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Rionero, il gip concede l’obbligo di firma a Colangelo e il divieto di dimora a Di Lucchio: interrogati, hanno fatto ammissioni sull’imprenditore Aiuola, che gestiva il cimitero


POTENZA – L’imprenditore Emilio Aiuola resta in carcere, e sua figlia Carmela interdetta dalle attività aziendali. Mentre l’architetto Lorenzo Di Lucchio e Amedeo Colangelo, dirigente e funzionario dell’ufficio Vivibilità del Comune di Rionero, possono lasciare gli arresti domiciliari.
E’ quanto ha deciso il gip Lucio Setola sulle istanze presentate dai legali di quattro dei sette destinatari dell’ordinanza di misure cautelari eseguita la scorsa settimana nell’ambito delle indagini sulla gestione del cimitero comunale del centro del Vulture e una serie di affidamenti diretti, prorogati per anni, alle società riconducibili alla famiglia Aiuola (LEGGI LA NOTIZIA).
Il giudice ha preso atto delle ammissioni fatte durante l’interrogatorio di garanzia da Colangelo, assistito dall’avvocato Giuseppe Colucci. In particolare sul carattere “fittizio” che avrebbe avuto l’intestazione alla figlia di Aiuola di una società destinataria di una serie di affidamenti da parte del Comune, e delle motivazioni di alcune proroghe di quegli affidamenti.
Nell’ordinanza appena emessa, però, si dà atto anche della «parziale sovrapposizione» delle accuse alla base della misura cautelare spiccata nei confronti di Colangelo con quelle per cui è già a processo assieme alla vecchia giunta comunale, guidata dall’ex deputato Antonio Placido. Come pure del tentativo di «scaricare le responsabilità» per quanto emerso su «funzionari minori»  del Comune come Vincenzo Zucale.
 Di qui la sostituzione dei domiciliari con un obbligo di dimora a Rionero.
Stesso discorso per Di Lucchio, assistito dall’avvocato Antonio Murano, che avrebbe ammesso, «tra le altre cose», le «coperture» di cui avrebbe potuto usufruire Aiuola in Comune, «tanto che vari dipendenti, tra cui Zucale e la polizia municipale», si sarebbero di procedere nei suoi confronti per alcune irregolarità nelle sue operazioni che erano segnalate. D’altra parte, infatti, il gip evidenzia che lo stesso Di Lucchio avrebbe comunque tentato di coprire «altri esponenti dell’ente comunale», e ha negato «di aver avuto un ruolo attivo nella falsificazione dei registi cimiteriali e nella soppressione delle salme». Quindi in luogo degli arresti domiciliari, anche in considerazione del «ruolo di maggiore rilievo dallo stesso rivestito», gli impone il divieto di dimora in città.
Lapidario il rigetto dell’istanza presentata da Carmela Aiuola, che nell’interrogatorio di garanzia si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere, e non avrebbe nemmeno segnalato particolari motivi per revocare l’interdizione disposta nei suoi confronti.
Il gip, invece, si è voluto soffermare sull’istanza del padre, Emilio Aiuola, che si è avvalso a sua volta della facoltà di non rispondere ma ha evidenziato non avere più rapporti con la pubblica amministrazione.
«Aiuola – scrive il magistrato – ha goduto per molti anni delle coperture fornite non solo dai coindagati ma anche da altri soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione (tra cui possono richiamarsi, tra i tanti, Vincenzo Di Toro, funzionario del Comune, e Luigi Di Toro, prima assessore e poi sindaco del Comune, Vincenzo Zucale, già responsabile di settore, e Donato Caposicco, funzionario del Comune) vantandosi di aver ottenuto l’aggiudicazione di appalti proprio grazie alle indicazioni ricevute dagli stessi».
Per questo sarebbe «chiaramente distorsivo dei fatti e riduttivo» collegare il pericolo che ripeta condotte come quelle già incriminate, per falso e corruzione, «al solo contratto di gestione dei servizi cimiteriali». Tanto più se si considera che «la perdita dell’appalto richiamato è la mera conseguenza delle indagini in questione (in mancanza delle quali Aiuola avrebbe di certo ottenuto il rinnovo del contratto avendo collegamenti diretti, indiretti e/o corruttivi con tutti e tre i componenti della commissione)».
Oltre i 4 per cui il gip si è pronunciato, restano sottoposti a misura cautelare anche altri 2 funzionari del Comune di Rionero, Angelo Napolitano (in carcere) e Nicola Cratere (ai domiciliari), che per ora non hanno presentato istanza di liberazione.
l.a.

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