Il tribunale di Potenza
3 minuti per la letturaAccolte le richieste del pm per i maltrattamenti alla scuola dell’infanzia. Il difensore: «E’ un’ingiustizia. Andavano assolte per abuso dei mezzi di correzione»
POTENZA – Il Tribunale di Potenza ha condannato a quattro anni di reclusione Nicoletta Bove, e a due anni Donata Parisi (con pena sospesa), le due maestre imputate per maltrattamenti su minori in una scuola dell’infanzia di Atella.
La vicenda risale al 2015 quando alcuni genitori, preoccupati per l’atteggiamento dei loro figli, hanno informato le forze dell’ordine, dando così il via alle indagini che hanno portato alla luce i maltrattamenti su alcuni bambini e all’arresto delle maestre.
Secondo l’accusa, che aveva chiesto due anni di reclusione per Parisi e quattro anni e otto mesi più cinque di interdizione dai pubblici uffici per Bove, le due donne avrebbero sottoposto a violenze e vessazioni bimbi di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Non banali rimproveri, ma vere e proprie sopraffazioni. Abusi capaci di segnare i bambini che a casa avrebbero iniziati a mostrare strani cambiamenti di umore. Prima di confidarsi con le famiglie e rivelare cosa accadeva in classe con le due maestre.
«E’ una sentenza importante. Era molto attesa, per i tempi lunghi e per i danni subiti dai bambini». Ha dichiarato in una nota il difensore delle parti offese Giulio Canobbio, e direttore del comitato scientifico de “La via dei colori”, l’associazione che ha seguito quattro famiglie. «Possiamo dire che sia congrua in confronto a casi precedenti, in linea con pene più severe, che vuol dire più giuste. Oltre che nella pena, il valore della sentenza è nelle provvisionali che non sono alte ma sono state concesse indistintamente alle parti: padre, madre e bambino», ha concluso Canobbio.
«Non abbiamo vinto noi, ha vinto la verità, hanno vinto i nostri bambini – sono le parole di una mamma riferite da “La via dei colori” – io come madre sentivo di aver vinto già quando ho portato mia figlia fuori da quella classe, io la verità la conoscevo, ce l’avevo sotto gli occhi. Ma la verità deve essere accertata in Tribunale e oggi questo è stato fatto (…) Sono stati tre anni di guerra, con tutti quelli che non credevano e ci attaccavano, ma i bambini non mentono e oggi è una rivalsa anche sociale».
«Ci sentivamo soli – ha aggiunto un papà – a volte ho pensato di abbandonare tutto e tutti, in questa terra omertosa. Ma l’immagine di mia figlia con il fazzoletto in bocca e le lacrime mi hanno dato la forza di proseguire».
Parla di un’«ingiustizia», invece, il difensore di Parisi, l’avvocato Antonio Murano che aveva chiesto l’assoluzione.
«Sussistevano tutti i presupposti – ha spiegato il legale – per la derubricazione del reato di abuso di mezzi di correzione, per il quale gli imputati dovevano essere assolti perché il fatto non costituisce reato, non sussistendo nella fattispecie il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, circostanza questa che può esser considerata una condizione obiettiva di punibilità».
Quindi ha annunciato il ricorso in appello dopo il deposito delle motivazioni.
Sulla pronuncia del giudice Federico Sergi, ieri è intervenuta anche la la deputata e leader di Forza Italia Giovani Annagrazia Calabria annunciando che oggi approderà nell’aula della Camera una sua proposta «sulla videosorveglianza negli asili nido, nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili».
«Mi auguro perciò che su questo testo si registri la più ampia convergenza possibile – ha proseguito la deputata –: si tratta di una norma di civiltà non più rimandabile».
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