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POTENZA – Undici anni di reclusione per il capo, il 50enne Maurizio Finzi, 7 per il 48enne Francesco Triani, più 6 per il 56enne Giuseppe Fontini. Sono queste le condanne decise, ieri sera, nel processo ai presunti “eredi” dei giri di cocaina a Potenza e dintorni un tempo gestiti dai “basilischi” di Antonio Cossidenti e soci. Il collegio, presieduto da Rosario Baglioni, ha assolto gli altri 5 imputati, per cui il pm antimafia, Laura Triassi, aveva chiesto condanne tra 1 anno e 8 mesi e 8 anni di reclusione.

Confermata, quindi, l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ma soltanto per Finzi e Triani. Cadute in prescrizione, poi, una serie di contestazioni legate a singoli episodi di cessione di stupefacenti.

I fatti risalgono al periodo tra il 2010 e il 2011 quando Cossidente e uno dei suoi presunti luogotententi, Savino Giannizzari, hanno iniziato a collaborare con la giustizia puntando il dito su Finzi e il 48enne Francesco Triani.

Maurizio Finzi

Da qui è partita l’indagine dei carabinieri del comando provinciale. Stando a quanto ricostruito la piazza dello spaccio nel capoluogo sarebbe rimasta per un po’ “terra di nessuno”, dopo l’arresto e il pentimento, sempre nel 2010, del boss dei basilischi Antonio Cossidente e di Savino Giannizzari, considerato uno dei suoi luogotenenti.

A fiutare l’affare a quanto emerso dall’inchiesta coordinata dal pm Francesco Basentini sarebbe stato Maurizio Finzi – nell’ambiente conosciuto con il soprannome di Jack Daniel’s perché amante di quella marca di whisky – che, dopo essere entrato in contatto con alcuni fornitori di Terzigno (in provincia di Napoli) – avrebbe pensato di prendere in mano le redini del traffico di droga in città. Una collaborazione, quella tra il gruppo campano e quello lucano, che secondo gli investigatori sarebbe cominciata in carcere.

Braccio destro di Finzi sarebbe stato Francesco Triani, col compito di vendere la cocaina a quei clienti abituali rimasti orfani di Cossidente. Per Finzi, Triani e i loro presunti fornitori campani a gennaio del 2014 erano scattati gli arresti per traffico di ingenti quantità di cocaina.

Francesco Triani

Per altri, invece, il gip non aveva ravvisato le esigenze cautelari, inclusi tre degli otto per cui ieri mattina il pm ha chiesto le condanne (Giuseppe Fontini, Gianfranco Gallicano e Anastasio Pane).

In totale gli investigatori, al comando di Antonio Milone e Francesco Mandia, hanno accertato oltre un centinaio di episodi di spaccio che sarebbero avvenuti sotto casa dei clienti, come pure all’obitorio dell’ospedale San Carlo di Potenza, un luogo scelto evidentemente per la sua riservatezza. In qualche caso, però, le cessioni sarebbero avvenute anche in un bar poco lontano dagli uffici della Provincia, nella centralissima piazza Mario Pagano, dal momento che la coca sarebbe stata destinata al collaboratore di un politico.

Giuseppe Fontini

La droga, venduta nel capoluogo a 120 euro al grammo, veniva acquistata in grossi quantitativi a Terzigno. A fare il carico, ogni dieci giorni, era Finzi in persona che in alcuni casi pagava la merce subito e in altri attraverso vaglia veloci – diciotto quelli documentati nel periodo compreso tra l’aprile del 2010 e il febbraio del 2011 – a parziale saldo o in alcuni casi come acconto per le prossime partite di coca da prelevare. Una volta che la droga arrivava a Potenza, poi, veniva data a Francesco Triani e altri che si occupavano di rivenderla, anche a credito, salvo poi minacciare chi non rientrava del debito nei tempi concordati (di qui l’accusa di estorsione). Tra gli elementi a carico degli imputati ci sono diverse intercettazioni telefoniche e ambientali.

In una di queste, secondo gli investigatori, si sentirebbe in maniera chiara Finzi mentre si vanta della «sua esperienza nel campo degli stupefacenti, specificando che era solito saggiare personalmente la cocaina prima di immetterla sul mercato e che esercitava il narcotraffico da circa 2 anni e mezzo». A maggio del 2011 il 50enne potentino era stato anche arrestato, mentre rientrava da Terzigno perché trovato in possesso di 50 grammi di cocaina, e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Ma avrebbe ripreso la sua attività come se nulla fosse, pur sapendo che «era stato cantato da qualche suo conoscente».

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