L’auto di Salvatore Laspagnoletta danneggiata dopo gli scontri di Vaglio durante i quali ha perso la vita Fabio Tucciariello
3 minuti per la letturaPOTENZA – Via gli arresti domiciliari, convertiti in un blando obbligo di dimora a Melfi. Resta ancora da esaminare, però, la consulenza del pm che lo ha scagionato. Nei prossimi giorni, quindi, potrebbe venir meno anche l’ultima misura restrittiva in vigore.
E’ arrivata ieri mattina la decisione del gip Lucio Setola sull’istanza presentata nei giorni scorsi dal 30enne melfitano Salvatore Laspagnoletta, agli arresti da fine gennaio per la morte del 36enne di Rionero, Fabio Tucciariello.
Il gip ha detto sì alla richiesta del difensore di Laspagnoletta, Gerardo Di Ciommo. Ma nell’ordinanza con cui ha disposto l’obbligo di dimora nel suo luogo di residenza (stessa misura tuttora in vigore per 25 ultras del Rionero fermati con cui dopo il fattaccio) avrebbe evidenziato di non avere ancora contezza delle conclusioni della consulenza disposta dalla procura di Potenza sull’accaduto. Col 30enne melfitano che mentre era in viaggio con altri tifosi gialloverdi al seguito della loro squadra del cuore si è visto assalito da una quarantina di ultras del Rionero. Quindi ha investito e ucciso Tucciariello, ferendo in maniera grave anche un compagno di quest’ultimo.
La speranza, insomma, è che una volta acclarato quanto sostiene il consulente scelto dai pm possa aprirsi la strada non solo al completo ritorno in libertà di Laspagnoletta, ma anche al ritiro delle accuse di omicidio volontario e lesioni nei suoi confronti.
«Non vi sono elementi che permettano di individuare la volontà cosciente del conducente dell’autovettura di arrecare danno ad altri utenti della strada». Questo uno dei passaggi più significativi dell’elaborato dell’ingegnere Gianluca Cuomo, per cui anche un’inversione di marcia per evitare i «potenziali assalitori» schieratisi su tutta l’ampiezza della strada da parte di Laspagnoletta avrebbe «comunque probabilmente messo a repentaglio l’incolumità dei tre occupanti del veicolo».
La consulenza esclude, in particolare, che il 30enne dopo aver subito l’assalto dei tifosi melfitani si fosse voluto vendicare lanciandosi contro di loro con la sua Punto.
«A parere di chi scrive – sostiene Cuomo -, non sussistono gli elementi per affermare che l’investimento sia frutto di una manovra deliberata e volontaria da parte del conducente in ragione del fatto che non vi sono elementi che possano riferire di una improvvisa azione di sterzatura verso il gruppo di persone, ovvero di une violenta accelerazione finalizzata ad impattare lo stesso con maggiore veemenza».
Quanto alle condizioni dell’auto di Laspagnoletta, Cuomo evidenzia che «si è in presenza di chiarissimi segni di aggressione alla vettura e degli occupanti da parte di soggetti esterni, caratterizzata da almeno una decina di colpi inferti con media ed elevata violenza».
«In aggiunta – prosegue -, il particolare andamento dei danni, permette di affermare, con ragionevole certezza, che all’atto della ricezione dei colpi, la vettura procedesse a velocità non particolarmente elevata atteso che i segni sono ben concentrati (…) A ciò si aggiunga che sulla portiera posteriore destra sembrano essere presenti i segni di una pedata-colpo difficilmente sferrabile su una macchina in velocità».
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