestazione dell’importo tra 3mila e 5mila euro». In questo modo lo avrebbe costretto «a rinunciare al corrispettivo di 500 euro, dovuti per quantitativi di carne ritirati in due occasioni e ad accettare importi inferiori a quelli risultanti dagli scontrini».
Il secondo filone di indagini ha preso di mira, invece, un finanziamento per lavori in via di realizzazione, che in realtà erano già belli che finiti da almeno due anni.
A un certo punto, infatti, gli investigatori che stavano alle calcagna di Fasanella, avrebbero registrato le sue veementi pressioni su quel funzionario dell’ente parco Gallipoli Cognato, che è l’amministrazione competente su una serie di autorizzazioni per attività con un potenziale impatto ambientale all’interno dei territori di Pietrapertosa, Castelmezzano, Accettura, Calciano e Oliveto Lucano.
L’appuntato, in parole povere, avrebbe spinto Mallia ad agevolare il nulla osta sulla pratica per un contributo da 70mila euro chiesto da Pantone, attingendo ai fondi europei per la «costituzione di nuove aziende agricole da parte di giovani».
Quindi Mallia avrebbe convinto il direttore del parco, Delorenzo, a sottoscrivere il nulla osta in questione, a dicembre del 2019, per sbloccare il saldo del finanziamento da 70mila euro sui lavori di dissodamento dei terreni della nascente impresa Pantone.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, però, i lavori in questione non sarebbero stati iniziati ad aprile del 2019 e poi conclusi a gennaio del 2020, come attestato in seguito anche all’agenzia per le erogazioni comunitarie in agricoltura dal dottore forestale Satriano . Ma ad aprile del 2017 sarebbero stati già belli che finiti. Una circostanza di cui Satriano sarebbe stato ben consapevole, così come Fasanella, Pantone, Mallia e persino Delorenzo.
Di qui l’accusa di falso ideologico per il direttore del Parco in quanto firmatario del nulla osta (in concorso con Mallia e Pantone in qualità di istigatori), e di truffa aggravata per tutti e 5.
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